Quella sensazione di paura (E Alicia)

2.8K 112 225
                                    

<<Per quanto mi riguarda, puoi eclissarti. Oh, no, scusa, hai ragione, ho sbagliato termine. Puoi vaporizzarti. Suona meglio, non è vero? Ti vaporizzi, svanisci e tanti saluti per sempre, stronzo di un ipocrita.>>

Fu così che conobbi Alicia Kellerman.

Era al telefono con quello che scoprii presto essere appena diventato il suo ex ragazzo, un certo Clark-pieno-di-boria.

<<All'inferno!>> esclamò lei mentre osservavo i suoi capelli neri e lisci che le arrivavano poco oltre le spalle. Era alta più o meno come me, quindi era nella norma, come diceva mio padre. Ed era piuttosto carina. Avrà avuto diciotto, vent'anni forse. C'era un sorriso incredibile a illuminare il suo viso, ma me ne sarei accorta solo un po' più tardi.

<<Ehi>> dissi, avvicinandomi a lei <<è tutto ok?>>

Mi guardò per qualche istante senza rispondere, poi scosse la testa.

<<All'inferno!>> esclamò per la seconda volta, e questa volta scagliò il cellulare a terra.

<<Cavolo>> le dissi <<sembrava un bel telefono.>>

Mi si avvicinò e mi guardò ancora dritto negli occhi. Esitai per un istante, distratta dalle luci della ruota panoramica alle nostre spalle.

<<E tu chi diavolo sei?>> mi chiese, con un'espressione che non sembrava promettere nulla di buono.
<<Oh. Non ha importanza. Passavo di qui e...>>

Lei divenne immediatamente seria e poi sembrò scrutare il mio volto più a fondo. Ci fu un attimo di imbarazzo e alla fine, senza che avessi la più pallida idea del perché lo avesse fatto, si presentò.

<<Mi chiamo Alicia Kellerman, e un imbecille di nome Clark ha appena mandato in frantumi un paio di mesi grandiosi.>>
<<Caspita, mi dispiace>> le risposi con sincerità. Anche se poi pensai che due mesi non  fossero chissà che cosa.

E come puoi quantificare la forza di una storia d'amore, Millie? Proprio tu, che non ne hai mai avuta una vera?

<<Beh senti, due mesi non saranno granché, non è cosi? Però - te lo devo dire, ragazza- "caspita" non lo sentivo da un secolo. Come diavolo ti è uscito di bocca?>>

Arrossii improvvisamente. Mi sentii sprofondare.

Chi diceva "caspita" ai nostri giorni? Alicia aveva ragione. Come mi era venuto? L'avevo letto sicuramente in qualche libro, perché amavo davvero leggere. Certe volte capitava che scivolassi anche troppo a fondo in qualche romanzo e allora incominciavo involontariamente ad esprimermi come i protagonisti delle avventure da cui mi lasciavo rapire. Ed ecco che allora uscivano termini come "caspita">>

<<Caspita>> dissi ancora, e ancora senza farlo apposta << non ci avevo...>>
Solo in quel momento mi resi conto di averlo fatto di nuovo, e scoppiai a ridere. Alicia, ferma davanti a me e senza togliermi gli occhi di dosso, fece lo stesso.

Credo che fu in quel preciso istante che diventammo amiche.

<<Allora, ce l'hai un nome o devo chiamarti "caspita"?>>
Arrossii ancora e alla fine le risposi.
<<Millie. Mi chiamo Millie.>>
<<Beh, Millie, piacere di conoscerti. Sei la prima persona cui racconto di quell'idiota di Clark. Ma chi cazzo credeva di essere?>>
<<Mi dispiace davvero, Alicia.>>
Lei scosse la testa e raccolse lo smartphone. Il vetro era rotto.
<<Al diavolo>> ripetè.

Senza rendermene conto, d'un tratto mi ricordai della ragione per cui ero finita.

L'avevo visto, e poi...

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora