Faccia a faccia con Betty

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Così seguii Betty.

Nonostante non la conoscessi affatto; nonostante non fosse scritto da nessuna parte che avrei dovuto farlo.

Mentre Jaydon continuava a sfrecciare su quella pista terrificante alla velocità della luce e mentre Alicia era alle prese con Gregor e mio padre, io mi allontanai insieme a lei.

<<Mills!>> esclamò mio padre, dopo essersi accorto di ciò che stavo facendo. Alzai la mano e gli feci un cenno per dire che era tutto ok, che mi sarei trattenuta lontano da loro soltanto per qualche minuto. Lui annuì con la testa e poi, nello stesso istante, la sua attenzione fu richiamata da una voce femminile che invocava il suo nome.

Rebecca.

Ci siamo tutti, pensai, mentre Betty camminava di fronte a me continuando a farsi spazio tra la folla della prima fila. Il rumore della moto di Jaydon, ora, mi sembrava assordante e avevo smesso di guardare ciò che succedeva sulla pista.

Tanto quale sarebbe stata la differenza?

Continuammo a camminare fino a che non superammo i due uomini che avevo visto sulla spiaggia e non ci ritrovammo nell'ultima estremità delle transenne, a ridosso della strada sabbiosa di Orange Bay.

Betty si appoggiò con le braccia all'ultimo cancello di ferro dell'ultima transenna e rimase immobile a guardare lo spettacolo che aveva di fronte.
Mi resi conto che vista in quel momento, sotto le luci vive della notte, era ancora più bella di come la ricordassi. Era incredibilmente attraente. Indossava una semplice maglietta azzurra e un paio di pantaloncini corti aderenti che ne esaltavano gambe e sedere. Ma anche il viso era... di più, di più di quello che pensavo. I suoi occhi erano magnetici, e non me ne ero accorta la prima volta che l'avevo incontrata.

Si passò una mano tra i capelli e nonostante il caldo umido di quella sera riuscii a sentire il suo profumo. Era forte, intenso, buono.
Non disse nulla per un po' e io feci lo stesso. Poi accese una sigaretta e ne offrì una a me.
<<No, grazie. Non fumo.>>
Annuì, infilò il pacchetto nella borsetta che portava con sé e rimase immobile a fumare contro la transenna per qualche altro lungo istante. Non avevo idea di quanto tempo fosse già trascorso da quando mi ero allontanata con lei, ma mi sembrava che fosse abbastanza perché incominciasse a dire ciò che doveva o voleva dire.

E invece no. Non parlò, non disse nulla. Continuò a fumare in silenzio. Si passò i capelli dietro la spalla, con un gesto delicato della mano libera. Di tanto in tanto mi lanciava un'occhiata rapida, poi tornava a guardare Jaydon.

<<Credo che lo sbaglio principale sia stato mio>> disse quando ormai avevo quasi perso le speranze di sentire che cosa volesse.
Non risposi. Mi voltai verso di lei, cercai i suoi occhi e non li trovai. Erano ancora incollati alla pista.

Come se io non fossi lì, quasi.

<<Quando ho capito di provare qualcosa per lui, era già troppo tardi. Voglio dire che i miei sentimenti erano già andati oltre. Non so se tu possa capire che cosa intendo.>>

Lasciò uscire il fumo lentamente dalla bocca. Continuava a fissare Jaydon e la sua moto.

<<Credo di capire>> le risposi, anche se era vero soltanto in parte. Potevo capire ciò che provavo io per lui, non ciò che aveva provato lei.

Ma non è forse la stessa cosa? Non si tratta forse sempre comunque di amore?

<<Avrei dovuto lasciarlo andare prima, molto prima di perdere la testa come poi è accaduto. E ti voglio dire una cosa, ragazzina.>>

Per la prima volta da quando eravamo arrivate fin lì, Betty si voltò verso di me e cercò i miei occhi.

<<Non voglio essere cattiva. Non voglio fare la parte della ragazza stupida e sexy, quelle che si vedono nei film. Posso esserlo, vista dall'esterno. Lo so. È qualcosa con cui ho anche imparato a convivere. Ma c'è una verità grande dietro queste maschere. Ed è che io non sono stupida. E lo amo. Lo amo davvero. Nonostante sia una testa di cazzo, perché lo è. Ti ho vista con lui nel parcheggio, e non mi è piaciuto. Ti vedo ora qui, in prima fila. E potrebbe essere una coincidenza. Ma come ti ho detto, non sono stupida. E se Jaydon ha il diritto di vivere la vita nel modo in cui crede, o quello di scegliere chi portarsi a letto e quando, non lo può fare fino a che io e lui stiamo insieme. Ed è proprio qui che tu cominci a diventare un problema.>>

Continuò a fumare fino a che non rimase altro che il mozzicone.

Provai una sensazione strana dopo aver ascoltato le sue parole. Era un misto di rabbia, frustrazione, amarezza e tristezza. Perché c'era una verità importante che sentivo pulsare in profondità, tra i battiti impazziti del mio cuore, oltre la pelle e al di là dei pensieri che in quel momento giocavano a rincorressi come onde impazzite nella mia testa; ed era una verità molto semplice, quasi estrema: Betty aveva ragione.
Su tutto.
Se fossi stata al suo posto, avrei voluto dire a quella stupida me stessa che aveva accanto le stesse cose che lei aveva detto.

<<Ho capito>> risposi.

Non c'era altro da aggiungere. C'era quella pista, c'era il rumore della moto che sfrecciava avvolta dalla notte, c'era il bacio che io gli avevo rubato e poi c'era Betty, con il suo cuore aperto (ferito, sofferente, triste)  di fronte a me.

Mi si avvicinò. Mi fissò negli occhi ancora una volta e ancora più intensamente di prima, e mi sembrò ancora più bella, ancora più incredibile.

<<Sei sicura di aver capito?>> mi chiese, in un filo di voce.
<<Sì.>>
<<C'è qualcosa che vuoi dirmi, ancora?>>

Scossi la testa. Esitai. Betty sapeva? Forse Jaydon le aveva raccontato che l'avevo baciato? Forse ci aveva visti? Non avevo una risposta certa.

<<No>> dissi, nuovamente.

Lei annuì debolmente con la testa. Mi guardò ancora per un po', ancora fissando quei suoi occhi blu in fondo ai miei.

<<Sei bella. Lo sei davvero>> ripetè, in un sussurro. <<Mi chiamo Betty. Betty Cogan. E ricordalo bene. Ricorda bene tutto.>>

Annuii. Non c'era nulla che potessi dirle. Nulla che mi venne in mente, nulla che si adattasse a quel momento. C'era soltanto Betty con le sue ragioni.

<<E tu? Hai un nome?>> mi chiese.
<<Millie>> risposi, in un filo di voce, cercando di trattenere il gran caos di emozioni che si era formato in me. Cercando di far sì che non si trasformassero in lacrime per poi scivolare via di fronte a lei.

<<Bene. Piacere di conoscerti, Millie.>>

Una storia d'amore d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora