La leggenda dei due lupi

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<<E così siamo arrivati alla fine della corsa, Jay.>>

Harold Cogan era immobile di fronte a Jaydon. Lo guardava, tenendo le mani nelle tasche dell'elegante  grigio che indossava.

Si avvicinò a me, mi guardò per un lungo istante.

<<Come ti chiami?>> mi domandò.
<<Millie>> risposi io, in un sussurro.

Lui annuì.

<<È per lei che hai spezzato il cuore di mia figlia?>> domandò Harold e provai un brivido lungo la schiena.

Ecco che cosa sarebbe potuto succedere, di peggio. La storia di Betty.

Jaydon non rispose.

<<Sai, quando avevo la tua età... beh, ragazzo. Non si può dire che non mi sia dato da fare con... ecco, hai capito. Ma tu...>>
<<Ho amato Betty, per quanto possa valere la mia parola in un momento come questo>> disse improvvisamente Jay, sorprendendomi. <<L'ho amata fino a che ho sentito che ciò che provavo per lei era sincero.>>

Harold Cogan rimase immobile, impassibile. Era una di quelle persone che anche senza dire una parola incutevano timore.

<<Mi dispiace per come sono andate le cose con Betty>> disse Jaydon a bassa voce. Il suo tono era debole, compassato, realmente sofferto.

Seguì un silenzio lunghissimo, pesante da sopportare.

<<C'è una vecchia leggenda Cherokee, ragazzo, che racconta una storia che mi è sempre sembrata importante. Riguarda due lupi che si dice vivano dentro ciascuno di noi. Uno è cattivo; vive di rabbia, odio, gelosia, violenza, risentimento, avidità, crudeltà. L'altro, invece, è buono. Vive di pace, amore, speranza, buone intenzioni, affetto. Ebbene,>> si interruppe Harold, guardando negli occhi prima Jaydon e poi me, <<questi due lupi sono in costante lotta tra di loro. Combattono dentro di noi. E sai quale vince alla fine?>>
Jaydon scosse la testa.
<<Vince quello che noi scegliamo di nutrire.>>

Ci fu un atro lungo silenzio, e mi ritrovai a riflettere su quelle parole. Soprattutto, cercavo di capire dopo il padre di Betty volesse arrivare.

<<Ho nutrito il lupo sbagliato per troppi anni, ragazzo>> aggiunse sottovoce. Poi infilò una mano nella tasca interna della giacca e estrasse un oggetto di piccole dimensioni. Il rumore di uno scatto improvviso mi fece capire che si trattava di un coltello a serramanico, di quelli che tante volte avevo visto vendere lungo le spiagge.

Chiusi gli occhi.

<<Ho dato da mangiare al lupo sbagliato per troppi anni, e mi sono chiesto se non fosse troppo tardi per cambiare, adesso. Non ho trovato una risposta. Sai, quando si arriva alla mia età...>>
Sospirò, poi si guardò intorno. Nel garage c'eravamo soltanto noi tre e il ticchettio dell'orologio appeso a una parete che non riuscivo a vedere. Avrebbe potuto fare di noi qualsiasi cosa.

<<Quando si arriva alla mia età molte cose perdono importanza. Altre, invece, ne acquisiscono. Hai pestato a sangue uno dei miei figli, Jaydon, perché avevi le tue ragioni. Io so come si sono comportati Ashton e Waynard durante questi anni. La famiglia è sempre la famiglia, ma loro hanno sbagliato per troppo tempo. Pagheranno, come è giusto che sia. In quanto a te...>>

Esitò, chiuse gli occhi. Tornò a guardare me. Si avvicinò, un passo dopo l'altro, il coltello stretto nella mano destra.

<<... e in quanto a lei...>>

Sgranai gli occhi. Il cuore aveva ripreso ad accelerare i battiti. Non potevo conoscere le sue intenzioni e forse era quella sensazione di folle incertezza a sconvolgermi.

<<Come ti chiami, ragazzina?>> mi chiese.
<<Millie>> risposi, tremando.
<<Millie. Millie.>>

Guardai Jaydon. Non parlava, non diceva nulla. Osservava soltanto Harold Cogan, restando immobile. Perché? Perché non faceva niente? Non riuscivo a capire.

O forse... forse sì. Forse era perché Jaydon CONOSCEVA Harold. E sapeva che non ci sarebbe  stato niente da fare.

<<È un bel nome, Millie>> disse il vecchio. Poi, la lama del suo coltello si mosse.

Un unico colpo secco e deciso.

E...

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora