Che cosa ci aspetta, stanotte?

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Non avevamo idea di dove saremmo andate.

Quella sera accadde tutto in modo estremamente inatteso e naturale, come se ognuna delle sorprese che Victor e Paul avevano preparato per noi fossero... scontate.

Erano venuti a prenderci con un taxi. Erano strepitosi, nel senso letterale del termine. Victor indossava un paio di pantaloni chiari e una camicia scura. Le maniche un po' arrotolate mettevano in risalto le braccia forti e abbronzate. Paul indossava una camicia a righe orizzontali chiara e un paio di jeans strappati sulle ginocchia ma evidentemente molto costosi. Avevano un buon profumo. Anche io avevo cercato di essere carina per quella serata. Lo volevo, ci tenevo.
Avevo scelto una camicetta bianca e una gonna piuttosto corta e nera, che metteva in risalto le mie gambe. Un paio di scarpe eleganti, da sera, aperte davanti, con il tacco. Mi piacevo. I capelli scuri scendevano un po' mossi fino alle mie spalle. Il trucco era stato appena accennato. Un po' di rossetto rosso, un po' di mascara. Avevo spiegato a mio papà che io e Alicia avevamo un appuntamento con i figli de produttore ultra milionario Harold Grey, ma inizialmente non mi aveva creduto. Quando ero riuscita a farmi ascoltare, lui aveva stretto le spalle e annuito lentamente, sgranando gli occhi. Non avevo capito che cosa volesse dire o che cosa stesse pensando, ma come sempre era stato molto carino con me.

<<Millie, non farai niente di stupido, non è vero?>> aveva chiesto.
Avevo scosso la testa e lui si era fidato. Per me non era mai stata una novità frequentate persone... benestanti. Certo, loro erano due giovani milionari e - per ciò che avevo potuto notare- avevano gli ormoni che giravano come le palline impazzite di un flipper. Ma avevo fiducia in me e per mio padre Bruce era la stessa cosa.

<<Allora, dove ci state portando, eh? Mills mi ha detto che ha sentito parlare di voialtri due al... notiziario.>>

Paul e Victor si voltarono a guardarci e annuirono, sorridendo, mentre il taxi continuava a correre nella notte.

<<Sì, beh. Nostro padre è... schifosamente ricco.>>
<<Ah, vedi, Mills. A volte i colpi di fortuna capitano anche a noi. Ditemi che stiamo andando a sposarci a Las Vegas, vi prego>> disse Alicia, guardano fuori dal finestrino. <<Ci sposiamo, firmiamo qualche documento per una cospicua divisione di beni, poi facciamo sesso tutta la notte e il mattino dopo... divorziamo. Ragazzi, se il piano è questo... ci sto.>>

Victor e Paul di guardarono e le loro guance si tinsero di rosso.

Per essere due giovani milionari... oh, sono... teneri.

<<Mi dispiace>> rispose Paul sorridendo, <<niente Las Vegas. Almeno non per stanotte.>>
<<Ah, maledizione. Ci avevo creduto, per una frazione di secondo. Eh va beh. Allora? Dove si va? Eh? Eh?>>

Alicia era incontenibile e bellissima. Indossava un vestito nero aderente corto fin dove era possibile, che metteva in risalto il suo corpo attraente senza farla tuttavia apparire volgare. I suoi occhi scuri si muovevano vispi nel buio del taxi. Victor era seduto davanti, accanto al tassista. Di tanto in tanto si girava verso di me e accennava una sorta di sorriso perfetto guardandomi negli occhi.

Mettendomi a disagio e facendomi sentire nel posto migliore in cui potessi essere al tempo stesso.

<<Ragazzi, non sarete dei serial killer o dei manici sessuali o roba del genere, vero? Ci stiamo fidando notevolmente, per conoscervi così poco. È vero, siete famosi, ma anche le persone famose possono...>>
<<No, tranquilla>> rispose Paul, <<nulla di tutto ciò. Siamo solo due ragazzi che il più delle volte si annoiano. E voi sembrate... beh, abbastanza fuori di testa, a dire il vero, ma... forse è per questo che ci è parsa una buona idea quella di trascorrere la serata insieme.>>
<<Va bene. Ti credo. Adesso vuoi dirmi dove stiamo andando?>>

Continuai a guardare fuori dal finestrino. Non riconoscevo la strada che stavamo percorrendo. Correva parallela all'oceano, ma non vedevo nessun punto di riferimento, nessun luogo familiare. Non eravamo dalle parti di Orange Bay, dove si svolgeva la notte delle lanterne, né di East Bay, dove eravamo solite andare in spiaggia.

Mi voltai verso Alicia che era seduta in mezzo, tra me e Paul. Con la coda dell'occhio vidi che la mano destra di lui stava accarezzando la gamba sinistra di lei. Lei sorrideva, senza guardarlo. Provai un misto di soggezione e eccitazione. Non sapevo che cosa sarebbe successo durante la notte che avevamo di fronte, ma riuscivo a percepire l'adrenalina. E il resto non c'era più

(O quasi, o quasi. O quasi.)

Che cosa ci aspetta, stanotte? Lo domandai a me stessa, mentre freneticamente cercavo delle risposte, disegnavo teorie, immaginavo sensazioni.

Poi, d'improvviso, smisi di pensare.

Basta, Mills. Basta. Goditi il momento, per un volta. Fallo per te.

Chiusi gli occhi.

Quando li riaprii, il taxi si era fermato.

Eravamo arrivati.

Victor pagò, poi scese e aprì la mia portiera. Scendemmo tutti e io e Alicia rimanemmo immobili in piedi ad osservare esterrefatte ciò che si stagliava di fronte ai nostri occhi.

Era uno yacht.

Uno yacht gigantesco.

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora