Avete mai pensato a come sarebbe entrare nella mente di una ragazza vittima di bullismo psicologico?
Io lo so bene, perché quella mente era la mia.
Ho mischiato la storia inventata di una ragazza con i miei pensieri reali. Ricalca la mia esperienza...
I miei compagni di classe aspettano impazienti che arrivi l'ora di educazione fisica.
Io no. Non mi piace. Mi sento sempre così inadeguata e goffa e, quando inizio a prendere sicurezza...boom, succede qualcosa che me la fa perdere.
Colpa mia o degli altri? Boh, lo sai che non l'ho ancora capito.
La professoressa di ginnastica non è male, ma spesso potrebbe evitare di far montare la testa a chi è già su di giri. Giorgio e il suo gruppetto di amici i primi tra tutti. Come già detto parecchie volte, Giorgio è amato da tutti i professori e, oltre ad essere un ottimo studente, è anche un campione nell'attività fisica. Peccato che come persona lasci davvero a desiderare. Falso e altezzoso principalmente. I suoi amici, costantemente dipendenti da lui, non sono da meno. Qualche volta si comportano da amici con me e spesso ho scambiato la loro falsità e buffonaggine per gentilezza e simpatia.
Solo recentemente ho iniziato a capire cosa c'è dietro alle loro maschere.
Dopo aver fatto qualche minuto di corsa, per me insopportabile, la professoressa ha deciso di farci giocare a pallamano. Ha scelto come capitani delle due squadre Giorgio, ovviamente, e Carlo.
Carlo è uno degli amici di Giorgio, è basso e un po' in carne, ha una carnagione olivastra e i capelli nero carbone. E' molto bravo in tutti gli sport soprattutto a calcio, dove forse è più forte di Giorgio.
Ogni capitano deve scegliere la sua squadra, un membro alla volta.
Partono chiamando i loro amici più stretti, poi i giocatori più forti (femmine comprese).
Rimangono quelli più scarsi.
Siamo seduti per terra a gambe incrociate.
Mi guardo intorno.
Tutte ragazze.
Credo che almeno un paio degli amichetti di Giorgio e Carlo debbano essere seduti con noi.
Le loro scelte, però, vengono fatte in base alle preferenze non alla bravura.
So già come andrà a finire.
Nonostante ciò spero che oggi sia diverso. Una piccola scintilla di speranza che ho paura di perdere.
Carlo chiama Rebecca. Ed è giusto così, lei è più brava di me.
Ora dovrebbero chiamarmi, sono la meno scarsa tra le ragazze rimaste.
Tra loro c'è Deb, lei dovrebbe essere chiamata per ultima.
Solo in teoria, perché l'ultima sono sempre e soltanto io.
Giorgio chiama Deb e man mano tutte le ragazze sia alzano.
Rimango io l'unica seduta per terra.
Sono qui in basso mentre i miei compagni formano un'alta barriera davanti ai miei occhi. Mi sento umiliata. Sola. Abbandonata. Esclusa perché nessuno ha preferito me.
Nessuno preferisce mai me.
Questo succede ogni settimana quando formiamo delle squadre e, qualunque sia il gioco, io rimango sempre l'ultima. Se fosse per i due capitani non sarei neanche l'ultima, semplicemente non sarei in squadra a giocare con loro.
Sono scarsa, sì. Ma non la più scarsa.
Faccio schifo comunque e mi sento un peso.
-Manzoni vai nella squadra di Carlo-. Ordina la professoressa.
Mi alzo sotto lo sguardo serio di tutti. Mi sento sotto una lente d'ingrandimento. Mi unisco alla squadra per niente entusiasta di avermi con loro.
Non sono la più scarsa, ma sono una zavorra.
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Note d'autore:
Ciao, come state?
Mi mancano già le vacanze. Come farò ad aspettare un anno per andare al mare?
Voi preferite il mare o la montagna?
Quali sono le vostre opinioni su questo pensiero? Fatemi sapere.
Ci vediamo al prossimo Pensiero di Sarah, intanto vi mando un bacio.