SOULMATES #5

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La moquette dev'essere stata pulita di recente, ma non sono stati scrupolosi. La finestra dà su un ampio e buio parcheggio, dove sostano appena quattro automobili. Il bagno, nell'altra stanza, è piccolo quasi quanto la cabina armadio e altrettanto asettico. Non dico che un bagno debba suscitare emozioni da fotoromanzo, ma avrei preferito un tocco di personalità. Un sapone dal colore vivace. Un asciugamano dal ricamato disegno originale. Qualcosa, qualsiasi cosa. Invece niente. Alla parete, fisso in alto, un televisore che trasmette solo canali a pagamento. Sotto al televisore, un tavolinetto ammaccato e due sedie scomode. Di fronte al televisore, un grande letto matrimoniale.

Non avrei mai pensato che la prima notte con Lomax l'avrei passata in un motel. Almeno, non in questo genere di motel. Quando siamo usciti dalla clinica Quiet Garden era ormai quasi sera. La nostra indagine continuerà domattina, a mente più fresca, quando andremo a parlare con Howard River, il padre di Jack River alias Minimal Jack. Non conveniva tornare a Winter Spell e fare due volte la stessa strada così siamo rimasti in zona. Abbiamo trovato un motel economico, ma non abbastanza per affittare due camere separate. Così siamo finiti nella matrimoniale.

Lomax è andato alle macchinette, a prendere qualcosa da sgranocchiare per cena. Io lo sto aspettando seduta sul letto a piedi nudi e gambe incrociate, mentre fisso il televisore rotto e continuo a ripetere il mantra nella mia testa. Di tanto in tanto muovo le labbra, facendo uscire un filo di voce. Drizzo le orecchie osservando la porta della stanza, cercando di capire se Lomax sia di ritorno con la nostra cena carica di zuccheri. Sembra di no. Decido così di parlare a voce alta. Dalla mia testa il messaggio deve arrivare al mio corpo, forte e chiaro.

«Non farò l'amore con Freddie Lomax, stanotte!»

Sappiamo entrambi che c'è attrazione fra di noi. Ma se mai dovesse succedere, non può essere questa la nostra prima volta. Non in questo anonimo motel. Non mentre siamo nel pieno di un'indagine come due giovani investigatori di qualche libro per ragazzi. Ho rovinato tante cose finora, direi troppe. Non voglio aggiungere anche questa alla mia lista. Se mai dovesse succedere qualcosa tra me e Lomax, voglio che tutto sia perfetto. Non solo il posto, tutto. Voglio che capiti quando non dovrò più indossare maschere o mentire. Quando potrò tornare a essere Baby Lynn. Una semplice ragazza di diciotto anni. Non il leader di una qualche élite di studenti o uno spietato angelo della vendetta. Se mai dovesse succedere qualcosa tra me e Lomax, voglio che sia bello. Tanto da sembrare immeritato.

Come forse è già, in questo momento. Anzi, sicuramente. Anche se Lomax mi sbattesse contro una parete in strada, mi abbassasse le mutandine e mi prendesse con violenza dietro un cassonetto puzzolente mentre due barboni ci stessero spiando facendosi una sega... anche questo sarebbe uno scenario immeritato.

Io non merito qualcosa di bello. Io non merito Freddie Lomax.

Il pomello della stanza gira rumorosamente. Per un attimo la luce gialla e viola della scritta al neon Farmiga Motel for Family irrompe violenta, interrompendo i miei pensieri. Lomax è tornato, con un ricco bottino di snacks e qualche bibita che deposita sul letto liberandosi le braccia. Frugo alla ricerca di una barretta Wolfy mentre lui prende una sedia e si accomoda vicino al letto. È un bene che mantenga le distanze.

«Non abbiamo proprio fortuna con le cene!» gli dico, mettendo da parte l'unica barretta Wolfy. La mangerò per ultima, il dessert di questa cena di dolcetti. Lomax sorride, mentre si apre una lattina di Pepsi: «perseveranza è virtù, ci riusciremo!» Beve qualche sorso mentre io gli osservo la linea della guancia, ancora priva di barba, e scorgo una piccola cicatrice proprio sotto il mento.

Dicono che i ragazzi osservino il mondo intorno dando una rapida occhiata superficiale, mentre noi ragazze notiamo dettagli costantemente, come avessimo una lente di ingrandimento nel cervello. In effetti è vero, ma capita solo quando siamo interessate a quello che guardiamo. O almeno così è sempre stato, per me. Ho passato giorni a casa di Lomax, standogli vicina come adesso, e non avevo mai notato quella cicatrice. Né che i suoi occhi fossero di una sfumatura più simile al nocciola che al semplice castano. Né che i suoi capelli biondo cenere avessero un riflesso tendente al miele.

«Da bambino ho fatto un volo dalla bici,» spiega Lomax, toccandosi la cicatrice dopo aver notato il mio sguardo interrogativo. Io annuisco, ancora sconvolta dalla verità che ho appreso. All'inizio Lomax era solo una fase del mio piano per rientrare nelle grazie della Cerchia. Era un mezzo per raggiungere uno scopo, nient'altro. Avrei dovuto passare oltre, ma non ci sono riuscita. Credevo fosse nostalgia, tornare a sentirmi bene come quando stavo con lui. Poi ho pensato alla semplice attrazione fisica. Ma ora che noto tutti questi dettagli, capisco che la faccenda è assai più complicata.

Freddie Lomax mi piace sul serio.

«Lomax, ascolta,» metto da parte la barretta Wolfy e cerco di trovare il coraggio per continuare il discorso: «credo sia arrivato il momento di dirti la verità.» Sono pronta a confessare, anche a costo di perderlo. Lui conosce solo i fatti, gli eventi. Ma gli manca il pezzo più importante per avere il quadro completo. Le mie motivazioni. La rabbia che sentivo dentro. Il desiderio di vendetta che mi ha spinta nell'oscurità. Voglio dirgli tutto. Voglio essere sincera, per una buona volta. Lomax però scuote la testa. Dice che ascolterà la mia storia, ma non adesso. «Abbiamo altro a cui pensare, per il momento.» Insisto perché mi ascolti, e lui insiste di aspettare. Parleremo a tempo debito, mi promette, ma per il momento non dobbiamo distrarci.

«Lascia almeno che ti chieda scusa,» gli dico a mezza voce, accorgendomi che sto piangendo. Era da tanto che non lo facevo. Credevo di avere dimenticato come si fa: «ho ferito tante persone, Lomax... così tante che forse... non avrò modo di rimediare... ma almeno a te voglio chiedere scusa, anche se è troppo tardi...»

Scoppio in lacrime e mi nascondo il viso fra le mani. Vorrei che tutto si fermasse. Vorrei sparire nel buio, come quando ho visto il deepfake. Quanto mi vergogno a farmi vedere così. Sento Lomax scostare le mie mani dal viso. Fra le lacrime vedo il suo viso, così dolce. Mi sorride e dice: «non è mai troppo tardi per chiedere scusa, Baby Lynn.» Lo bacerei in questo momento, ma se lo facessi non riuscirei a fermarmi. Cerco di trattenermi e gli carezzo la mano. D'un tratto Lomax assume una inaspettata faccia scura. Si fa serio tutto d'un tratto. «C'è una cosa però che non ti perdono.» Trattengo il fiato, impaurita. «Quando ti deciderai a chiamarmi Freddie?!» Scoppio a ridere, e gli chiedo scusa ancora una volta. Proprio non ce la faccio. Per me resterà sempre "Lomax".

Finiamo di mangiare e ci mettiamo a letto, vestiti. Mi addormento quasi subito, scivolando in un sogno. Sono con Lomax, anche lì. Passeggiamo mano nella mano nei corridoi deserti della Harper High School. Passando per l'anticamera della presidenza sentiamo Night Time degli XX dalla radiolina accesa di Jenna. Un pezzo che mi eccita da morire. Entriamo nell'ufficio del signor Duke e chiudiamo la porta. Lomax mi solleva e mi poggia sulla scrivania. Inizia a mordicchiarmi l'interno delle cosce partendo dal ginocchio. Alterna un piccolo morso a un leggero bacio scendendo lentamente. Ho ancora le mutandine ma sono già bagnate. Mi dà un altro morso, più deciso, e le fa scivolare togliendomele con i denti. Chiudo gli occhi aspettando di scoprire cos'abbia intenzione di farmi. La sua mano mi accarezza il viso e io gli succhio il pollice. «Tu sei mia, Baby Lynn,» dice, e sento che è vero. Sono sua, completamente.

La mano di Lomax scivola fino al mio collo e inizia a stringere, forte. Mi manca il respiro. Non mi piace più. Apro gli occhi e Lomax è sopra di me. Ma non è più lui. Il suo viso sta cambiando. I capelli diventano più biondi, la barba inizia a crescere folta, e il colore degli occhi muta del tutto. Sono occhi gelidi da cui non traspare alcuna emozione. Uno sguardo che mi terrorizza più della stretta al collo. Minimal Jack ha preso il posto di Lomax e ora mi sta fissando.

«Tu sei mia, Baby Lynn!» Stesse parole, eppure diverse. Sta rivendicando il suo diritto. Lui mi possiede come fossi un oggetto. Come uno dei suoi fumetti da collezione. E nessuno deve permettersi di dire il contrario. Provo a svincolarmi, a scappare, ma non riesco. Mi manca l'aria. Cerco di allentare la presa di Minimal Jack su di me allontanando il suo braccio. Riesco a prendere un respiro a malapena, una manciata d'ossigeno, quando mi fermo terrorizzata. Nell'occhio di Minimal Jack inizia ad apparire qualcosa che non avevo mai visto. Un'emozione. La rabbia.

Le cinque dita della sua mano destra compiono il giro dalla gola e si intrecciano dietro la mia nuca, allungandosi innaturalmente. Le sue orecchie iniziano a diventare più familiari con quelle di certe bestie, come la sua barba abbandona il colore biondo per trasformarsi in una pelliccia. Stava ancora dritto sulle sue gambe però. Come se la Bestia fosse un rivestimento inferiore, uno strato di pelle, al cui interno nascondeva qualcosa di umano. Ancora in grado di scandire le parole: «TU SEI MIA!!!» prima di avventarsi sulla mia giugulare e affondarci le zanne.

Mi sveglio urlando, nella camera del motel. Lomax mi abbraccia, calmandomi. Per fortuna è stato solo un incubo. Per fortuna Freddie Lomax è qui con me.

WIZ GIRL (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora