Dopo la colazione insieme a mio padre; dopo che lui ebbe modo di conoscere un po' più da vicino Jaydon.
Io e lui, soli sulla terrazza, poco dopo l'alba.
<<Non avresti dovuto rischiare tanto, Jay. Dico sul serio. Non ne vale la pena.>>
Lui scosse la testa, si passò una mano tra i capelli disordinati, poi mi guardò.
<<Ne vale la pena, invece.>>
Quelle parole. Quelle parole che uscivano una dopo l'altra dalla sua bocca, lentamente, scandendo gli istanti, eterni eppure brevi, troppo brevi per me, per le mie aspettative e per tutte le domande che mi portavo dentro.
<<Forse è tutto sbagliato, Jay. Forse dovremmo soltanto chiuderla qui, adesso, prima che sia tardi e prima che possa capitare qualcosa di grave. Non voglio che ...>>
Ma lui non mi lasciò terminare la frase. Appoggiò le mani sulle mie spalle, poi scese lungo le mie braccia. Mi strinse i polsi con dolcezza. Mi baciò.
Una volta, due, tre. Fino a che il suo respiro non divenne anche il mio. E allora non avevo altro da chiedere al tempo e a quell'alba.<<Mills!>> mi chiamò mio padre, dall'interno. Mi voltai verso la porta vetrata che conduceva alla terrazza dove ci trovavamo.
<<Dovrei andare a...>>
Jaydon sorrise.
<<No, no, non dovresti>> sussurrò sorridendomi.
Poi lasciò i miei polsi e io, dopo qualche istante, mi alzai.<<Mills!>> esclamò ancora lui. La voce proveniva dal piano inferiore. Guardai Jaydon. Si alzò, si avvicinò a me e mi baciò ancora una volta.
<<Aspetta>> disse, stringendo ancora una volta la mia mano, <<scendo con te. Devo andare, si è fatto tardi.>>
Scossi la testa, fingendomi arrabbiata.
<<No, non devi. Non...>><<Mills, c'è qualcuno per te!>>
Quando sentii quelle parole, avevo già quasi raggiunto il pianoterra della villa insieme a Jay, che non aveva più smesso di tenere la mia mano.
Ci eravamo baciati ancora, tra uno scalino e l'altro, e (avrei voluto fare l'amore con lui, in quel momento, sì, oh sì, proprio in quel preciso momento. L'avrei fatto anche su quelle scale, talmente sentivo di bruciare dentro, di desiderarlo) non avevamo mai smesso di ridere, di scherzare, di prenderci in giro, di giocare.
Come due adolescenti.
<<Mills, ci sono visite per te>> disse mio padre. E ormai ero a un passo da lui. Già lo vedevo, a dire il vero, voltato verso la porta d'ingresso della nostra villa. Io e Jay lo raggiungemmo. Mi resi conto soltanto in quel preciso istante, quando riuscii a capire con chi stesse parlando, di ciò che stava succedendo .
E allora il sangue mi si gelò nelle vene. Mio padre sorrideva perché non aveva idea di che cosa sarebbe potuto succedere di lì a poco.
Quando Jaydon alzò lo sguarò, seguii con i miei occhi la traiettoria che i suoi avevano disegnato e alla fine la vidi, immobile di fronte a mio padre, con lo sguardo incollato a me e Jaydon.
Betty.
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Una storia d'amore d'estate
RomanceMillie ha diciotto anni. È l'estate dopo il diploma: quella in cui si diventa grandi, dicono. Quella in cui si dovrebbe pensare soltanto a divertirsi, un attimo prima di entrare definitivamente nel mondo degli adulti. Ma per lei, che ha dovuto assi...