La nostra serata

1.8K 77 152
                                    

Quando rientrai in casa mio padre dormiva. Avevo lasciato Gregor senza sapere che cosa dire. Ero dispiaciuta per ciò che mi aveva raccontato su Alicia.

Adesso, distesa sul letto della mia stanza, con il telefono in mano, fissavo il soffitto.

Jaydon mi aveva risposto.

Domani sera non sono libero, purtroppo. Ho alcuni impegni di lavoro. Mi dispiace. Ci sentiamo per il giorno dopo?

Nient'altro. Pensavo, cercavo di capire quali potessero essere quegli impegni di lavoro, ma naturalmente non riuscivo a trovare una risposta.

Cercando di allontanare tutti quegli interrogativi, chiamai Alicia dal momento che mentre ero con Gregor non le avevo risposto.

<<Ehi>> mi disse lei, parlando piano.
<<Ehi>> le dissi io, con lo stesso tono di voce.
<<Mi dispiace per essere andata via in quel modo prima, Millie. Non avrei voluto farlo. Ma non potevo restare con Gregor un attimo di più.>>

Rimasi in silenzio, perché che cos'altro avrei dovuto fare? Come avrei potuto biasimarla per il modo in cui si era comportata?

<<So tutto, Alicia. Ho parlato con lui.>>
<<Che cosa? Quando? Come? Perché?>>

Sorrisi. Anche quando era arrabbiata riusciva a trasmettermi qualcosa di buono. Era una bella dote.

<<Cinque minuti fa. Sono stata io a fargli le domande più compromettenti. È stato uno stronzo di prima categoria, Alicia. Sono davvero triste per te.>>
<<Già>> rispose lei, sempre a bassa voce. <<E pensare che mi ero fidata di lui ciecamente. Io, capisci? Proprio io che non mi sono nemmeno mai fidata della mia famiglia, figuriamoci di un estraneo. Io che non mi fido neanche di me. Sono caduta come una pera cotta tra le braccia di quel grandissimo pezzo di merda ripugnante, ristagnante. Oh, non so neanche come dovrei definirlo.>>

Ti fa male la ferita. E dove c'è il dolore c'è ancora l'amore, dicono. Lo pensai, ma non fui capace di pronunciare quelle parole.

<<Alicia, Gregor è stato davvero un bastardo. So che non ci sono scusanti. Ma siccome abbiamo deciso che tra noi saremmo state sincere, adesso devo saperlo.>>
<<Eh? Che cosa? E poi quando lo avremmo deciso? Non ricordo affatto di...>>
<<Quanto sei presa ancora, da zero a cento?>>

Ci fu un silenzio e fu lungo e pieno di risposte.

<<No, Millie, ascoltami bene. Non ci sono possibilità. Zero. È più facile che io diventi la first lady alla Casa Bianca, capisci? Molto più facile. Sì, oh  sì, è quasi certo. Ho cancellato il nome di...>>
<<Alicia?>>
<<Sì?>>
<<Ti prego. Siamo amiche?>>

Lei esitò per un istante, poi rispose.

<<Credo di sì, Millie. Sarebbe bello se fosse così.>>

Fui felice di sentire quelle parole. Era evidente che la ferita di Alicia bruciasse tantissimo, soprattutto perché il tradimento era avvenuto con la migliore e unica amica di lei. Avrei voluto aiutarla ma era difficile trovare le parole giuste, quelle meno stupide, meno inutili.

<<Tieni ancora a lui, non è vero?>>

Alicia non rispose. Per un po' di tempo rimase in silenzio, e allora mi resi conto che non era quello il momento per continuare a parlare di Gregor. Mi alzai, appoggiai il telefono tra la testa e l'orecchio, mi tolsi i pantaloncini e la maglietta e uscii sul piccolo terrazzo che dalla mia camera si affacciava direttamente sull'oceano. Faceva caldo ma c'era anche un'aria profumata, fuori. Il cielo dorato di stelle e la luna era quasi piena. L'acqua sembrava calma in lontananza.

<<Alicia, ci sei ancora?>> le chiesi, appoggiando i gomiti alla pietra grigia del balconcino e respirando il profumo di quella notte silenziosa.
<<Sì. Ci sono.>>
<<Ti passerà. Prima o poi...>>
<<L'ho chiamata, sai? Justine. Quella stronza. Sembrava la mia più grande amica. Wow. Sempre insieme per tre anni di fila. Sempre ad aiutarla nei momenti peggiori. Ma dovevo capirlo. Era sempre stata quella ragazza interessata all'estetica, sai. All'apparenza. E certo, Gregor avrà tanti difetti ma può dare a gente così qualsiasi cosa. Oh, che si fottessero entrambi. L'ho chiamata, l'ho ringraziata. Lei mi ha chiesto "per che cosa?" e io le ho detto "per essere la persona peggiore del pianeta. Le ho chiesto come fosse nato tutto, e alla fine mi ha confessato che non ricorda come fosse iniziata. Ha cercato di blaterare qualche scusa, e poi ho riattaccato. Non avevo altro da dirle.>>
<<Mi dispiace davvero, Alicia.>>
<<Non importa. Grazie, comunque, Millie. Adesso sei la sola a conoscere il mio segreto. Eccitante, non è vero?>>
<<Sei una ragazza tosta. Vorrei essere come te, Alicia.>>
<<Ok, ok, adesso basta con queste cazzate Millie. Taci. Anzi, dimmi. Jaydon ha risposto?>>

Esitai. Sorrisi.

<<Sì, beh, ecco. Lui ha detto che sarà impegnato, domani sera.>>
<<Che strano. Chi lo avrebbe mai sospettato. Beh, sai che cosa ti dico? Che si fotta anche lui. Domani sarà la nostra serata.>>

Era strano. Avrei dovuto essere soltanto triste perché non avrei rivisto presto Jaydon, e invece l'idea di trascorre la serata insieme ad Alicia mi riempiva di adrenalina.

<<Ok. Ci sto. Allora, che cosa avevi in mente?>>

Lei rimase per un attimo in silenzio. Fu in quella frazione di secondo che capii.

Era nato qualcosa tra me e lei. Qualcosa di piccolo, minuscolo se confrontato all'universo, ma le cui fondamenta, potevo sentirlo, erano incredibilmente limpide e forti.

<<Hai mai sentito parlare della notte delle lanterne, Millie?>>

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora