Pensiero 39: L'incubo interminabile

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Sono ancora in biblioteca. 

No, non sono seduta su una sedia come dieci minuti fa, ma per terra in cortile. 

Avevo già accennato che sono imbranata ed è così. Mi ritrovo per terra perché sono inciampata e le mie amiche sono scoppiate a ridere e mi stanno puntando il dito contro. 

Sono profondamente in imbarazzo, mi vergogno ed ora più che mai (forse) detesto essere al centro dell'attenzione. 

Le guardo mentre torreggiano su di me e mi sento così insignificante , inutile, un oggetto per far ridere la gente. 

Ma voglio rimanere qui. 

Apparirà strano, ma non ho voglia di alzarmi, voglio rimanere in basso perché è questo il mio posto. 

Sul fondo, mentre gli altri non tendono neanche una mano per aiutarmi ad alzarmi.

Davvero, sono talmente concentrati nel godersi il momento che non gliene frega niente che io sia qua giù. E ci rimango.

 I secondi sembrano interminabili. 

Io non rido, anzi i miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime segno dell'umiliazione appena ricevuta. Lacrime che non permetterò assolutamente di far uscire. Non devono in nessun caso solcare le mie guance in pubblico. 

Ci metto tutto il mio impegno per non farmi vedere piangere, sarebbe un'ulteriore umiliazione e a me bastano e avanzano quelle che subisco già.

"Perché non ti alzi?". Deb alza le sopracciglia con un ghigno sul volto. Non mi piace il suo tono di voce. Si capisce chiaramente che è una presa in giro. 

Pri interviene ridendo sguaiatamente "Assomigli ad un tappeto".

Cosa ho appena sentito? Perdo fiato. 

Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere e soprattutto non da Pri. 

La mia testa e il mio corpo vengono pervasi da sentimenti contrastanti. Percepisco una grande confusione.

 Sono stanca, veramente stanca. 

Mi alzo da sola e le fisso seria, loro continuano comunque a ridere. 

"Peccato che non lo sia!". 

Tutto qui? Lo so, lo so, faccio schifo nel rispondere alle persone, ma non voglio che le mie amiche ci rimangano troppo male. 

Ed ecco che mi giunge la stessa identica risposta di sempre.

"Era uno scherzo, Sara!". Deb non ha cambiato tono di voce rispetto a prima. Vorrei rispondere e decido di farlo. 

"Non lo era!".

Cri interviene in difesa di Deb: "Dai non te la prendere. Accetta gli scherzi".

A parole del genere come si può rispondere? 

Invento in fretta una scusa: " E' tardi, devo andare a casa ora".

Invece di capire che sto male, perché è inutile negarlo, si vede che sto soffrendo, loro mi salutano come se niente fosse. 

L'ultima voce che sento è quella di Deb che ancora ride.

"A domani".

E se io non ci arrivassi a domani?


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Note d'aurore: 

Ciao a tutti! 

Questo è uno dei Pensieri più profondi e importanti per me. Non so se sono stata abbastanza brava a raccontare questa scena e a far trasparire le emozioni della protagonista. Spero comunque che vi sia arrivato qualcosa. 

Fatemi sapere, ci tengo tanto alla vostra opinione. Buon proseguimento di lettura :)

Pensieri di una ragazza comune [#Wattys2019]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora