Il suono della sveglia sembra entrarmi nel cervello.
«Distruggila, falla in mille pezzi, lanciala dal balcone, ma fai smettere di suonare quella cazzo di sveglia...» La voce roca e assonnata di Harry mi fa spostare dalla mia comoda posizione nel letto.
A fatica apro gli occhi alla ricerca dell'aggeggio infernale, che non smette di emettere quel suono martellante. La trovo dopo alcuni tentativi e riesco finalmente a spegnerla.
«Adesso torna qui» dice ancora lui, alzando solo un braccio invitandomi a raggiungerlo. Sgattaiolo fino a lui, gli passo un braccio sotto al collo, e mi stringo al suo corpo godendo degli ultimi minuti di tranquillità.
Siamo tornati ieri sera tardi da New York, dove abbiamo trascorso un meraviglioso fine settimana. Dopo le prime dodici ore, che abbiamo passato rigorosamente a letto - come mi aveva promesso appena arrivati - abbiamo girovagato per la città senza una meta precisa, abbiamo cenato in un ristorante molto carino e abbiamo immortalato ogni momento, esattamente come avrebbero fatto due adolescenti alla prima cotta. Non credo di aver mai fatto tante foto come in questi due giorni, ogni scusa era buona per prendere in mano il cellulare e fermare l'attimo.
È una frase che Harry ha ripetuto spesso in queste ultime quarantotto ore e io mi sono prestata ad ogni sua singola richiesta. Ho voluto dedicarmi completamente a lui in questi due giorni perché oggi deve necessariamente tornare a lavorare - anche se dice che non ne ha nessuna voglia - mentre io potrei andare da Harvey per un nuovo lavoro.
In realtà c'è una piccola cosa che mi frulla per la testa, ma sono ancora indecisa se portarla a termine oppure no.
«Si sente che siamo tornati a Boston... I tuoi neuroni hanno ripreso l'attività a pieno ritmo» dice lui con voce stanca, ma decisamente divertito, dal momento che mi sta prendendo in giro.
«Harry?» Lo richiamo per comunicargli lo stupido pensiero che mi è appena venuto in mente.
Lui si volta lentamente su un fianco e vederlo la mattina appena sveglio mentre mi sorride, mi fa credere che il paradiso esiste. «Che c'è adesso, Stewart?» mi domanda, portando le sue dita a spostare qualche ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.
«Stavo pensando che, se arrivassi in ufficio insieme a mia sorella, l'oca bionda potrebbe pensare che avete passato la notte insieme...» Lui sorride, ancora più divertito di poco fa.
«Beh... Non sarebbe un'ipotesi del tutto sbagliata, dato che Rebekah ha dormito nella sua stanza, proprio accanto alla tua» dice ancora con lo stesso sorriso.
«Sì, ma si farebbe un'idea comunque sbagliata» gli dico con un pizzico di fastidio nella voce, sperando che lui non l'abbia colto.
«Proprio non ti va giù, Carol, eh?» mi punzecchia, mentre la sua mano scende lentamente per arrestare la sua corsa sul mio fianco.
«Carol? Non ti ricordi mai un nome e sai che quella si chiama Carol?» Non avrei voluto risultare così acida, ma non ho potuto trattenermi al pensiero che Harry conosca il suo nome.
«Sei gelosa...» mi dice, senza chiedermelo realmente. La sua è una semplice constatazione ed è anche la verità.
«Certo che lo sono» gli dico, mettendomi a cavalcioni su di lui «adesso che ti ho trovato non ho nessuna intenzione di perderti» ammetto con grande sincerità, usando un tono piuttosto basso.
«Potrei abituarmi a questa versione di te così dolce...» mi mette le mani sui fianchi, appena al di sotto della maglietta.
«E io potrei abituarmi a svegliarmi in questo letto insieme a te...» mi abbasso per baciarlo e stringermi a lui.
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The beginning
RomanceHarry e Chloe. Lui deluso dalla vita, lei con un immenso dolore nel cuore. Lui pensa solo a divertirsi, lei cerca di ritrovare la speranza. In un susseguirsi continuo di ammissioni e negazioni, rivelazioni e trascorsi burrascosi, Harry e Chloe riusc...