“If your heart was full of love
Could you give it up?
'Cause what about, what about angels?
They will come, they will go, make us special”
-Birdy, 'Not About Angels'
-Luke
“Ho freddo.” disse Luke dopo ore. (Minuti, in realtà. Ma il tempo è relativo.)
“Anch'io.” rispose Ashton.
Nessuno dei due si mosse.
“Ti chiedo scusa.” sussurrò Ashton.
“Anche io.”
“Tu non hai nulla di cui scusarti.”
Luke rise amaramente. “Ho tutto di cui scusarmi.”
“Non ti credo.” Ashton guardò Luke con i suoi bellissimi occhi castani che sapevano di primavera.
“Come vuoi.” Luke scosse la spalle e non guardò Ashton con i suoi occhi incredibilmente mediocri che somigliavano al liquido per lavare gli specchi.
“Vorrei sapere.” gli disse piano Ashton.
“Sapere cosa?” chiese cauto Luke.
“Tutto.”
“Definisci tutto.”
“Tu.”
x
Stavano seduti a gambe incrociate sul pavimento della stanza di Ashton, l'uno di fronte all'altro.
(Una delle ginocchia di Ashton poggiava contro quella di Luke e il contatto mandava scosse elettriche per tutto il suo corpo.)
“Band preferita?” chiese Luke cercando di manovrare le sua voce perché riuscisse a superare il calore nel suo petto.
“Non puoi. È una domanda impossibile.” sbuffò Ashton. Sembrava 170 volte più a suo agio con Luke e Luke non sapeva perché ma gli piaceva.
“Siamo nella stessa situazione allora. Ottimo.” Luke sorrise e Ashton strinse le labbra come se stesse trattenendo un sorriso dei suoi.
“Giornata ideale?” Ashton chiese a Luke. Stavano giocando a quel gioco in cui ci si chiedono 20 domande a testa, ma con domande infinite. Era molto più liberatorio. Niente limiti. Niente fine. A Luke non piaceva sapere che tutto avesse una fine.
“Uhm, mi piace passare del tempo in casa. Tipo, guardando film. Non so.” Luke rise un po'. “Sono molto noioso. Soprattutto con questo brutto tempo.”
“Lo terrò a mente.” Ashton ghignò. “Anche a me piace. Ma mi piacciono anche...i parchi. Stare all'aria aperta e cose così. Non mi piacciono le escursioni però, solo l'aria e il sole.”
“Bello.” Luke sorrise.
“Sì.” Ashton annuì.
“Okay.” Luke pensò per un attimo. “Cibo preferito?”
“Spaghetti. Il tuo?”
“Dolci. Mi piace il gelato. E le caramelle. E i biscotti.” Luke si fermò un attimo e si morse il labbro, arrossendo. “Mi piacciono anche i croissants al cioccolato.”
“Sei mai stato a Parigi? Non è lì che si comprano i croissants?” chiese Ashton pensieroso.
“Mai stato. È questa la tua domanda?”
“No, però dovremmo andarci un giorno.” Ashton sorrideva e guardava il pavimento e Luke gli sorrideva di rimando e la stanza scoppiava di qualcosa che era soffocante e rigenerante insieme.
“Okay.” disse Luke e poté quasi sentire quanto fossero diventate rosse le sue guance. Ashton deglutì rumorosamente.
“Io—um—uh, chi è la tua persona preferita?” Ashton era un insieme di rosso e fossette.
“Calum. Senza dubbio.” disse Luke, sorridendo al pensiero di quanto fosse fantastico il suo migliore amico.
“Davvero? Molta gente direbbe un membro della propria famiglia.” disse Ashton spostandosi un po'. Quando le loro ginocchia si sfiorarono di nuovo Luke si sentì formicolare dappertutto.
“La mia famiglia...non è il massimo.” disse Luke. Ashton annuì.
“Anche la mia. Mia madre non è così male e adoro i miei fratelli più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ma i miei nonni fanno schifo. Di solito.”
“E tuo padre?” chiese Luke, studiando l'espressione di Ashton.
“Non ce l'ho. Insomma, ovviamente qualcuno mi ha generato. Ma non ho un padre.”
“Mm” disse Luke. “Mi dispiace.”
“Tranquillo.” disse Ashton. Non sembrava particolarmente infastidito. “Non l'ho mai veramente conosciuto. Non è rimasto molto a lungo e da quel che ricordo era una persona orribile. Non lo vedo da più di dieci anni.”
“Oh.” disse Luke. “Capisco.”
(Ghiaccio sottile.)
“Che ha la tua famiglia?” chiese Ashton, sorridendo di sbieco. “Ti ho raccontato tutti i miei problemi ma tu non mi hai raccontato i tuoi.”
(Ghiaccio ancora più sottile.)
“Sono...beh, per dirne una, i miei fratelli sono gli stronzi più egoisti ed egocentrici che abbia mai conosciuto. Ho diciassette anni, sai, e mai una volta che si siano curati di chiamarmi e controllare che fossi ancora vivo. In teoria non dovrei nemmeno vivere da solo a quest'età e vivo con Cal da dopo il mio compleanno.” gli disse Luke, decidendo di raccontargli le sue frustrazioni piuttosto che i suoi problemi.
“Diciassette?” gli chiese Ashton, “E vivi con Calum? Senza genitori? Come fate a pagare l'affitto?”
“Beh, mio padre manda un po' di soldi, ma non molto spesso. Quindi sia io che Cal lavoriamo. La famiglia di Cal non fa niente per lui, ma ha 18 anni, quindi non si sentono in obbligo.”
“E tua madre? Mia madre non mi avrebbe mai permesso di vivere da solo a 17 anni. Ho cercato di scappare a 14 anni e mi ha tenuto a casa da scuola per tipo—,”
“Mia madre è via.” disse Luke.
“In viaggio?” chiese ingenuamente Ashton.
“Sì. Qual è il tuo colore preferito?” Luke non lo guardò, ma dalla coda dell'occhio vide che Ashton si era fermato ad osservarlo, valutando la situazione.
“Il rosso.” disse lentamente Ashton, come se temesse di poter tagliare in due Luke con il suono della sua voce. “Mi piace il rosso. A te, Luke?”
Luke sorrise quando Ashton pronunciò il suo nome.
“Non lo so. Mi piace tutto, credo.”
“Definisci tutto.” disse Ashton facendogli il verso, mentre il suo sorriso accendeva la primavera nei suoi begli occhi.
“Tu.”
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Traduzione; Coming Up For Air // l.h. + a.i. || {Lashton} || (love in london)
Hayran KurguChe succede quando un ragazzo distrugge tutto ciò che hai sempre creduto di sapere su te stesso? "Non mi piacciono i ragazzi. Ma mi piaci tu. Ha senso?" "No." "Bene." {Lashton} ıTRADUZIONEı