Cena cinese (e Gregor)

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Qualche ora prima, da Mao, ristorante cinese, Orange Bay - La notte delle lanterne

<<Non ha importanza, Gregor. Tutto ciò che tu mi stai dicendo, tutto ciò che mi hai detto è tutto ciò che mi dirai, da qui all'eternità, non ha importanza e non ne avrà mai più. Sono tre lettere semplici. M-A-I. Pensi di essere in grado di comprendere il loro significato?>>

Guardai Alicia e sorrisi tra me. Mi chiesi quanto potesse costarle mantenere quella durezza con Gregor. Ed era vero che lui meritava tutto ciò che lei gli stava dicendo, ma io sapevo anche che sotto c'era dell'altro.

Il ristorante cinese Mao era un locale gradevole, con musica orientale e tavoli all'esterno. Ero andata a cena con Alicia, soltanto io e lei quella sera. Naturalmente, avevamo incontrato Gregor, o meglio lui aveva incontrato noi.

Avevo sentito Jaydon e mi aveva detto che avrebbe dovuto vedere Betty quella sera. Mi dispiaceva, ma erano così tante le emozioni che si accavallavano in me durante quei giorni che non ero in grado di condannarlo. Sapevo che ciò che era successo tra noi la notte precedente sulla spiaggia era stato bellissimo, certo, ma anche... imprevisto. Provavo qualcosa di incredibilmente potente, devastante per lui; eppure sentivo anche che una parte di me mi sussurrava di non spingere troppo il piede sull'acceleratore. Non in quel momento, almeno. Così avevo accolta la proposta di Alicia di andare a cena da Mao durante la terza notte delle lanterne di quella settimana, e lì avevamo incontrato Gregor. Si era unito al nostro tavolo, nonostante Alicia avesse protestato vivamente più volte. All fine aveva ceduto a patto che dopo la cena se ne andasse, e lui aveva acconsentito.

<<Alicia, so di essere stato...>>
<<Un coglione?>>
<<Sì, uh, beh...>>
<<Una testa di cazzo?>$
<<Anche, sì, sì. E...>>
<<E un maledetto pezzo di merda. Ecco, queste tre definizioni... oh, quanto ti donano, Gregor del mio cuore.>>

Scoppiai a ridere all'improvviso.

Gregor del mio cuore? Ma come diavolo le era venuto in mente?

Ed ecco che cosa eravamo, in quel momento. Sue amiche che si prendevano gioco di un ragazzo solo, nel cuore di un'estate incredibile. Ed era così bello. Nonostante tutte le paranoie che mi tormentavano, nonostante i dubbie, le ansie, il batticuore, le mani che sudavano e il mio corpo che imparava a perdere definitivamente il controllo, tenuto per mano dalla mia mente, dai miei sensi.

<<Alicia>> disse Gregor, alzando le mani in segno di resa.

E in quell'istante provai una sensazione strana, come la visione di un momento che avevo sempre sospettato sarebbe arrivato ma in cui ancora non mi ero mai realmente imbattuta. Era l'idea di stare crescendo. Era una sensazione fluida, viscerale. Faceva lo stesso rumore del gesso sulla lavagna, a tratti, e invece per altri versi era dolce, piacevole, e si portava dietro qualcos'altro, qualcosa di grande e profondo ma che tuttavia non riuscivo a decifrare.

<<Alicia, so che ti sto chiedendo, tanto, troppo. Ma sono notti che non dormo più. Oh, dannazione, guardami. Guarda la mia faccia. Guarda i miei occhi. Ti sembra che io stia bene?>>
<<No, infatti. E non mi sembrava che tu stessi bene neanche prima che ti tramutassi improvvisamente nello sciupa femmine più cretino dell'intera Carolina. Ma guarda un po', la sottoscritta qui aveva pensato bene di fidarsi di te. Dico sul serio, Gregor, non puoi soltanto alzarti e andartene da qui?>>

Lo so che ti sta facendo male dirlo, Alicia. Vorrei fermarti ma penso anche che non sia giusto. Penso che in ogni caso sarò con te.

Gregor fece per alzarsi ma poi si bloccò. Allungò una mano e la posò all'improvviso su quella di lei, saltando le nuvole di drago e uno strano risotto dagli ingredienti assurdi. Maldestramente, però, fece cadere la caraffa piena fino all'orlo di Sachè, e per la legge di Murphy la bevanda scivolò sulla parte superiore del vestito piuttosto scollato di Alicia.

Il volto paffutello di Gregor assunse il colore dei pomodori maturi.

<<Oh, scusami Alicia, perdonami! Che...>>

Alicia alzò gli occhi, spalancò la bocca, allargò le braccia. Gregor, istintivamente, prese un tovagliolo di carta e glielo passò sull'abito. Sì, sul seno, ecco. Non accanto, o di fianco, o sotto; lo passò proprio sopra il suo seno.

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora