Perdere il respiro (una chiamata senza risposta)

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Il cinema si chiamava Diamond.

Sembrava vecchio, visto da fuori. Ero in anticipo, mio padre mi aveva accompagnata in auto. Avevamo cenato insieme e mi aveva raccontato di Rebecca e di sua figlia. Era stato bello perché in realtà era dalla sera precedente che non ci vedevamo.

Adesso, ferma di fronte alla sala, mi guardavo un po' intorno e un po' mi guardavo dentro.

Ritornai con il pensiero alla giornata trascorsa in spiaggia. La mattinata era stata bellissima, perché avevo avuto modo di trascorrere del tempo con Jaydon. Era stato dolce, attento, gentile. Mi era stato accanto, e avevo provato emozioni differenti, contrastanti ma profonde, intense, forti.

Poi però era intervenuta la realtà, Millie. E la realtà si chiamava Betty. Era alta, bionda, attraente. La capa delle cheerleaders durante gli anni del liceo. Oh, dai, per piacere. Esisteva competizione?

Infilai le mani nelle tasche dei miei shorts bianchi, mi appoggiai contro la parete esterna del cinema e abbassai la testa.

Era tempo di smetterla con quelle riflessioni da teenager.

Jaydon non era più tornato in spiaggia. Era andato via insieme a Betty, probabilmente. Non ci aveva salutate. Nemmeno un "ciao, è stato bello".

Avevo trascorso il resto della giornata insieme ad Alicia e Gregor, e nonostante la pesantezza di lui mi ero divertita. Mentre tornavamo a casa in bicicletta, Alicia mi aveva raccontato che Gregor era ricco, davvero tanto ricco. Qualche anno prima, i suoi genitori avevano aiutato il padre di Alicia ad uscire da una situazione finanziaria difficilissima. I genitori di Alicia in quel periodo si erano separati e il papà di lei, John Kellerman, aveva preso in gestione l'intera struttura del Luna Park. Aveva reinventato tutto, investito molto e creato un nuovo parco divertimenti. Ma senza l'aiuto dei genitori di Gregor, nulla sarebbe stato possibile. Non avevo capito con precisione che tipo di situazione critica avesse vissuto la famiglia di Alicia, ma da come ne aveva parlato doveva essere stato qualcosa di davvero difficile da superare.

Mi guardai intorno, distratta dal suono di un clacson. Era difficile che capitasse qualcosa del genere, a Portway. C'erano poche automobili in giro, soprattutto durante la sera.

Oh, Gregor, e poi chi è che va al cinema d'estate? Nessuno, neanche a Washington. Come ti è venuto in mente, eh?

Gregor mi faceva tenerezza. Non era bello, non era muscoloso, non era il ragazzo che ci si girava a guardare per strada, però... c'era qualcosa di buono in lui, o almeno così mi era sembrato. Anche se non credevo che con Alicia avrebbe avuto davvero delle possibilità. Perché lei era davvero pazza. Al di là di tutto, Alicia era imprevedibile, e nonostante la conoscessi da appena un giorno, di quello ero certa.

Guardai l'orologio dal telefono.

Le nove e venti. Il film sarebbe iniziato entro dieci minuti.

Ma dove diavolo siete finiti, eh?

Mi guardai intorno, ma di loro ancora non c'era traccia. Una giovane mamma attraversò la strada stringendo la mano di una bella bambina bionda, paffuta e sorridente. Si avviarono verso il cinema ed entrarono. Soltanto in quel momento mi resi conto che trasmettevano anche un film per bambini.

Continuai a guardarmi intorno e ancora nulla. Alicia e Gregor non si vedevano.

E se si fossero appartati da qualche parte? Magari Alicia faceva così tanto la dura e poi...

Stanca di quelle domande presi il telefono e la chiamai.

Uno squillo, due squilli, tre squilli. Ma niente. Nessuna risposta.

Alicia, ti prego. Una buca no, per favore. Non voglio andare al cinema da sola.

Quattro squilli. Cinque squilli, sei, sette, segreteria telefonica.

Ma perché sono così sfortunata? Sempre. Sempre.

E poi...

<<Ciao, Millie.>>

Alzai gli occhi dal telefono e lo vidi, perdendo il respiro.

Jaydon era a un passo da me.

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora