<<Non sempre è un lavoro pulito, Mills. Spesso non lo è affatto. Avrei voluti parlartene il giorno stesso in cui ti ho conosciuta. Ma per quale ragione dovresti credermi, dopotutto?>>
Mi strinsi nelle spalle e cercai di capire che cosa stesse succedendo oltre i suoi occhi.
Non vi riuscii.
Lui si avvicinò di più a me e sentii il contatto del suo braccio contro il mio.
Così vicini, come quella prima notte sulla terrazza. Ma anche così lontani, dopotutto.
<<Non ti ho mai chiesto nulla perché non volevo sembrare... opprimente, o qualcosa del genere. Ma non hai idea di quanto tempo abbia trascorso cercando di trovare delle risposte su di te, Jaydon. E poi le cose sono semplicemente successe all'improvviso. Gli eventi si sono rincorsi. Anche le giornate di questa estate si stanno inseguendo. Una mattina ci sveglieremo e...>>
<<Lavoro per la famiglia di Betty, per dirne una. E non è un impiego pulito. Suo padre... Harold Cogan... lui è il boss della zona. Non è una parola da film, sai, come quelle storie che si sentono in giro o... beh, non ha importanza. Gestisce tutti i traffici principali di Portway.>>Lo guardai, sconvolta. Avevo capito che Betty avesse alle spalle una famiglia potente, ma non mi ero resa conto di quali sfumature avrebbe potuto prendere quella forza.
<<Spiegati meglio, Jay.>>
Lui scosse la testa lentamente.<<Tutto, Mills. Tranne il luna park, che è invece gestito dai Kellerman, la famiglia di Alicia. A dire il vero, penso che ai Cogan stia bene così. Il luna park non toglie loro lavoro, anzi. Traggono benefici indiretti anche da lì. Ciò che voglio dire è che Harold Gogan è invischiato in tutto. Rapine, spaccio, gioco d'azzardo, sfruttamento della prostituzione. Controlla ogni angolo di questa città. Tutto, dalla spiaggia fino all'amministrazione pubblica. Corrompe chi deve corrompere, mette a tacere chi vuole parlare troppo.>>
Lo guardai e provai una sensazione improvvisa di sconforto e panico.
Jaydon lavorava per Harold Cogan. Prendere coscienza così esplicitamente di quel fatto fu sconcertante. Perché era come se il castello (di carta, di carta straccia, forse) che avevo costruito ora fosse finito in balia di una tempesta di grandine.
La mia paura più grande fu non riuscire a vedere una soluzione nell'immediato. Una luce fuori dal tunnel.
<<Lavori per lui, Jay? Per loro. Ma perché...>>
Era ovvio che la mia domanda fosse stupida. Sapevo perché. Ma la mia vita era stata sempre così diversa dalla sua che non era naturale per me evitare di chiedermi qualcosa di simile. Che cosa conoscevo io di quella parte di mondo?
Niente. Avevo avuto sempre tutto e sempre con senza nemmeno chiederlo.
<<Dopo che mia madre è morta... come ti ho detto l'altra sera... sono rimasto solo. O quasi.>>
Lo guardai, curiosa.
<<Mio padre è vivo. L'ho scoperto di recente, a dire il vero. Pochi anni fa. Sta male, soffre di una forma di demenza senile che lo porta a perdere spesso lucidità. A volte fatica a riconoscermi.>>
<<Jay>> sussurrai, sconvolta. Sia per la notizia che suo padre fosse vivo, sia per la tristezza che quella rivelazione improvvisa portava con sé.
Ma lui si sta aprendo Millie, si sta aprendo come mai prima. Ed è incredibile. Tremo, perché forse allora lo...
oh non dirlo non dirlo. Non pensarlo.
Lo amo. Può essere? Può?
Non dirlo. Non farlo. Perché non è così che finirà. Finirà con settembre. E dovresti scappare, perché il suo racconto è soltanto all'inizio. Dovresti scappare e invece tu vuoi sapere, perché sei curiosa da morire. E allora...<<Che cosa fai davvero, Jay? Voglio saperlo.>>
<<Di tutto. Tranne uccidere.>>
<<L'hai mai fatto?>>
<<Una volta. Per difendere qualcuno.>>Provai una fitta incredibile allo stomaco. Non era controllabile né gestibile.
<<Che altro?>> chiesi e lui mi guardò con gli occhi colmi di stupore.
<<Potrebbe esistere qualcosa di peggiore?>> mi chiese, avvicinando le labbra al mio orecchio.
Facendomi tremare ancora e più forte.
<<Minaccio le persone che non pagano. È un lavoro terribile. Mi fa male farlo, Mills. Poi risolvo questioni in sospeso. Beh, si tratta sempre di lavori violenti. Non è facile conviverci per me. Non mi aspetto che possa esserlo per te. Per questo, quando alla fine di questa notte mi dirai che non vuoi più vedermi, capirò e sarò felice per te.>>
Ma se c'era una cosa certa nel mio cuore in quel momento, beh, quella era che Jaydon si sbagliava. Non l'avrei fatto. Non avrei fatto nemmeno un passo indietro. Avevo capito che stare male per Betty non avrebbe cambiato ciò che provavo per lui. Allo stesso modo, prendere atto di quelle rivelazioni era qualcosa che non riusciva a far svanire la forza che continuava a spingermi nella sua direzione, rendendomi (stupidamente?) cieca davanti a tutto il resto.
<<Che altro, Jay?>>
Lui sospirò. Chiuse gli occhi, li riaprì.
<<Pensa al peggio che una persona possa fare. Io sono quel peggio, Millie.>>
Eppure era l'amore quello che vedevo vibrare nei suoi occhi, come la luce di una candela nella notte. Ero sempre stata la ragazza incerta, quella insicura nonostante tutto, quella che faticava prima di pensare anche solo a correre un rischio. E con lui accanto, invece, il mondo diventava un posto nuovo. E più mi diceva che la sua esistenza era piena di ombre, più io sentivo fremere dentro di me la volontà di attraversare quella tenebra mano nella mano con lui.
<<Sono contenta che tu padre sia vivo. L'hai perdonato?>> gli chiesi.
<<Sì. Non è stato facile ma sì, l'ho perdonato.>>Feci un passo indietro. Lo guardai negli occhi.
<<Perché fai anche quella cosa con il fuoco, Jay?>>
La verità che stavo cercando era tutta lì, in quell'ultima domanda che gli avevo posto. Avevo ripensato all'improvviso alla sua casa, agli articoli di giornale, alla pistola. E c'era qualcosa che non tornava.
Lui esitò, non rispose.
<<Voglio dire... ti pagheranno bene per essere uno dei loro, non è così?>>
Ancora silenzio.
<<E allora, se ti pagano bene, perché hai bisogno di attraversare anche le fiamme?>>
Mi ero resa conto di conoscere la risposta. E non aveva nulla a che fare con i soldi.
Jaydon mi guardò negli occhi in un modo diverso per la prima volta durante quella sera. Un fulmine squarciò il cielo in due parti perfette e identiche e poi il tuono esplose azzerando ogni altro suono del mondo.
<<Se ti parlerò della ragione per cui lo faccio, Millie, dopo la tua vita cambierà. Forse per sempre.>>
Annuii.
<<Dimmelo, Jaydon>> gli risposi, guardando le prime gocce di pioggia che avevano incominciato a cadere su di noi.
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Una storia d'amore d'estate
RomanceMillie ha diciotto anni. È l'estate dopo il diploma: quella in cui si diventa grandi, dicono. Quella in cui si dovrebbe pensare soltanto a divertirsi, un attimo prima di entrare definitivamente nel mondo degli adulti. Ma per lei, che ha dovuto assi...