60. Capelli bianchi

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Sirius P.O.V:

Non potevo crederci. L'avevo appena trovata e ora rischiavo di perderla. 

Percorsi di corsa i corridoi del castello fino all'infermiera, tra le mie braccia si trovava Nike, ancora incosciente. La ragazza giaceva immobile, mossa solo dai miei passi affrettati; il viso era appoggiato leggermente alla mia spalla destra e il suo corpo era leggero, come se si trattasse solo di un involucro. La pelle del viso, sotto il rosso del sangue che era fuoriuscito dagli infiniti e sottili tagli che le aveva provocato l'incantesimo usato dal Corvonero poco prima, non era più candida, ma bianca come quella di un fantasma. Solo il suo petto si alzava ed abbassava velocemente, come se non riuscisse a prendere abbastanza aria per riempire completamente i polmoni. Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa pensare, l'unica cosa che importava in quel momento era raggiungere Madama Chips il prima possibile. 

Quando finalmente raggiunsi l'Infermeria della scuola, mi precipitai verso il primo letto libero e vi appoggiai delicatamente il corpo di Nike; passarono solo pochi secondi e Madama Chips corse verso di noi. La donna non pronunciò parola, non accennò nemmeno a mandarmi via della stanza per lasciarle spazio. Estrasse la bacchetta e iniziò a passare la punta vicino alle piccole ferite presenti sul collo e sul viso della Serpeverde, così da guarirle velocemente; passò su ognuna di esse più volte per essere certa che tutto fosse a posto. Non avevo ancora alzato gli occhi dal corpo inerte della ragazza, troppo preoccupato anche solo per pensare di muove un muscolo, ma quando il mio sguardo si spostò appena verso il viso della guaritrice, lessi qualcosa che non mi sarei mai aspettato: sembrava che la strega stesse aspettando quella visita, certa che qualcosa sarebbe accaduto, ma con l'unica incognita di quando.

Avrei voluto chiedere a Madama Chips cosa fosse accaduto, come mai Nike non si fosse ancora svegliata nonostante i tagli ormai fossero spariti; avrei voluto urlare, ma la mia lingua era come incollata al palato, inutilizzabile. Era come se qualcuno mi avesse lanciato un Petrificus Totalus, non avevo più alcun controllo sul mio corpo.  Mosso dalla rabbia, avrei voluto alzarmi dalla sedia, su cui mi ero seduto senza nemmeno accorgermene, per trovare il ragazzo che l'aveva ridotta in quello stato e far finire anche lui in Infermeria, ma non avevo il coraggio di allontanarmi da lei. Sentivo qualcosa dentro di me, una voce che mi diceva che, se solo avessi chiuso gli occhi per più di qualche istante, lei sarebbe scomparsa e l'avrei persa per sempre. 

Una volta che tutte le ferite furono guarite, Madama Chips rimise via la bacchetta e corse di nuovo verso il suo ufficio per uscirvi dopo qualche minuto con in mano una bottiglia di vetro scura. Con più lentezza tornò accanto al corpo di Nike, scrutandole il viso con attenzione, poi le avvicinò la bottiglia alle labbra leggermente aperte e le somministrò una pozione di colore blu scuro e, finalmente, vidi il respiro della ragazza rallentare e tornare calmo, poi semplicemente fu come se si addormentasse.

Rimasi per non so quanto tempo accanto al suo letto, sentivo gente entrare ed uscire dalla stanza, ma non riconoscevo le loro voci o i loro visi, perchè l'unico che riuscivo a guardare era quello di Nike. Le ore passavano e nulla cambiava, il sole scese oltre le colline e la luna ne prese il posto in cielo assieme alle sue compagne stelle. Passai la notte in Infermeria, ignorando ogni lamentela dell'Infermiera e di James, il quale era venuto a pregarmi più volte di tornare al dormitorio con lui per la notte. Ma tutto era inutile, avrebbero dovuto portarmi via di peso da quella sedia e, anche in quel caso, avrei lottato con tutte le mie forze per restare.

Nulla poteva allontanarmi da lei. 

Regulus P.O.V:

Ero appena rientrato nella Sala Comune, dopo aver passato quasi tutto il pomeriggio in biblioteca a studiare, quando sentii per caso Sera e Susan parlare sommessamente tra di loro. Cercando di non farmi notare, alzai appena lo sguardo verso di loro e notai che i loro volti erano pallidi, espressioni preoccupate erano facilmente leggibili su di essi e le fiamme del fuoco nel camino, poco distante dal divano su cui si trovavano, illuminavano i loro lineamenti facendoli apparire ancora più stanchi. 

Imperius [Sirius Black v.s. Regulus Black/OC] - Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora