NOT HOT ENOUGH #1

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Lomax guida la sua piccola auto. Io, che gli sono seduta a fianco, cerco di fare mente locale. Più di un anno fa Sixsteps, l'app che allora andava di moda e oggi morta e cestinata, mi aveva fissato uno speed date con il mio "partner ideale". Un appuntamento che mi aveva molto deluso. Avevo visto il mio principe azzurro seduto ad aspettarmi a un tavolo del Winter Lounge. Mi sembrava uno scherzo. Era uno con la faccia da nerd, uno di quelli a cui non avrei mai rivolto la parola se non per costringerlo a fare i compiti al posto mio. Gli risi in faccia e me ne andai. Fu la notte in cui sognai Minimal Jack.

Il mattino dopo scoprii che qualcuno aveva caricato un video porno montando la mia faccia sul corpo della donna e tutto a un tratto ero diventata #deepybaby. La mia vita cambiò: venni ripudiata, tentai il suicidio. Diciamo che da quel momento in poi avevo subito traumi sufficienti da farmi dimenticare un qualsiasi mezzo appuntamento con uno sfigato qualsiasi. Ora capisco perché quando un anno dopo, quando sono tornata alla Harper e mi sono seduta all'ultima fila insieme a Lomax, lui disse di conoscermi già. Era lui il ragazzo dell'appuntamento. Era Lomax!

Chiedo a Lomax di dirmi tutto, raccontarmi come andarono veramente le cose. Fisso il timer sul mio cellulare:

                                                                                             02:49:33

Tanto manca al lancio della bomba digitale.


DUE ANNI PRIMA...

Primo giorno di scuola alla Harper High School. Arrivato in cortile, Freddie Lomax era felice di ritrovare il suo amico Lester. «Piano con gli abbracci o finirai per stritolarmi,» gli disse Lester, subito dopo ridendo nella sua assurda maniera. «Guarda i frocetti!» disse invece un ragazzo della squadra di basket che si trovava a passare vicino a loro. «Ti sbagli, solo Lester è il frocetto,» lo corresse divertito il suo compagno di squadra per poi aggiungere: «Lomax invece è... è semplicemente Lomax!» I due sportivi ridevano come se avessero detto la cosa più divertente del mondo, come se essere Lomax fosse di per sé un'offesa.

Lomax, Lester e gli altri geek del loro circolo ristretto erano abituati a lasciarsi scivolare addosso gli insulti. Lomax stringeva i pugni, ma Lester era abile a cambiare discorso: chiese all'amico cosa pensasse del suo nuovo farfallino blu. «Ti sta una favola.» Lomax gli assicurò che presto sarebbe diventata una moda, almeno nel loro piccolo giro.

Entrarono insieme nei corridoi della Harper, in cerca dei loro amici. Trovarono invece Barbie, la numero due della Cerchia, la ragazza dai capelli tinti di celeste polvere. Non la vedevano da prima dell'estate, e non era mai stata tanto magra. Piegata in avanti, con il gomito appoggiato all'armadietto, sembrava reggersi a fatica. Lomax si fece avanti. «Hai bisogno di una mano?» Non dimenticherà mai gli occhi sofferenti di Barbie. Truccati con la matita nera, risaltavano enormi sulla sua pelle bianca come il latte. Portava una di quelle magliettine scollate, senza reggiseno, ma era nelle condizioni di far risaltare più lo sterno scheletrico che i grandi seni. Nei suoi tipici shorts inguinali colorati, ma dall'orlo alto fin sopra l'ombelico, con i collant a vista a metà coscia, faceva male al cuore vederle quelle gambe così rinsecchite. I tacchi a spillo dei suoi stivaletti neri sembravano far difficoltà a bilanciarne lo scarso peso.

«Non ti avvicinare alla mia amica.» Era stata Baby Lynn a rivolgergli quelle parole. Ero stata io! Mi disse che ero comparsa alle sue spalle con il resto della Cerchia che si apriva a ventaglio dietro di me. «Se è davvero amica tua,» mi rispose Lomax, «dovresti curartene di più.» Improvvisamente cessò il chiacchiericcio dei corridoi. Tutti si erano fermati per vedere l'ultimo ragazzo della catena alimentare sfidare la regina della Harper e i suoi boccoli d'oro. «Ti sfido,» gli dissi battendogli sul petto il mio dito smaltato di rosa: «ti sfido. Dillo un'altra volta se hai il coraggio.» Non ricordo di aver mai parlato così, ma se lo dice Lomax gli credo. Quella era la mia vita, ero abituata a trattare così tutti quelli che avessero anche soltanto provato a dire che era caldo quando io sentivo freddo. Lomax invece resse il mio sguardo. Fin quando Lester non lo strattonò per un braccio e lo portò via.

«È da tutta una vita che mi sento fuori posto,» gli disse Lester nel bagno dei maschi. «Mi sento una ragazza ma guardami, in fondo ho un corpo da maschio. Posso accettare la gente che mi dà del frocetto. Mi ricordano il mio posto nel mondo. Ma se noi ci inimichiamo la Cerchia, è finita. Non troverei più il mio posto qui alla Harper, l'unico luogo dove posso veramente sentirmi me stesso.» Lomax capiva il suo ragionamento, gli promise che non avrebbe fatto altre pazzie.

Quando Lomax l'aveva promesso non poteva prevedere quello che sarebbe successo un paio di mesi dopo. Il farfallino blu di Lester era davvero diventata una piccola moda per i nerd delle ultime file. Un giorno, durante la ricreazione, Lomax si era recato alla Phoenix Room, ovvero la sala gioco dei geek. Nella mezz'ora di pausa si radunavano lì i ragazzi "strani", quelli che amavano indossare rudimentali mantelli ed elmi di cartapesta per impegnarsi in giochi di ruolo da tavolo. Di solito riuscivano a coprire parzialmente il loro vero abbigliamento. Il fatto che più colpì Lomax era che nessuno di loro indossava più il farfallino blu.

In un particolare angolo della Phoenix Room si trova una porta blindata ma annerita, contorta e barricata dal nastro adesivo giallo. In quel cantuccio si era isolato Simon Murphy. Stropicciava fra le mani il suo farfallino blu.

«Che ti prende, Simon?» Lomax non ottenne risposta. La ragazza dark del loro circolo gli si avvicinò per fornirgli tutti i chiarimenti del caso. Gli fece vedere una foto postata da Jimmy della Cerchia. Una foto in cui Jimmy strapazzava Simon Murphy (definendolo "cicciobomba") e il suo farfallino (nel post ironizzava sul fatto che se avesse sciolto il nodo, Simon si sarebbe sgonfiato come un palloncino).

Avete presente la goccia che fece traboccare il vaso? Jimmy stava entrando in classe quando venne spintonato verso la parete. Era la seconda volta in vita sua che Freddie Lomax osava sfidare una divinità della Cerchia. «Io ti sembro un cicciobomba, Jimmy? Vediamo come sgonfi questo palloncino.» Lomax faceva sul serio, agitando i pugni chiusi come se si trovasse su un ring.

«Non ho nulla di personale contro il tuo amico,» disse Jimmy, e sembrava dispiaciuto: «mi dispiace se ti ho ferito.» Lomax abbassò la guardia. Mossa sbagliata. Ricevette il destro di Jimmy su per il mento e finì steso per terra. Le vide davvero le stelline intorno alla testa. Aveva come la sensazione che Jimmy gli avesse spaccato la mandibola. «Dimmi, Lomax, il palloncino si è sgonfiato? In piedi, Lomax, fammi vedere se ti ho ferito.»

Lomax non poteva lasciar perdere. Ma ricordava la promessa fatta a Lester, così si rialzò e se ne andò via mentre Jimmy, alle sue spalle, lo derideva: «ma come? abbiamo già finito? Bravo Lomax, scappa che ti conviene! Lomax il vigliacco!»

Adesso so da dove viene quel soprannome.

WIZ GIRL (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora