L'estate era scivolata in fretta su di noi, e in fretta sarebbe andata via

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<<Allora, per prima cosa: che cazzo avete nel cervello? Anzi, avete UN cervello, in due?>>

Stavo pensando alla pistola che avevo scoperto da Jaydon, agli articoli di giornale, a tutto ciò che mi tormentava e che mi aveva tormentata per tutto quel tempo. Pensavo anche a Washington, al liceo che era terminato, al futuro che mi avrebbe attesa a settembre, il college, quale college, poi? Pensavo a Dustin il bello e impossibile del liceo, quel Dustin che non mi aveva mai considerata perché era troppo figo, troppo popolare, troppo richiesto. Pensavo al divorzio dei miei e alle volte in cui avevo pianto, perché avevo pianto, sì. Pensavo a mio padre e a come si dovesse sentire, a Rebecca, anche. Guardavo Alicia che si era alzata urlando contro quei due ragazzi e intanto pensavo di nuovo alla pistola a casa di Jaydon. Al modo in cui lui era scomparso e a come aveva scelto di troncare tutto ciò che tra noi non era nemmeno mai iniziato davvero.

Ma un bacio è un inizio, o no? Non importava.

Pensavo a Betty.

Aveva sofferto per sua madre, certamente.

Poi però aveva scelto lui di chiudere tutto, ogni porta.

I ragazzi di fronte a noi sorridevano, ridevano.

Erano loro l'estate, allora?

Forse... Forse rappresentavano l'estate che avrei potuto... ma che dico, no, non che avrei potuto. Rappresentavano l'estate che anche io meritavo. Un'estate sorridente.

<<Scusateci, ragazze. Il pallone... non volevamo colpirvi.>>
<<Oh, no, certo che no. Ma l'avete fatto. E adesso? Eh?>>.

Alicia si era alzata mentre io stavo continuando a cercare di riordinare i miei pensieri. Mi sentivo confusa. E il sole... oh, quel sole. Quanto picchiava. E Jaydon, con il carico di tristezze, il carico...

Forse troppo grande anche per me. Forse è di questo che ho bisogno, adesso, perché così non può andare avanti. Potrei diventare pazza. E...

<<E la tua amica ha un nome?>>

La voce del ragazzo più alto tagliò l'aria in due scaraventandomi improvvisamente giù dalla giostra dei miei pensieri. È strano ammetterlo ma fu come... una ventata di aria fresca dopo ore di torpore.

Sei giorni e nessuna telefonata. Sei giorni e nessun messaggio.

Sei giorni e le mani di lui sul corpo di Betty, mentre stavano per entrare nella sua casa insieme.

<<Millie>> risposi, <<mi chiamo Millie. E voi?>>
<<Io sono Victor e lui e Paul>> disse .
<<Beh, piacere di avervi conosciuto>> rispose Alicia, rimettendosi a sedere sul telo. <<Io e la mia amica stavamo parlando, prima che voi due bellimbusti decideste di venire qui a rompere le palle. Direi che potrebbe essere giunto il momento di salutarci, concordate?>>

Victor, il ragazzo più alto che aveva chiesto come mi chiamassi, si passò una mano tra i capelli. Erano lunghi, mossi, biondi. Indossava un costume a pantaloncino nero ed era abbronzato, incredibilmente abbronzato e muscoloso. Rimasi per qualche istante di troppo a contemplare i suoi addominali, e Alicia intervenì.

<<Mills, dicevamo?>>
<<Dicevamo che... sì, io e lei stavamo parlando prima che voi...>>
<<Avremmo piacere di offrirvi qualcosa al bar, per farci perdonare. Che cosa ne dite?>>

Alicia si voltò verso di me, cercando una risposta che non avevo.

L'altro ragazzo, Paul, la guardò e le sorrise. Anche lui era... beh, innegabilmente uno schianto. Un po' meno alto di Victor ma muscoloso, con addominali e pettorali ben definiti e un sorriso incredibile. Il sole si rifletteva sulla loro pelle dorata, rendendoli ancora più attraenti.

<<Di dove siete?>> chiese Alicia.
<<California>> disse Victor, <<siamo in vacanza da queste parti.>>

Io e Alicia ci guardammo ancora una volta.

Forse stavamo provando la stessa indecisione, la stessa sensazione di... curiosità, anche. O forse ci eravamo soltanto rese conto che l'estate era scivolata in fretta su di noi, e in fretta sarebbe andata via. I tormenti, le delusioni, i problemi, le preoccupazioni... tutto quello sarebbe rimasto, comunque. E allora...

<<Ci stiamo>> disse Alicia, perché con uno sguardo ci eravamo capite. Era quello che d'un tratto ci sembrava più giusto. Non c'era nulla di male.

In fondo eravamo soltanto due ragazze come le altre. Avevamo subito qualche brutto colpo di recente, ma essere insieme a lei, essere così complici era incredibile. Uno sguardo ed era fatta, ci eravamo capite.

<<Molto bene, signorine. E allora andiamo>> disse Victor passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi come il sole.

Io e Alicia ci guardammo ancora una volta e poi ci incamminammo con loro.

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora