Non feci in tempo a sentire la risposta di Alicia che Jaydon si materializzò di fronte a noi in sella ad una bicicletta che sembrava aver vissuto tempi migliori.
<<Oh, quale onore. Il grande Jaydon ha deciso di deliziarci con la propria presenza. Grazie, davvero, eh>> disse Alicia strizzando un occhio e accennando un sorriso <<per tua informazione, stavamo andando via. Senza di te. Capisci? Non sei indispensabile, eh. Ti ho invitato, certamente, ma non è carino far aspettare due ragazze di tale calibro.>>
Jaydon strabuzzò gli occhi e poi fece un cenno con la mano.
Un attimo soltanto prima di voltarsi verso di me e regalarmi il sorriso più incredibile di tutti gli Stati Uniti.
<<Terra chiama Millie. Ripeto, terra chiama Millie. Beep beep. Millie?>>
Spinsi con leggerezza la spalla di Alicia e Jaydon sorrise ancora. Quanto speravo che non si fosse accorto del mio indubbio arrossamento istantaneo.
<<Dai, muoviamoci prima che quegli stronzi sfaccendati dei nostri concittadini rubino i posti migliori di tutta l'East Bay>> disse infine Alicia facendo scattare il cavalletto e partendo verso la spiaggia.
Così ci allontanammo insieme, tutti e tre, e quella fu la prima di tante giornate che -ancora non potevo saperlo- ci saremmo ritrovati a condividere nel corso di quell'estate. Non sapevo neanche che su quelle biciclette avremmo trascorso dei momenti che non avrei mai più dimenticato. Era soltanto il secondo giorno di vacanza, e non potevo immaginare che Jaydon e Alicia avrebbero stravolto inconsapevolmente quello che fino a poco tempo prima era stato tutto il mio mondo. E mentre correvamo a perdifiato attraverso quelle strade strette e assolate, lunghe e deserte che conducevano all'oceano, una cosa mi era chiara: non li conoscevo ancora eppure insieme a loro, per qualche incognita ragione, mi sembrava di sentirmi a casa.
Era forse quella sensazione di appartenenza a qualcosa a cogliermi di sorpresa? O magari era il fatto che mi sentissi così irrefrenabilmente attratta da Jaydon?
Non conoscevo la risposta a quelle domande. Forse mi sentivo in quel modo per entrambe le ragioni, o forse no. Non era poi tanto importante, perché...
<<La curva, Millie! Guarda che devi frenare!>> gridò Alicia alle mie spalle e soltanto in quel momento mi resi conto che persa tra quei pensieri avevo superato entrambi in velocità su strade che ancora non conoscevo. Così frenai di colpo e la mia Mountain Bike gracchiò e alzò una nube improvvisa di polvere. Si piegò mentre ancora cercava di perdere velocità e provai a mantenere l'equilibrio ma non vi riuscii.
L'attimo seguente ero a terra, con una gamba schiacciata dai pedali e dalla catena, e l'altra sopra la ruota anteriore. Sentivo un bruciore forte ma non ero in grado di localizzarlo. La cosa peggiore, però, era che mi trovavo nel centro della strada, e da un attimo all'altro delle vetture sarebbero potute comparire da dietro la curva.Non mi resi conto di ciò che accadde in quei minuti confusi e frenetici ma sentii le voci di Jaydon e Alicia che si accavallavano mentre la polvere che avevo sollevato con la frenata mi entrava nei polmoni obbligandomi a tossire in continuazione.
E poi...
Ricordo le sue mani forti che sollevavano la bicicletta e mi prendevano da sotto le spalle, aiutandomi ad alzarmi.
Ricordo quel profumo, il suo profumo.
Ricordo parole rapide e confuse, che si mischiavano al bruciore e al sangue che aveva preso a uscire da entrambe le mie ginocchia.
E poi il suo braccio intorno alla mia vita e Alicia che diceva qualcosa di incomprensibile.
<<Millie? Riesci a camminare?>> chiese ancora lei, poco dopo.
L'attimo successivo la mano di Jaydon era intorno alla mia.
Insieme al mio cuore.
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Una storia d'amore d'estate
RomansaMillie ha diciotto anni. È l'estate dopo il diploma: quella in cui si diventa grandi, dicono. Quella in cui si dovrebbe pensare soltanto a divertirsi, un attimo prima di entrare definitivamente nel mondo degli adulti. Ma per lei, che ha dovuto assi...