BLACK HOLE #11

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«Non devi più chiedermi scusa,» dice Freddie prendendomi la mano. Come riesce a essere sempre così gentile? «Ci siamo già detti tutto, non c'è nulla da aggiungere.» Purtroppo non è facile cancellare il rimorso con un colpo di spugna. Finalmente io e Freddie abbiamo la nostra cena romantica. Al Winter Lounge, come doveva essere.

Lui è molto elegante, con la giacca sulla camicia coreana, sembra essersi preparato per il grande ballo. Io mi sono fatta le treccine e indosso uno dei miei top preferiti, con la pancia a vista e le spalline del reggiseno in mostra. Il mio gomito è ancora fasciato, non mi sono ripresa del tutto dalla battaglia.

«Non è solo per quello che ho fatto...» dico ritraendo la mia mano sul tavolino e portandola in grembo.  Gli dico che ho trascorso ormai circa due anni vivendo all'ombra di un uomo che credevo mi amasse ma stava semplicemente usandomi. Non mi sogno minimamente di accostare Freddie Lomax a Minimal Jack, però non è questo il punto. Io provo qualcosa di forte verso Freddie, lo sappiamo sia io che lui. Fra di noi non c'è semplice attrazione. Sono pronta a esplorare fino in fondo questo lato di me? No. Ho forse paura di sbagliarmi di nuovo? Sì, ho una fottuta paura. Ho bisogno di tempo per capire chi sono veramente, cosa voglio. Devo essere sincera con Freddie, se lo merita. «Devo capire chi sono senza di te, prima di capire chi voglio essere insieme a te.»

Abbasso lo sguardo sulle mie mani, che si tormentano a vicenda fin quasi a rosicchiare lo smalto nero delle unghie. Rimango a testa china, concentrata sulle gambe unite dentro i pantaloni neri attillati che mi slanciano le gambe e infilati dentro gli stivali alti. Non voglio ferirlo di nuovo, ma potrei fargli più male se iniziassimo una relazione per la quale non mi sento pronta. «Baby Lynn,» dice Freddie dopo un lungo silenzio. «Non ti permetterò di rovinarmi la cena al Winter Lounge per la terza volta consecutiva. Non con tutto quello che costa.» Ridiamo entrambi. «Perché sei così buono con me, Freddie?» gli chiedo, quasi senza pensare. Da quando ho smesso di chiamarlo Lomax? Io adoro il suo nome. Lui risponde, quasi subito: «perché se no sarei cattivo.»

La cena prosegue fra scherzi e momenti felici. Ci siamo liberati da un grande peso. Fra una portata e l'altra mi tornano in mente le sue parole, e non posso che dargli ragione. In un mondo in cui nessuno sa bene chi essere, tanto da affidarsi ad applicazioni manipolatrici o agli studenti modello, Freddie Lomax aveva scelto di essere buono. Tremavo all'idea di cosa sarebbe accaduto se avesse scelto di essere cattivo, se la sua determinazione e la sua dedizione fossero state indirizzate verso il Male. Sarebbe diventato un cattivo eccezionale, forse addirittura più tenace di Minimal Jack. Qualcuno che non sarei mai riuscita a sconfiggere.

Quando mi riporta a casa, Freddie scende dall'auto per accompagnarmi sino al portone. «Bene,» dice un po' imbarazzato. La scuola è finita, forse non ci vedremo per tanto tempo. «Allora buona notte.» Sposto timidamente una treccina bionda dietro l'orecchio. Ora che l'estate ha toccato pure il Wisconsin, la mia pelle chiara si è molto scurita. Prima erano le mie sopracciglia nere a contrastare con i capelli biondissimi, ma adesso che i capelli si sono schiariti fin quasi a una tonalità nivea risaltano soprattutto sulla pelle bruna. «Buona notte,» rispondo.

Freddie fa un passo indietro sugli scalini. Sarà questa l'ultima immagine che ricorderò di lui? «Mercedes questa notte non è in casa.» Dico tutto d'un fiato. «In trasferta per lavoro,» aggiungo come se ce ne fosse bisogno. Freddie si nasconde le labbra dentro la bocca e annuisce. Si chiede se faccio sul serio o se è soltanto una prova. «Freddie, lo so che sei un bravo ragazzo. Sei la persona migliore che conosca. È grazie a te se sono cambiata. Il tuo modo gentile mi fa impazzire. Ma per una volta, perché non...»

Non riesco a continuare. Non ce n'è bisogno. Freddie ha già risalito i gradini, mi circonda la vita con un braccio e mi stringe a sé. «Al diavolo le buone maniere,» dice prima di posare la sua bocca sulla mia. Sento il suo fiato caldo. La sua lingua penetra le mie labbra, si sfiora e lega alla mia. Sento la sua erezione prendere forma.

Lo prendo per mano, lo porto dentro casa. Scalcio via i miei lunghi stivali e corro sino in camera di Mercedes. Freddie mi sfila il top dall'alto, fa fatica a sganciare il reggiseno, lo aiuto. Nota che ho un cerotto su una tetta, un altro souvenir delle recenti colluttazioni. Freddie stringe nelle mani i miei seni bronzei, io sbottono la sua camicia coreana. Mi sdraio sul letto matrimoniale, sento Freddie coricarsi sopra di me. La sua mano indaga dentro le mie mutandine e mi trova già umida e viscosa in mezzo alle gambe. Mi sfila i pantaloni attillati, e per un attimo le mie gambe rimangono dritte verso l'alto. Lui le tiene per le caviglie, e bacia i miei piccoli piedi arcuati.

Torniamo ad abbracciarci sulle lenzuola. Siedo sopra di lui all'amazzone, faccio avanti e indietro con il corpo proprio come se lo stessi cavalcando. Le lunghe treccine bionde mi ricadono sino allo sterno, su un lato, coprendomi un seno soltanto. Freddie avvicina la mano per spostarmi i capelli, io scaccio via la sua mano. Ho il controllo, e a lui questo lo eccita da morire. Afferra da dietro il mio gran sedere sfacciato. I miei seni grondano cascate di sudore, che converge sulle aureole mentre i capezzoli turgidi lo centellinano nella bocca di Freddie come il ritmico spillare della goccia d'acqua del rubinetto. Gemo così tanto che mi sembra di vomitare palle di bava. Freddie si solleva a metà busto per abbracciarmi. Ci siamo. Contraggo i muscoli dell'addome, inarco le spalle e lancio un grido primitivo.

La mia testa si affloscia sulla sua spalla, sento che anche la sua erezione lentamente si sgonfia. I minuti, o forse le ore seguenti, le trascorriamo abbracciati in languida grazia con la mia testa sul suo petto. Mi sono alzata brevemente solo per indossare la vestaglia nera trasparente di Mercedes, rubarle una sigaretta dal comodino e fumarla alla finestra della camera. Freddie non vuole fumare, neanche a me piace. Ma dopo averlo fatto, adoro fare uno o due tiri. Gli occhi di Freddie sono costantemente su di me, per questo lascio scivolare la vestaglia per terra e rimango nuda, eccetto che per le scarpe da tennis bianche dell'Adidas (che ho indossato perché sono caldissima mentre le piastrelle del pavimento sono gelide), nuda per lui. Rimaniamo così in silenzio per un po'.

Quando io ritorno sul letto, come imbarazzato Freddie devia lo sguardo sul Chia Pet del comodino. Mercedes adora quella statuina di terracotta a forma di porcospino sul cui dorso è germogliata la chia come a riprodurne le scaglie. «Freddie,» mi coglie un terribile dubbio. «Non è stata la tua prima volta, vero?»

«Ma che dici?» si difende lui, e io temo che per la prima volta nella sua vita Freddie mi stia mentendo. «Non sei stata la prima, sei stata la più bella.» Mi stringe più forte se possibile, e io vorrei che questo momento durasse per sempre. Sentiamo il beep del mio cellulare provenire da sotto il Chia Pet: la batteria è quasi esaurita. «Vuoi che te lo metta in carica?» Freddie è tornato il gentile, adorabile ragazzo di sempre.

Faccio di no con la testa. «Che si fotta! Ultimamente ne ho avuto abbastanza dei cellulari.» Lentamente la luce del cellulare si affievolisce, fino a spegnersi del tutto. Noi rimaniamo sul letto di mia madre, noi rimaniamo abbracciati. Io e lui.

WIZ GIRL (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora