67. Ritorno

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-Credo mi abbia trovata. -

Tutti gli occhi furono su di me. Il silenzio era totale, tanto che era possibile udire i ceppi di legno nel camino lamentarsi per il fuoco che li lambiva, riducendoli in carbone e cenere lentamente. Io ero immobile, come sotto l'influenza dell'incantesimo Pietrificus, non riuscivo nemmeno a muovere un dito e anche solo respirare mi era difficile.

Le lancette dell'orologio a pendolo sulla parete dietro di me, si muovevano lentamente e pesanti. Mio padre fu il primo a riprendersi: si alzò in piedi e fece alcuni passi verso il divano su cui mi trovavo, venendo ad inginocchiarsi davanti a me. Quando appoggiò una mano sul mio ginocchio per un istante non avvertii nulla, poi il calore di quel tocco mi riportò alla realtà. Sbattei le palpebre più volte, cercando di controllare il battito forsennato del mio cuore, che sembrava volermi uscire dal petto dopo la realizzazione avuta.

Quell'uomo affascinante e misterioso nel mio sogno era Tom Riddle, Lord Voledmort. In qualche modo era riuscito a superare le mie difese, così da poter manovrare i miei sogni per venire a conoscenza del mio nome.

-Cosa intendi, Nike?- chiese mio padre, guardandomi dritto negli occhi. La sua voce era bassa, ma intrisa di preoccupazione.

Senza pensarci due volte raccontai del sogno che avevo fatto tempo prima e dei vari tentativi che pensavo Riddle avesse fatto per mettersi in contatto con me. Ora il puzzle era completo, non vi erano più dubbi. Ogni volta che avevo creduto fosse stata la me d'acqua ad osservarmi, a cercare di penetrare le mie difese, in realtà si era trattato del mago oscuro che stava portando il mondo magico alla guerra. Quando terminai di raccontare, esposi anche la teoria che lentamente si era formata nella mia mente: nei momenti in cui il mio potere aveva cercato di  tornare alla luce, le mie difese magiche si erano abbassate, lasciando uno spiraglio a Lord Voldemort.  Pronunciate quelle parole, uno sguardo colpevole si disegnò sui volti dei miei genitori. Ero certa si stessero incolpando per la decisione presa diciassette anni prima.

-Dalla tua descrizione, - intervenne mia nonna, dopo il lungo momento di silenzio che era seguito alle mie parole, - potrebbe essere lui... and even your supposition is possibile...-

Come temevo. Fu l'unica cosa che riuscii a pensare, mentre un brivido di paura mi scuoteva il corpo.

Sussultai sentendo le braccia di mio padre avvolgermi, così da stringermi in un forte abbraccio. Ero persa, non sapevo cosa pensare, non sapevo come reagire. Tutto era grigio intorno a me. Non vi era alcuna luce che sembrava indicarmi la strada da seguire. Nascosi il viso tra le pieghe della camicia di Edward, mentre la sua colonia mi riportava alla mia infanzia, cercai di respirare affondo per evitare che le lacrime, che sentivo crescere agli angoli dei miei occhi, iniziassero a scendere.

-Nike, dear, - mi chiamò gentilmente mia nonna, alzai appena lo sguardo verso di lei, - conosco a spell that can be usefull... mi permetterebbe di capire cosa è riuscito a ricavare davvero dai tuoi pensieri. Visto come si è interrotto il tuo dream, it can be possible that le tue difese non fossero cadute del tutto e che tu sia riuscita a respingerlo, somehow.-

Annuii lentamente, mentre una leggera fiamma di speranza si accendeva in me. Era debole, inafferrabile, ma c'era. 

-Come here, dearie.- mi disse, facendo un segno verso la poltrona accanto alla sua.

Mi staccai dall'abbraccio di mio padre con fatica, sentendomi la sicurezza di quel gesto lasciarmi immediatamente. Mi alzai e feci un passo, senza rendermi conto persi l'equilibrio e fu Adon ad afferrarmi prima che potessi cadere. Alzai lo sguardo verso di lui e vidi il suo viso contratto, leggere rughe si erano formate tra le folte sopracciglia, i suoi occhi mi guardavano con fare determinato.

Imperius [Sirius Black v.s. Regulus Black/OC] - Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora