Da fuori, la Care Tower sembrava ancora più vecchia di quanto non fosse. Era una bella clinica all'interno, senza dubbio, e Jaydon era stato felice quando se ne era reso conto.
Scoprii di suo padre, Richard Moore, così, all'improvviso, come molte delle cose che capitavano quando si trattava di Jay.
Improvvise, inattese, spesso senza un'apparente ragione. Forse era anche per quello che tutto ciò che lo riguardava finiva per accendere un fuoco dentro di me. E suo padre...
<<È lei, papà. Là ragazza di cui ti parlavo. È Millie.>>
Richard Moore mi guardò per un istante che mi sembrò lunghissimo, poi abbassò gli occhi e mi porse la mano. Gliela strinsi. Sentii che era più fredda della mia e più ossuta.
<<Piacere di conoscerti, Millie>> mi disse, accennando un sorriso.
Ed io pensai a quanto Jaydon avesse sofferto a causa di quell'uomo durante l'infanzia e l'adolescenza, e a come avesse poi voluto prendersene cura anni dopo, nonostante tutto. Mi resi di provare qualcosa di ancora più forte nei suoi confronti, in quel momento.
Lo guardai e vidi che stava osservando il padre.
È in quegli sguardi che va a finire l'amore quando si perde? È in quegli occhi vitrei, luminosi, pieni di vita da raccontare? E che cosa avevo imparato, io stessa, quella sera? Che non possiamo mai giudicare, perché non sappiamo proprio nulla degli altri. Se Jaydon era riuscito a perdonare suo padre, il mondo forse era un posto migliore di ciò che diceva la tv.
Quanto sarebbe durata quell'estate, ancora? Quanto tempo avrei avuto a disposizione per capire che cosa sarebbe stato di me e di Jay? Perché nonostante tutti i problemi che si erano accavallati, nonostante la fine della sua reazione con Betty e il piano di vendetta che lui mi aveva raccontato di aver studiato nei confronti della famiglia di lei, io proprio non riuscivo a smettere di pensare al momento in cui ci saremmo alla fine dovuti salutare.
Per sempre, forse.
<<Sei una ragazza buona, Millie. Jay, è un gioiello. Lo riesci a vedere come lo vedo io?>>
Jay mi guardò ed io arrossii di fronte alle parole di suo padre.
Un gioiello. Che strano essere definita così.
Già, strano ma bello.
Sorrisi, o meglio cercai di farlo, per nascondere l'imbarazzo.
<<Lo so, pa'. È per questo che l'ho portata da te. Ci tenevo, sai. Tenevo a fartela conoscere.>>
Il mio cuore si imbarazzò come le mie guance. Era la prima volta che un ragazzo parlava così di me di fronte al proprio padre. Nella situazione di Jay, poi, tutto ciò assumeva un valore ancora più forte, perché lui era uno che non parlava molto. Fu in quel momento esatto, proprio in quello, che mi resi conto che tra me e lui era nato qualcosa di più grande di ciò che avrei potuto sospettate o pensare o credere. Sentii, all'improvviso, che c'era ed esisteva davvero una sorta di legame intenso tra di noi, e che lo spazio avvolto dalla penombra che stavamo condividendo in quella stanza ci sarebbe rimasto dentro per sempre.
<<Non fare cazzate, Jaydon.>>
Il padre sorrise, Jaydon anche. Io li seguii a ruota.
Richard Moore, poi, mi fece cenno con la mano di avvicinarmi al letto e sedermi.
Lo feci.
Avvicinò la bocca al mio orecchio e sussurrò due parole che non avrei dimenticato mai più.
<<Non lasciarlo>>.
Non risposi, riamasi immobile accanto a lui. Jaydon mi aveva spiegato che cosa avesse e tutto ciò che in quel momento riuscii a chiedermi fu se sarebbe riuscito a rimanere in quella condizione quasi normale a lungo ancora. Me lo augurai con tutta me stessa. Poi guardai Jay che con occhi interrogativi ci scrutava.
"Non lasciarlo" significava anche "perdonami", probabilmente, ed era una preghiera rivolta a lui tramite me, ne ero sicura. Provai una sensazione di malinconia in quel momento; eppure al tempo stesso ero contenta che loro due si fossero ritrovati ed ero felice di essere lì.
Richard Moore chiuse gli occhi, due piccole fessure su quel viso magro e tirato dalle rughe, forse preparandosi a dormire.
<<Andiamo, Mills. Si è fatto tardi>> disse Jaydon sottovoce, come se volesse fare attenzione a non disturbare il papà.
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Una storia d'amore d'estate
RomanceMillie ha diciotto anni. È l'estate dopo il diploma: quella in cui si diventa grandi, dicono. Quella in cui si dovrebbe pensare soltanto a divertirsi, un attimo prima di entrare definitivamente nel mondo degli adulti. Ma per lei, che ha dovuto assi...