POWERBOMB #1

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È sera a Winter Spell. Le famiglie cenano con i bambini. Le coppiette entrano nei cinema. I ragazzi frequentano lo Speaky ed entrano senza più timore nella saletta che un tempo era riservata alla Cerchia, gli dei della Harper High School e che adesso contano meno di zero. Il loro nuovo dio è un'applicazione di nome WIZ. Un dio a portata di mano e di tasca. Un dio esigente ma che sa ricompensare chi ascolta i suoi comandamenti.

È una sera come tante, a Winter Spell. Tranne che per me e Lomax. Siamo scesi dall'auto di suo padre. Siamo seduti su una panchina, vicini alla Statua dell'Incantatore. Ho tirato fuori il cellulare per mostrargli il video che Minimal Jack mi ha inviato. È il video della sorveglianza di un internet point. Si vede una donna entrare e sedersi a una postazione, inserire una chiavetta, scaricare un filmato e uploadarlo su un sito. Le immagini sono state migliorate con i software all'avanguardia di Minimal Jack. Si capisce che il video caricato è proprio il mio deepfake, e che la donna nell'internet point è proprio mia madre Mercedes.

Gli ingranaggi della mente di Lomax si rimettono a lavoro. Si alza dalla panchina e si allontana qualche passo, cercando di elaborare un pensiero corretto. Ripongo il cellulare in tasca e Lomax si avvicina: «Baby Lynn, ammetto che Mercedes non sia la madre dell'anno.» Sorrido, del suo eufemismo. Lomax è davvero incapace di offendere le persone: «ma perché lei lo avrebbe fatto? Cosa ne avrebbe guadagnato?»

Spiego a Lomax che è grazie al deepfake se Mercedes ha ottenuto la tanto agognata promozione in azienda e la ricchezza in cui viviamo adesso: «ed è proprio per questo,» aggiungo: «che Mercedes ti ha minacciato. La sua storia faceva leva sui clienti. Nessuno se la sentiva di abbandonare una madre che lavorava per il bene della figlia aggredita. Se però avessero scoperto che avevo tentato il suicidio...» lascio volutamente la frase in sospeso, Lomax è in grado di trarre da solo le conclusioni.

«Ma come ha fatto Mercedes a mettere le mani sul deepfake?»

A questa domanda non so bene come rispondere. So che il deepfake girava su un gruppo whatsapp che la Cerchia aveva creato per deridermi già due settimane prima di essere diffuso. Forse qualcuno lo aveva inviato a Mercedes per ferirla, e lei invece di cancellarlo lo ha usato per i suoi scopi. Forse è successo da Barbie, uno dei tanti pomeriggi in cui mi ero fermata da lei a studiare. Quando Mercedes veniva a prendermi non andavamo mai subito via. Cercava sempre una scusa per restare e dare un'occhiata alla ricca casa dei genitori di Barbie, sognando il giorno in cui anche noi ci saremmo potute permettere una casa simile. Mercedes potrebbe aver visto il deepfake sul cellulare di Barbie e poi esserselo spedito. È pazzesco ma possibile.

«Io direi che è pazzesco e basta!» dice Lomax, scuotendo la testa. «Ma anche ammettendo per un secondo che sia andata così, resta ancora una domanda: come ha fatto Minimal Jack a ottenere il video di sorveglianza dell'internet point?» Domanda legittima per chi come Lomax non ha idea di quale risorse disponga Minimal Jack. Ricordo quando la polizia mi disse che i server all'internet point sovrascrivevano i filmati di videosorveglianza ogni 48 ore. Forse Minimal Jack era arrivato ai server prima della polizia e si era tenuto questo asso nella manica tutto il tempo. «O forse,» ammetto io stessa: «la spiegazione è ancora più semplice: il filmato è falso e Minimal Jack mi ha ingannata.»

È giusto che sia io a dirlo, ad ammettere quanto sono stata stupida per non averci pensato. Spiego a Lomax che, per quanto ingarbugliata e macchinosa, l'eventualità che sia stata Mercedes a diffondere il deepfake è ancora possibile, nella mia testa. Ma ora sono costretta a elaborare un'altra ricostruzione dei fatti. Una in cui il mio mentore, la mia guida, il mio angelo/vampiro mi ha usata per i suoi scopi. Gli indizi ci sono tutti, e in fondo c'erano anche prima. Come la strana coincidenza delle tempistiche: io dico di lasciar perdere la mia vendetta e Minimal Jack dice di aver trovato il responsabile del mio deepfake? Come ho fatto a non pensarci?

«Non volevo pensarci, ecco la verità. E non solo per quello che Minimal Jack ha significato per me. Quando ho visto Mercedes caricare il deepfake online, la mia mente è tornata indietro a quei giorni. Sono stata come investita da un camion. Volevo distruggere tutto. La rabbia, Lomax, ti porta in posti orrendi. Posti che spero tu non conoscerai mai. Non volevo pensare ad altro, se non a come l'avrei fatta pagare a tutti.»

Lomax, che per tutto il tempo è stato in piedi ad ascoltarmi, si siede vicino a me sulla panchina. Ho paura di ricambiare il suo sguardo. Ho paura di quello che potrei scorgere nei suoi occhi. Disapprovazione? Delusione? Pietà? Mi faccio forza quando sento la sua voce dirmi: «non siamo macchine, Baby Lynn.» Mi giro a guardarlo. I suoi occhi sono empatici e comprensivi, come sempre. «Una macchina può solo obbedire agli ordini. Non ha rimorsi o ripensamenti. Non dà ascolto alle emozioni. Quello che hai fatto, Baby Lynn, l'hai fatto perché eri furiosa. Non perché qualcuno te l'avesse ordinato. Poi hai avuto la tentazione di fermare tutto, e sei stata ingannata. Questo cosa ci dice?» Non so come rispondere. Lascio che sia lui a farlo. «Se puoi fare cose del genere quando dai ascolto alla tua rabbia, pensa a quello che potresti fare dando ascolto alla tua generosità!»

Lomax termina questa frase con un sorriso e io non riesco più a resistere. Decido di fare qualcosa ancora più intimo di un bacio o di una scopata. Mi getto fra le sue braccia e lo stringo a me. La gente sottovaluta troppo il potere di un abbraccio. La sensazione che si prova. Sentirsi al sicuro, protetti, amati. Non so come finirà questa storia ma sono felice che Freddie Lomax sia qui con me. «Grazie» gli dico, alzando lo sguardo. Le mie labbra sono vicinissime alle sue. «Gli amici servono a questo, no?» ribatte lui, mentre mi passa una mano fra i capelli e inizia lentamente a inclinare la testa verso le mie labbra.

«Aspetta!»

Un'illuminazione improvvisa mi fa sollevare il capo, staccandomi dal petto di Lomax. So di aver appena ucciso sul nascere il nostro primo bacio, ma le sue parole mi hanno dato un'idea. Scatto in piedi e ad alta voce ripeto: «gli amici servono a questo!» Mi giro verso Lomax, che mi osserva turbato. Provo a spiegare. «Abbiamo sbagliato tutto fin dall'inizio! Siamo andati alla ricerca di Jack River quando avremmo dovuto concentrarci su Minimal Jack!» Lomax alza le sopracciglia, non sembra aver compreso le mie parole. «Scusa, ma non sono la stessa persona?»

«No, Lomax. Cerca di capire. Prima esisteva Jack River. Poi, da un certo punto in avanti, è esistito solo Minimal Jack. Ed è stato Minimal Jack a creare WIZ, non Jack River.» Era piuttosto complesso come ragionamento, ma Lomax sembrava condividere il mio punto di vista: «se vogliamo capire cosa Minimal Jack abbia in mente di fare con WIZ, e soprattutto come fare a sconfiggerlo, dobbiamo parlare con qualcuno che abbia conosciuto Minimal Jack. Qualcuno che gli sia stato vicino, che abbia visto il mondo con i suoi stessi occhi. Un partner, un socio. Un amico.» Vedo uno scintillio negli occhi di Lomax. È arrivato alla mia stessa conclusione. Pronunciamo il suo nome all'unisono:

«Raul Garcìa Montero!»

WIZ GIRL (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora