Com'è quando si vola?

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<<Com'è quando si vola, mamma? Che cosa succede?>>

Mia madre Katherine mi aveva presa tra le braccia. Si era alzata in piedi e mi aveva fatta ruotare, sì. Lo ricordavo bene. Era trascorso tanto tempo ma quella memoria era assolutamente nitida dentro di me. Come se fosse rimasta chiusa in un cassetto segreto di cui solo io custodivo la chiave.

<<È così, Millie. Volare è così>> aveva detto, ridendo.

Quella fu la prima immagine che attraversò la mia testa quando lui si sedette al nostro tavolo.

Mia madre che mi insegnava a volare.

<<Sei tu>> disse, guardandomi con quegli occhi verdi che avrebbero tolto il respiro a chiunque.
Esitai, lanciai una rapida occhiata ad Alicia che mi stava osservando con la bocca aperta e poi tornai a guardare lui.

<<Sì. La ragazza del parcheggio.>>
<<Non ci siamo presentati oggi, mi dispiace. Il mio nome è Jaydon. E tu sei?>>

Rabbrividii, socchiusi le labbra per rispondere e poi mi bloccai.

Che cosa sta succedendo? Perché mi sento così... diversa, adesso?

<<Millie>> dissi, con un filo di voce <<mi chiamo Millie.>>
<<Allora, piacere di conoscerti, Millie.>>

Sospirai, come per lasciar scivolare via tutto il fiato che avevo trattenuto e trasformato in ansia.

Fu Alicia a salvarmi da quel momento atroce di imbarazzo.

<<Allora, si può sapere che cosa stai facendo ancora qui? Hai finito di pulire i seggiolini della ruota?>>

Lui fece un cenno con la mano come a dirle di farla finita. Ma lei continuò.

<<Davvero, Jaydon, hai un futuro come lava-ruota panoramica. Non ho mai visto seggiolini così lucidi. Mai, e se dico mai vuol dire proprio...>>
<<È tardi. Che cosa state facendo ancora qui?>> domandò lui in un tono incredibilmente serio.

Tanto serio da fare quasi paura.

<<Cos'è successo, sei diventato mio padre adesso? Ti ricordo che il fatto di lavorare nello stesso posto in cui lavoro io non ti autorizza a...>>
<<È una piccola cittadina, Alicia. Può non succedere nulla, è vero. Ma se dovesse succedere qualcosa, le probabilità di trovare aiuto sarebbero davvero poche, non credi?>>

Mi guardò e il mio cuore accelerò i battiti.

<<Millie me l'ha detto>> disse Alicia diventando improvvisamente seria <<sei stato grande. Lo penso sul serio, Jay.>>

Jay.

Era bella quella confidenza, pensai. Era bella quella sintonia, quella linea invisibile che sembrava unirli in qualche modo. Era quello che volevo. Non conoscevo Jaydon ma dentro di me era tutto così incredibilmente chiaro: d'un tratto, era ciò di avevo bisogno. Non avevo programmato nulla, era soltanto una sensazione che partiva... dal mio cuore, sì, o dal mio stomaco forse, e andava a finire sui suoi occhi.

Mi guardò ancora e ancora più intensamente. Forse fu soltanto un attimo ma a me sembrò una vita.

Perché mi guarda così? Vuole farmi impazzire? Si diverte. Sì, deve essere così. Deve...

<<Grazie>> dissi, stupendo me stessa. <<Per oggi pomeriggio al parcheggio. Grazie, davvero. Non so che cosa sarebbe...>>
<<Non dirlo>> mi interruppe lui <<ho fatto ciò che avrebbe fatto chiunque.>>
Poi guardò le nostre birre e senza concedermi il tempo di replicare qualcosa si rivolse ad Alicia.

<<Hai le chiavi, non è vero? Se è tutto a posto sarebbe ora di andare. Non c'è più nessuno.>>

Lei sbuffò e poi allargò le braccia in segno di resa.

<<E va bene, papi. Quando sei diventato così saggio, Jay? Mezz'ora fa?>>

Lui esitò, mi guardò e poi si guardò intorno.

<<Dico solo che è tardi e lei avrà bisogno di riposare. Deve essere stata una giornata difficile.>>

Si stava prendendo cura di me? Sul serio? Ok, stavo sognando. Perché avrei dovuto meritare una cosa del genere?

<<Andiamo>> disse, alzandosi <<vi accompagno a casa.>>

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora