Da soli

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La strada era la stessa che avevo percorso all'andata con mio padre. Gli stessi viali, le stesse case piccole e basse di uno o due piani al massimo. L'aria era diventata un po' più fredda, a dire il vero. Naturalmente, stavo cercando di trovare qualcosa su cui catalizzare la mia attenzione, perché Jaydon camminava a pochi centimetri da me e la parte più difficile era pensare a che cosa gli avrei dovuto dire o non dire. Non avevo idea di dove abitasse Alicia è così non potevo sapere se sarei rimasta da sola con lui. Quello era un interrogativo enorme per me.

E se succederà, Miller? Ci sarà da ridere, allora, eh?

<<Guarda che non è che dietro ad ogni angolo di Portway si nasconde una minaccia, Jay>> disse Alicia di punto in bianco.
Lui non le rispose e attraversammo una strada stretta e sterrata che, come scoprii poco dopo, conduceva al piccolo centro della cittadina.

<<Dove abiti, Millie?>> chiese Jaydon.
<<Oltre la piazza, una volta superato il centro... ci sono due o tre incroci ancora da attraversare e poi...>>
<<Sì, ho capito. Non manca molto.>>
<<Non manca molto per voi>> disse Alicia mettendosi tra me e lui <<perché io, cari miei, sono arrivata.>>

La guardammo entrambi, fermandoci.

<<Sentite, voi due. Domani ho il primo giorno di riposo del mese. Il primo, sì. Dovrei fare causa a mio zio, maledizione. Mi fa lavorare come se fossi la sua maledetta schiava personale. Porca puttana. Ma ecco, stavo pensando che potremmo trascorrere la giornata all'East Bay. Se vi va, sia chiaro.>>

Ebbi un sussulto.

Una giornata dove?

<<Che cos'è l'East Bay?>> domandai, anche se in realtà pensavo a tutt'altro.

Alicia mi aveva detto che la cosa migliore era stare lontana da lui il più possibile. E allora perché questa proposta? Non capivo.

<<L'East Bay è una spiaggia qui vicino. Oltre quella dove ci siamo incontrati nel pomeriggio>> disse Jaydon guardandomi.

<<Per me va bene, Alicia. Ci sto>> le rispose, <<ma a una condizione.>>

<<Quale?>> domandò Alicia con curiosità.

<<Che ci sia anche tu>> rispose lui voltandosi verso di me e procurandomi una scarica di sudore freddo immediato.

Sudore freddo? Sudore dell'Alaska.

<<Io non...>>
<<Tu>> si intromise Alicia appoggiando una mano sulla mia spalla, <<tu non mancherai. C'è un oceano che fa paura, Millie. Non credo ci sia altro da aggiungere. Ci vediamo domani, ragazzi.>>

Il mio cuore aveva preso a correre, e andava come un cavallo impazzito. Si stavano sommando tutti gli elementi che non avrei potuto controllare e che mi facevano più paura.

L'appuntamento di domani.
La spiaggia insieme a loro.
Il ritorno a casa con lui.

Il...

<<Prestami il cellulare, Millie. Ti lascio il mio numero. Così se domani tu dovessi cambiare idea, la mia voce ti ricondurrà sulla retta via.>>

Sorrisi e glielo passai. Lei scrisse il suo numero e poi salvò il mio. Dopo alcuni istanti la salutammo ed io mi preparai a pensare a ciò che avrei potuto o dovuto dire durante la strada con lui.

Ma perché cerchi sempre di progettare la vita, Millie? Ti è servito farlo con Clark al liceo? Non hai mai pensato che forse tutti questi calcoli sono inutili?

<<È la seconda volta che rimaniamo da soli, oggi>> disse lui qualche minuto più tardi mentre camminavamo oltre l'abitazione di Alicia e verso la prima delle strade traverse che avremmo dovuto superare per raggiungere la casa che avevo affittato con mio padre.
<<Già. È strano, non è vero?>> risposi. Ed era proprio ciò che pensavo. <<Non ci conosciamo neanche eppure stiamo camminando insieme verso lo stesso posto>> dissi, quasi in un sussurro.

Lui mi guardò e poi si fermò.

<<Quando ti ho vista nel parcheggio, questo pomeriggio...>>

Mi fermai anch'io. Cercai i suoi occhi. Li trovai,
Mi ci persi.

Il suo telefono squillò e così lui non finì la frase. Sul display c'era scritto "Betty". 

Betty Cogan, dissi tra me, pensando ad Alicia che nemmeno un'ora prima, con i piedi su un tavolino del Burgers' Tyrant, mi parlava della fidanzata di Jaydon.

<<Non rispondi?>> gli domandai, osservandolo con attenzione.

Lui scosse la testa, esitò per una frazione di secondo e infine rispose.

<<Che cosa c'è, Betty?>>

Lo guardai negli occhi, in quel verde che era bello come un prato il primo giorno di primavera.
Poi pensai a ciò che mi aveva detto Alicia su di lei. Aveva parlato di qualcosa di pericoloso, ma non aveva terminato il discorso perché poi era arrivato lui.

Per la seconda volta durante quella giornata mi sentii di troppo, e così per la seconda volta decisi di andare via.

Lui è al telefono con lei, Millie, ed è giusto che sia così perché Betty Cogan è la sua ragazza. È soltanto una storia che non ti riguarda.

Così feci qualche passo allontanandomi di alcuni metri mentre lui continuava a parlare al telefono.

Ma perché mi stavo comportando in quel modo? Non era da me, non lo era proprio. E che cosa pretendevo?

Forse, semplicemente, avevo sognato. Avevo disegnato nella mia testa qualcosa che avevo desiderato da sempre. Ma la realtà non era quella.

Già distante non so quanto, sperai che non si fosse più accorto di me. Perché odiavo sentirmi in quel modo. Era una reazione infantile, era stupida e non aveva alcun senso. Lui era un ragazzo come tanti. E io...

All'improvviso sentii una mano posarsi sulla mia spalla.

Mi voltai e il suo viso era a cinque centimetri dal mio.

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora