66. Italia

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Un leggero cinguettio mi svegliò quella mattina; stiracchiai i muscoli delle gambe e della schiena, intorpiditi dal cambio di letto dopo mesi che dormivo in quello del mio Dormitorio ad Hogwarts. Aprii lentamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre per abituarmi alla luce dei raggi del sole che entrava nella camera con forza. Rotolai su un fianco, tirandomi le coperte fin sopra alla testa, senza avere la minima voglia di alzarmi. La sera precedente io e Adon eravamo arrivati nella nostra casa nel nord Italia e, dopo una leggera cena, ero giusto riuscita a sistemare il baule pieno di libri prima di addormentarmi nel mio letto, stanca dal lungo viaggio fatto. Una parte di me non voleva altro che alzarsi dal letto, visto che entro quella giornata avrei finalmente saputo la verità sul mio potere, ma l'altra voleva rimanere all'oscuro di tutto, nascosta in quella stanza per il resto delle vacanze e senza dover pensare ad altro che al canto degli uccellini che salutavano l'arrivo della primavera.

Senza accorgermene mi riaddormentai, purtroppo però il mio sonno non durò molto e finii con il risvegliarmi di soprassalto, sentendo un forte "crack" non molto distante da me. Emersi appena dalle coperte, così da poter vedere chi si fosse smaterializzato in camera mia, e vidi gli occhi tondi e grandi di Irho, uno degli elfi-domestici della mia famiglia.

-Irho è dispiaciuto di aver svegliato la signorina Nike, ma la signora Demetra l'attende al piano di sotto per il pranzo. - disse con voce squillante la creatura.

-Grazie Irho, - dissi, rassegnandomi al fatto che dovessi alzarmi e cercando di nascondere uno sbadiglio, - aspetta... pranzo?!-

Non mi ero accorta di aver dormito per così tanto, almeno non fino a quando non sentii il mio stomaco brontolare arrabbiato per aver saltato la colazione.

-Sì, signorina Nike.- rispose l'elfo, schioccando le dita e facendo aprire le tende che coprivano la finestra della mia stanza, illuminandola a giorno, - La signora Demetra mi ha chiesto di non svegliarla per la colazione, la Signora Demetra credeva che la signorina Nike fosse troppo stanca e avesse bisogno di riposare. Così Irho non l'ha svegliata...-

Osservai ancora assonnata la piccola creatura, notando che avesse frainteso il mio tono sorpreso con uno di rimprovero. Così, sapendo quanto gli elfi domestici potessero essere suscettibili, mi affrettai a rassicurarlo.

-Hai fatto bene, Irho, - gli dissi, sorridendo, - non preoccuparti. Ero solo sorpresa dal scoprire che ore fossero. Di a mia madre che tempo di sciacquarmi la faccia e vestirmi, e sarò in sala da pranzo.-

Le mie parole sembrarono aver tranquillizzato il piccolo elfo che, dopo un leggero sorriso e un piccolo inchino, si smaterializzò nuovamente.

Feci scivolare le gambe fuori dalla coperta e immediatamente sentii piccoli brividi salirmi lungo il corpo a causa della differenza di temperatura. Pigramente appoggiai i piedi sul pavimento di pietra e, dopo una leggera spinta, mi alzai per dirigermi verso il mio armadio da cui tirai fuori un paio di jeans neri, una canotta dello stesso colore e un maglione corto di colore verde scuro. Trascinando i piedi e continuando a pensare a quanto desiderassi tornare nel mio letto, mi diressi nel bagno della mia camera per lavarmi e cambiarmi.

Quando fui pronta tornai in camera e mi avvicinai alla finestra, aprendone le imposte per far cambiare aria. Venni accolta da una leggera brezza mattutina, che mi fece scompigliare i capelli, e dai caldi raggi solari che accarezzarono la mia pelle. Un'improvvisa folata di vento mi fece andare davanti al volto alcuni dei miei ricci bianchi e non potei far altro che prenderne una ciocca tra le dita per osservarla, come continuavo a fare da quando il rosso era sparito da essi. Non potevo farne a meno. Vedere quel colore mi appariva ancora strano, anche se con il passare del tempo stavo imparando a non odiarlo più, lo sentivo sempre più mio e, alcune volte, mi trovavo a pensare che sarebbe stato bello averli così fin da piccola. Spostai la ciocca oltre il capo, raccogliendo insieme ad essa tutta la massa di capelli e legandola in uno chignon basso e molto precario. Alzai lo sguardo verso il giardino che si estendeva intorno alla villa di famiglia e mi persi ad osservare le sue meraviglie. Era diviso in diverse aiuole, di dimensioni e forme disparate, i contorno dei prati erano delineati da piante magiche e normali. Al centro delle recinzioni più grandi si ergevano alti alberi secolari che iniziavano a ributtare fuori le gemme, pronti a riempirsi di foglie e fiori nei mesi successivi. All'inizio di ogni vialetto vi erano delle statue, più o meno imponenti. A distanze precise erano state poste diverse panchine di pietra per permettere di godersi le giornate di sole all'esterno e tra la natura. Fin da piccola mi era sempre piaciuto passeggiare tra i giardini, arrampicarmi sugli alberi più alti e sparire per ore, almeno fino a quando mia madre non mi urlava di rientrare in casa perchè si era fatto tardi. D'estate si potevano spesso vedere scoiattoli correre tra i prati e i rami degli alberi, uccelli dai più disparati colori volare lenti, o farsi bagni rinfrescanti nelle tre fontane che adornavano le aiuole più grandi.

Imperius [Sirius Black v.s. Regulus Black/OC] - Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora