A Portway, Carolina del Sud, poco più di ottomila abitanti, i luoghi da frequentare erano due: la spiaggia affacciata sull'oceano e il luna park.
<<È di questo che abbiamo bisogno, amore>> continuava a ripetere Bruce, mio padre, mentre guidava <<di un po' di pace. E sarà un'estate bellissima, vedrai.>>
Annuivo con la testa, senza rispondere, mentre mangiavo ciò che restava delle mie unghie.
Stavo lasciando amiche e amici, una città piena di vita - Washington- e una storia mai iniziata con il ragazzo più bello del liceo, Dustin. Ero innamorata di lui ma lui era innamorato di se stesso e delle altre ragazze: un classico, come mi aveva ripetuto all'infinito Sue, la mia migliore amica. Sì, stavo lasciando anche lei. Avrei lasciato tutti, proprio tutto, questa volta. Mio padre, avvocato presso uno dei più grandi e importanti studi legali di Washington, si era appena separato da mia madre, che invece lavorava come come penalista, e aveva deciso di trascorre le vacanze estive a Portway, in Carolina del Sud. Io sarei dovuta rimanere con lui per tutti e tre i mesi, anche se non ero davvero costretta. Era la decisione che avevamo preso durante quelli che per la nostra piccola famiglia erano stati i giorni più difficili. Avevo scelto di restare accanto a lui perché...<<Ci siamo, eccola>> disse mio padre rallentando e distogliendo la mia attenzione da quei pensieri. Io mi sporsi in avanti e la vidi. La villa in cui avrei trascorso l'estate dopo il diploma.
Nessuna vacanza con le amiche, no. Eppure tutti mi avevano raccontato che quella sarebbe stata una delle estati più belle di sempre se non addirittura la più bella. E io dov'ero? Dove sarai rimasta durante quei giorni bollenti? In una piccola cittadina della Carolina insieme a mio padre, che -è vero- era un figo, sì, ma era pur sempre mio padre. Soprattutto, a spaventarmi era il fatto che a Portway non conoscessi nessuno. Proprio nessuno.
<<Ci siamo>> disse. Si fermò, spense il motore e scendemmo dalla Porsche-ultimo-modello che aveva acquistato di recente.
Già, mio padre era anche ricco. Ricco da morire. Di conseguenza, anche io lo ero. Non era mai stato strano però, per me. Da sempre, mia madre Katherine - per tutti Kate - mi aveva iscritta a scuole, corsi, centri di svago o vacanza per altra gente ricca e così... per me la ricchezza era la normalità.
Ci ero nata, in quel mondo.<<Sembra davvero... tranquillo>> disse, passandosi una mano tra i capelli lunghi e mossi. Ecco, mio padre somigliava a Bradley Cooper. Senza scherzare, eh. Le mie amiche lo avevano visto poche volte e ne erano rimaste folgorate. Ero felice, più di quanto non fossi mai riuscita ad ammettere, di avere un papà così; e sapere che il suo cuore si era appena spezzato mi rendeva triste.
Ecco perché avevo scelto di trascorrere quei mesi con lui.
<<Avanti, andiamo a vedere com'è.>>
Così aprii la portiera e scesi. Il mio viso, senza un filo di trucco e stanco per le ore di viaggio, fu investito immediatamente da un'ondata di aria calda e profumata.
Mio padre mi raggiunse e aprì il piccolo cancello bianco tramite un telecomando. Di fronte a noi si materializzò un viale d'ingresso così lungo che impiegammo un po' a realizzare che per attraversarlo tutto saremmo dovuti salire nuovamente sull'auto. Così facemmo, e un paio di minuti dopo eravamo di nuovo fermi, ma questa volta all'interno di un parcheggio coperto da una grande tettoia su quello che doveva essere il lato posteriore della villa.
Attraversammo in fretta il bellissimo giardino che sembrava raccogliere in sé il profumo della terra e la salsedine trasportata dalla brezza marina. Entrambi, senza essercelo detto, desideravamo la stessa cosa: vedere l'oceano.
Non badammo ai dettagli eleganti, raffinati e costosi che ci circondavano. Non facemmo caso a nulla, se non ai nostri piedi che calpestavano l'erba mentre il sole ormai appena tiepido della Carolina si accingeva a tramontare. Camminammo intorno alla villa rendendoci conto che era davvero grande e alla fine, dopo diversi minuti, raggiungemmo la veranda.
Il mio respiro si fermò all'improvviso insieme al mio corpo. Rimasi paralizzata davanti alla bellezza di quel panorama e allora, dopo alcuni istanti, mi voltai a guardare mio padre. Sorrideva, e per un momento fui certa che fosse felice per avermi vista così; per aver riconosciuto -in quella frazione di secondo- lo stupore sul mio viso.
<<È straordinario, papà>> dissi, sorridendo anch'io, mentre osservavo il pendio che dalla nostra veranda si catapultava direttamente sull'oceano.
La vista, da lassù, era incredibile.
D'un tratto mi voltai e i miei occhi, ancora pieni d'azzurro, volarono verso una costruzione che si ergeva in lontananza.
La ruota panoramica.
Si stagliava contro il cielo in un'immagine bellissima, quasi surreale, avvolta dal rosso infuocato del tramonto.
Non potevo ancora sapere che ai piedi di quella ruota, di lì a poco, la mia vita sarebbe cambiata per sempre.
Mi chiamo Millie e questa è la mia storia.
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Una storia d'amore d'estate
RomanceMillie ha diciotto anni. È l'estate dopo il diploma: quella in cui si diventa grandi, dicono. Quella in cui si dovrebbe pensare soltanto a divertirsi, un attimo prima di entrare definitivamente nel mondo degli adulti. Ma per lei, che ha dovuto assi...