Lui

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<<Si chiama Jaydon, ma non conosco il cognome.>>

Alicia era seduta su una delle tante sedie di plastica del Burgers' Tyrant, che dopo un'altra ora di attesa aveva finalmente chiuso. Io ero accanto a lei e respiravo l'aria fresca della notte, che poteva con sé scampoli d'oceano e qualcosa che sembrava profumo di sabbia.

<<Jaydon?>> chiesi, sgranando gli occhi <<e che nome sarebbe?>>
<<Un nome da evitare, Millie. Senza ombra di dubbio. Sicuro. Oh, sì. Sicuro sicuro.>>

Si sfilò le infradito estive, allungò le gambe, le accavallò e appoggiò i piedi sul tavolo.

<<E allora? Che cosa hai fatto dopo che si sono baciati? Pensi di dirmelo o dobbiamo continuare a contemplare gli astri?>>

Mi strappò un sorriso sincero, per la prima volta dopo che avevo assistito a quella scena e gettato via una buona parte della mia già scarsa autostima.

Già, che cosa avevo fatto? La ragazza che ci aveva interrotti nel parcheggio era comparsa all'improvviso e poi l'aveva baciato. A un passo da me, letteralmente. E io?

<<Nulla. Niente di niente. Ho girato i tacchi e sono tornata indietro, Alicia. Per qualche minuto ho sperato esistesse una maniera per volatilizzarmi, ma niente. Nada de nada. Zero assoluto. Sono una sfigata, ecco la verità. Che cosa mi aspettavo?>>

Eh già. Che cosa ti aspettavi, eh? Che si girasse verso di te e ti sorridesse?

<<Millie, sembri davvero una cara ragazza. E guarda che io ne vedo, eh. Tante tante galline nel pollaio. E Portway è il pollaio, cara. Ma tu... cazzo. Tu sembri davvero di un'altra epoca. E allora stammi bene a sentire, adesso, perché non ho intenzione di ripeterlo.>>

Si bloccò ed io abbassai lo sguardo. Sapevo che stava cercando i miei occhi ma avevo paura di essere arrossita.

<<Millie?>> esclamò, calamitando a sé tutta la mia attenzione.
<<Sì. Ti ascolto. Spara.>>
<<Bene. Allora, sarò breve. Stai alla larga da Jaydon, Millie. So che mi chiederai perché, ma se per una remota ragione tu decidessi di evitare codesta domanda, te ne sarei grata a vita. Bene, allora. La eviti?>>

Scossi la testa senza dire nulla, ancora più curiosa di prima.

<<Lo sospettavo. E va bene, te lo dirò in modo semplice. Jaydon non fa parte di una bella... compagnia, ecco. Frequenta e conosce gente dalla quale è bene stare lontani chilometri luce. Hai presente la distanza che separa le terra dalla luna? Ecco, moltiplicala per dodicimila e avrai calcolato metà dello spazio che ti dovrebbe separare da lui. Metà, capisci? Ho detto metà.>>

Sospirai. Avrei voluto non sentire quelle parole, davvero. Come poteva essere la verità? Jaydon si era dimostrato incredibilmente dolce con me.

<<Ma lui...>>
<<Lo so>> mi interruppe Alicia alzando una mano come per costruire un muro immaginario <<me lo hai detto. Lui ti ha salvata da uno stupro certo ed è super figo e vorresti che ti spiegasse le pagine nascoste  dell'antico manuale del Kamasutra e bla bla bla bla. Ma ti ripeto: no, Millie. Nel grande dizionario di Portway, alla parola "rovina garantita" trovi il suo nome. Capisci?>>

Risi, anche se avrei dovuto essere triste per ciò che avevo appena sentito. Risi perché Alicia mi faceva divertire. Era fantastica, pensai.

<<Conosci la sua ragazza?>> le chiesi.

Lei sbuffò, si passò una mano tra i capelli e aprì una delle due birre che aveva appena tirato fuori dallo zaino. L'altra la offrì a me.
Mi lanciò un accendino e lo presi al volo senza capire a cosa dovesse servirmi.

<<È per la birra, Millie>> disse, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo <<da dove vieni? Da Buckingham Palace?>>

Risi di nuovo.

Era forte. Era "cazzuta". Mio padre avrebbe detto così.

Prese la mia birra e la aprì con l'accendino, poi fece lo stesso con la sua.

<<Alla distanza infinta che mi giuri terrai da Jaydon>> esclamò, facendo tintinnare la sua bottiglia contro la mia.

Scossi la testa lentamente e mandai giù un sorso.

<<Non è niente, sul serio. Ho soltanto pensato a lui per qualche minuto. Nulla di più, Alicia.>>

Alicia sorrise e in un sorso bevette mezza bottiglia. Poi fece un rutto, e la cosa a dire il vero non mi stupì affatto.

<<Guarda che se metti i piedi sul tavolo stai più comoda, eh>> mi disse.

Esitai per un istante, poi mi tolsi le infradito e anche io allungai le gambe e appoggiai i piedi accanto ai suoi.

<<Ecco, adesso siamo due vere dure. Che vengano ora a tentare di stuprarci, cazzo. Vedrai che fine che faranno.>>

Scoppiai a ridere e in quel momento, involontariamente, mi resi conto che tutta la tensione che avevo accumulato dal pomeriggio era scivolata via. Sapevo -e lo sapevo in profondità- che era stata proprio quella ragazza mezza matta che beveva birra e ruttava come un maschio a pochi centimetri da me a permettermi di sentirmi così bene.

<<Grazie>> le dissi, e in quel momento, per la prima volta, fui io a cercare i suoi occhi, neri e vispi.
<<Non ringraziare. Bevi e dimentica, baby.>>
Annuii e seguii il suo consiglio.
<<E comunque sì, la conosco. La sua ragazza. Si chiama Betty. Betty Cogan.>>
<<E che cosa fa? Nella vita, voglio dire.>>
<<Tutto. Ha finito il liceo quest'anno. Era la fottuta capa cheerleader. Una stronza esemplare. Ma non è questo il punto. C'è dell'altro.>>
La guardai piena di curiosità, mentre continuavo a sorseggiare la birra.
<<Cioè?>> le chiesi.
<<Ti ho detto che restare lontano miliardi di miglia da lui è la cosa più giusta da fare, ma ci sono molte ragioni per cui è così. Ci sono ragioni pericolose. E quando dico pericolose voglio dire terribili. Capisci? Si tratta di una...>>

Poi Alicia si fermò. Il vecchio Jukebox che era situato alle nostre spalle, sulla soglia del Burgers' Tyrant, si accese all'improvviso, spezzando il silenzio che ci avvolgeva e illuminando la notte che ci circondava.

Partì una canzone che riconobbi dopo la prima nota, perché ce l'avevo nel cuore, da sempre.

"Comparisons are easily done once you've had a taste of perfection...>>

"Thinking of you", di Katy Perry.

Ci voltammo entrambe nello stesso momento ed entrambe rimanemmo senza fiato.

Lui era lì, appoggiato contro il jukebox, e ci guardava.

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora