Vuoi ballare con me?

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Ci eravamo spostati dal ristorante cinese Mao al DanceMoon, un locale in stile anni ottanta -così mi aveva detto Alicia, almeno- perché naturalmente io non ero una grande esperta di quel periodo. C'era musica in sottofondo, con canzoni che dovevano essere di quell'epoca perché il suono era diverso da quello di oggi e non le conoscevo. Il locale era carino, pieno di tavolino all'aperto. Non erano tavolini classici, erano fosforescenti. Non mancava un jukebox e non mancavano le lanterne. Erano ovunque intorno a noi, a illuminare la notte di blu, di rosa, di arancione o di color pastello. Si stagliavano sui lati del Dancemoon, al confine con la strada, in una maniera romantica e delicata, regalando uno spettacolo piacevole agli occhi.

Gregor era rimasto con me e Alicia.

<<Alicia, ballano tutti.>>
<<Che cosa stai dicendo? Nessuno balla.>>

Mi voltai e mi guardai intorno. Aveva ragione lei. Le persone erano sedute ai tavoli. Bevevano birra, cocktail, bibite. Mangiavano hamburger e patatine fritte, ascoltavano le canzoni ma... non ballavano.

<<Non ancora>> rispose Gregor senza perdere la speranza, <<ma tra poco lo faranno.>>
<<E anche se fosse?>> domandò lei.

In quel momento smisi di essere insieme a loro due e pensai a Jaydon. Quanto avrei voluto che lui fosse lì. Quanto avrei voluto sentirlo accanto a me. Sentire il suo profumo, sfiorare le sue labbra con le mie.

<Ti chiedo un ballo, Alicia. Niente di più. Quando la musica della canzone giusta partirà, tutta questa bella gente felice si alzerà, lascerà i tavolini e incomincerà a ballare proprio laggiù>> disse, indicando uno spiazzo abbastanza grande al lato più estremo del locale, sotto una tettoia ricoperta di lanterne dai colori caldi e romantici.

Alicia esitò. Guardai il suo vestito nero, corto, aderente, con paillettes argentate a renderla ancora più luminosa nella semioscurità di quella sera.

Abbassò la testa.

Gregor si avvicinò un po' di più a lei con la sedia e la guardò per un attimo che a me sembrò eterno.

<<Alicia...>> disse, sottovoce.

Lei scosse il capo lentamente, quasi lasciando trapelare una parvenza di indecisione, di titubanza.

<<Di notte le persone diventano più tolleranti, Alicia>> disse Gregor in tono serio. Lo guardai senza capire e lei fece lo stesso, sollevando improvvisamente gli occhi su di lui.

<<E con questo che diavolo vorresti insinuare?>> chiese, fulminandolo con lo sguardo. Dandogli fuoco, letteralmente.

Oh, Gregor, hai rovinato tutto, pensai. Stava per cedere, stava quasi per dirti di sì. Sei davvero un...

Ma Alicia mi stupì di nuovo. Scoppiò a ridere all'improvviso e lo guardò di nuovo negli occhi. Adesso, sembrava che l'ira fosse stata sostituita da qualcosa di simile a un vero e proprio senso di sollievo.

<<Sei uno stronzo, Gregor. E un cretino. Davvero, sei uno stronzo cretino. Non è facile trovarne, come te.>>
<<È un complimento, non è vero?>> chiese lui, sorridendo a propria volta.

Sorrisi anche io insieme a loro.

Poi, come per magia, la canzone in cui sperava Gregor partì davvero. Delle note dolci e malinconiche riempirono l'aria.

"Still feels like our first night together..."

<<Chi è?>> chiese Alicia, scuotendo leggermente la testa, aprendo e chiudendo le palpebre, evitando lo sguardo di Gregor. Guardò me ma io allargai le braccia; non lo sapevo.

<<Bryan Adams>> rispose Gregor con tono sicuro, tendendo la mano ad Alicia, <<"Please forgive me". Non è degli anni ottanta, ma quasi. 1993.>>

Lei esitò ancora una volta. Ci guardammo intorno. Le persone sedute ai tavolini si erano davvero alzate e si stavano dirigendo verso la tettoia illuminata dalle lanterne.

Le tese nuovamente la mano.

<<Vuoi ballare con me, Alicia?>>

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora