LIKESTORM #4

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OGGI

Ho chiesto a Lomax di vederci al VIX. Avevo proprio voglia di un caffè al pistacchio. Lomax aveva già promesso la sua compagnia a Lester, per quel pomeriggio. Gli spiego che per me non ci sono problemi: più siamo, meglio è. I problemi li ha Lester con me, non il contrario. Mi vede ancora come un'estranea, capitata nell'ultima fila solo perché costretta. Per il mio piano ho bisogno di Lomax, ma prima devo conquistare Lester.

Arrivo al VIX nel primo pomeriggio. Come sempre, ci sono pochi clienti. Le casse dello stereo diffondono Some Kinda Love. Arthur spalanca un sorriso e mi abbraccia come non mi vedesse da anni e fossi tornata da un viaggio all'estero. Il calore tipico degli italiani. Lomax e Lester sono seduti su una panca di legno. Hanno già preso due caffè al pistacchio. Non posso saperlo, ma sono pronta a scommettere che Lomax volesse aspettarmi. Lester avrà insistito per ordinare qualcosa.

Avvicinandomi, noto che Lomax sta leggendo un articolo sul sito del nostro giornale, il Winter Daily. «Ti facevo tipo da leggere il giornale, Lomax. Un vero giornale, in carta e inchiostro.» Lomax solleva la testa e gli angoli della bocca, mettendo da parte il cellulare. Mi siedo sulla panca di fronte, proprio davanti a Lomax. Saluto anche Lester, che con tutta calma dice: «vorrai scusarci se io e Freddie abbiamo già ordinato, avevamo paura che non venissi.»

Quando si vuole offendere qualcuno senza per questo apparire volgare, la scelta delle parole è importantissima. La frase di Lester era perfetta. Iniziava con "vorrai scusarci" che a un ascoltatore comune appare come un segno di umiltà. Era invece il modo di Lester per sottolineare che io mi credevo superiore a loro due, quindi dovevano scusarsi per il solo fatto di esistere. Poi, due stoccate in una con le parole "io e Freddie". Sottolineava che il mio modo di rivolgermi al suo amico – chiamandolo per cognome – fosse un'offesa. E lasciava intendere lo stretto legame fra i due, mentre io ero di troppo. Infine, il capolavoro. Il motivo per cui avevano ordinato il caffè. "Avevamo paura che non venissi". Avevo chiesto io di incontrarci, ma avrei anche potuto cambiare idea o dimenticarmene. Lester mi aveva dato della superba, dell'intrusa e della falsa inaffidabile. Tutto in una sola frase.

Il miglior modo per vincere uno scontro del genere è spiazzare l'avversario, e non c'è niente di più spiazzante di una richiesta di pace quando ti sei preparata a una lunga guerra. Lester immaginava che avrei difeso la mia posizione, che avrei risposto con un commento sagace e altrettanto tagliente. Aveva sicuramente preparato tutta una serie di insulti velati. Ma io gli distruggo il suo intero arsenale. Come? Ammettendo tutte le mie colpe. Il nostro incontro era una cosa organizzata all'ultimo minuto. Avevo scombussolato i loro piani, avevano tutte le ragioni di non aspettarmi. Lester è rimasto senza parole. Il che mi ha dato il tempo di ordinare un caffè al pistacchio e giostrare l'intera conversazione.

Evito di nominare la Cerchia o di fare domande scontate come: "Lester, quando hai scoperto di essere una ragazza?" Lascio intendere che per me Lester è da sempre una ragazza, che è un suo diritto vivere la vita che sente propria. Impreparato ai miei argomenti Lester tenta di opporsi, aggrappandosi al pregiudizio nei miei confronti. Ma è una forzatura per qualcuno che ha lottato contro il pregiudizio tutta la vita. Così inizia ad abbassare la guardia. Non avrei conquistato Lester quel pomeriggio, ma è importante fargli accettare la mia presenza nella sua cerchia dell'ultima fila, e soprattutto nella vita del suo amico.

É arrivato il momento di concentrarsi sull'obiettivo principale. Così mi giro verso Lomax e sferro il mio colpo. «Ti ho cercato su tutti i social e poi ti ho trovato soltanto su facebook come i vecchi!» Lomax solleva gli occhi al cielo, sospirando. Lester chiude un attimo le palpebre, spingendo gli occhiali con la punta del dito indice. «Tesoro, lascia perdere. Ho provato in tutti i modi a convincerlo. Freddie odia essere alla moda!» Sorrido. Lester ha appena chiamata "tesoro". E non è un "tesoro" inteso come "povera illusa".

«Facebook mi basta e avanza,» esordisce Lomax, che ci tiene a spiegare le ragioni della sua riservatezza social. Non è un tecnofobo o un asociale, nemmeno uno di quelli che vedono nella serie tv Black Mirror un futuro prossimo. I social erano nati con uno scopo nobile: avvicinare persone lontane, creare punti di contatto e di scambio. Era ciò che i social erano diventati a infastidire Lomax. L'anestetico contro la realtà. Che senso ha scegliere dove mangiare in base alla recensione di uno sconosciuto? O come può cambiare il mondo farsi una foto con un determinato paio di jeans? È inutile, effimero, per non dire stupido. «Forse io sono fuori moda, diciamo anche fuori tempo,» conclude Lomax alla fine del suo monologo: «ma la gente intorno a me è fuori dal mondo e non sa cosa si perde!»

Lester mi lancia il più classico degli sguardi da: "te l'avevo detto". Annuisco e mi preparo a rispondere. Lo stereo del VIX diffonde una canzone molto bella. Conosco le parole, ma non la cantante. Questo mi dà l'opportunità di un attacco migliore per il discorso che mi sono preparata. Stringo il mio smartphone e clicco su una piccola icona blu. «Conosci questa canzone, Lomax?» Lui ascolta le parole, e risponde: «Both Sides Now, di Joni Mitchell.» Cazzo... credevo non lo sapesse. «Papà è un appassionato,» aggiunge subito dopo. Mai affidarsi all'improvvisazione, quando si esegue un piano. Minimal Jack me lo ha sempre detto. Perché ho improvvisato con Lomax? «Quella che canta però non è Joni Mitchell. Sai chi sia?» Lomax non risponde. Non lo sa, per fortuna! Gli mostro lo schermo del mio cellulare. Shazam ha riconosciuto il titolo della canzone e la voce di Judy Collins. «Potevo sempre chiederlo a zio Arthur,» controbbatte Lomax.

«È vero. Ma in quanti hanno uno zio Arthur a cui chiedere il titolo di una canzone? Chi li assicura che lo zio Arthur sarà con loro quando sentiranno una canzone di cui non conoscono il titolo? Lo vai a disturbare per così poco? Non credo, Lomax. In casi del genere però, shazam è uno zio Arthur alla portata di tutti. Sempre reperibile, sempre disponibile. E se una sequenza di stringhe di codici riesce a fare questo, immagina il bene che può fare una persona che condivide i suoi interessi. Immagina un ragazzo, proprio come te Lomax, ma con una piccola differenza: a lui piacciono i ragazzi. Lo sente dentro di sé, anche se non lo ha mai detto ad alta voce. Ha provato a dirlo agli amici, ai genitori, ma non riesce. Le parole gli muoiono in gola, ogni volta. Ha letto centinaia di testimonianze sui coming out. Ragazzi che hanno vissuto quello che lui sta vivendo. Ma neanche questo lo aiuta. Poi, un giorno come tanti altri, vede la foto del romanzo Call Me by Your Name che un suo amico ha appena postato. O legge lo status di un'amica che è andata a vedere il film Moonlight incuriosita dopo il grande casino accaduto agli Oscar. Il nostro ragazzo legge i commenti dei suoi amici, vede quanto sono aperti mentalmente. Questo gli dà coraggio. La forza di fare coming out. Tutto grazie a una foto o a uno status.»

Silenzio. Riprendo fiato. Spero di aver detto tutto, e di averlo detto bene. Lester mi indica e si rivolge a Lomax. «Sai, Freddie... Baby Lynn non ha tutti i torti. Hai mai pensato quanto bene farebbe alle persone avere un amico come te? Non hai il dono della ubiquità, ma essere reperibile in chat è un inizio.»

Il fatto che Lester sposi la mia teoria ripaga tutta la fatica di questo pomeriggio. Manipolare le persone via social è un conto. Farlo di persona è davvero stancante.

Lomax accetta il mio punto di vista. Se una ragazza ferita dai social crede ancora al loro potere, deve significare qualcosa. Tuttavia confessa la sua impreparazione. Non saprebbe dove mettere mano. Quali social usare e quali no. Quali parole usare e quali no. È il momento di farsi avanti.

«Ti aiuto io Lomax. Sarò la tua guida.»

WIZ GIRL (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora