FEEL GOOD #2

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FREDDIE LOMAX P.O.V.

«Cambia gli schermi. Baby Lynn non deve perdersi nulla.» Sono le prime parole che sento, quando inizio a riprendere i sensi. Devo essere rimasto incosciente per alcune ore. Sono adagiato su una sedia, come fossi un vecchio cappotto. Faccio forza sulle braccia e mi siedo meglio, rispetto a prima. Minimal Jack mi sta guardando. Mette da parte il cellulare. Oddio, che mal di testa!

«C'è dell'acqua sul tavolo, serviti pure.» La voce del mio carceriere supera il concerto di violini nella mia testa e mi fa concentrare sul piccolissimo tavolino di fronte a me. C'è una bottiglia di vetro colma di liquido trasparente fino all'orlo. Accanto alla bottiglia, due bicchieri di vetro. Sono assetato, ma non so se mi posso fidare. Minimal Jack nota la mia riluttanza. Si avvicina e versa qualche sorso del liquido trasparente in uno dei bicchieri di vetro. Beve senza esitazione: «visto? È solo acqua.» Annuisco e non perdo più tempo. Allungo il braccio e riempio il secondo bicchiere di vetro fino all'orlo. Bevo tutto d'un fiato. Non mi basta però, devo averne ancora. Ripeto l'operazione e solo adesso mi rendo conto che non sono legato o ammanettato. Potrei fare uno scatto e scappare dalla porta. Qualcosa però mi fa capire che sarebbe una pessima idea. La cavigliera elettronica che ho indosso. Sembra uscita da qualche film di spionaggio. Non credo che serva solo a monitorare i miei spostamenti.

«Non mi piacciono le manette,» riprende Minimal Jack che ha notato il mio sguardo sul congegno: «così ho costruito un sistema più efficiente. Se provi a scappare, o a farmi del male, quella piccola scatolina regalerà al tuo corpo una scarica elettrica pari a quella di un fulmine. Ingengoso, vero?»

Sospiro e annuisco, realizzando di non avere altra scelta. «Non ho intenzione di scappare, Jack. E non ho intenzione di farti del male. Non sono il tipo.» Anche lui annuisce, confermando le mie parole: «ah, lo so bene!» Si dirige verso la parete, dandomi il tempo di osservare attorno. Non ho capito dove sono, ma di sicuro non sono più alla Harper. Forse non sono più nemmeno a Winter Spell. La stanza in cui mi trovo è in un palazzo. Un piano alto, a giudicare dal panorama alla finestra. Ed è stata arredata come un ufficio aziendale. La scrivania però non è ampia o in legno scuro, classico simbolo del potere. Al contrario è piccola e trasparente. Sembrerebbe quasi di vetro, come la bottiglia d'acqua di fronte a me. Come il tavolino su cui è poggiata. Come le uniche due sedie: una vicina alla scrivania e quella su cui sono seduto io. Sulla scrivania c'è un laptop e il laptop è collegato a una grande schermata fissa alla parete. Tutto qui. Non c'è altro. Minimalista di nome e di fatto!

«So bene che tipo sei, Lomax.» Minimal Jack digita velocemente alcuni tasti sul laptop: «spero che non ti dispiaccia se ti chiamo Lomax. "Freddie" proprio non mi riesce, come per Baby Lynn!» Alzo le spalle e commento: «nessun problema.» Minimal Jack dà un colpo secco alla tastiera del laptop. Sulla schermata inizia una sorta di presentazione, con un solo argomento: me. Il mio certificato di nascita, le mie cartelle mediche, i risultati dei miei test scolastici, l'esame di guida, centinaia di foto personali insieme alla mia famiglia, allo zio Arthur, a Lester, e infine le più recenti con Baby Lynn. Tutta la mia vita passata al setaccio. Questo mi fa ancora più paura della possibilità di morire fulminato.

«Eri il candidato ideale per il piano di Baby Lynn. Il perfetto Congo Boy.» Si gira verso si me e si avvicina: «sai cosa intendo dire quando ti definisco un Congo Boy?» So bene di cosa parla, ma non mi lascia rispondere. Vuole essere lui a spiegare tutto. Questo tizio ama troppo il suono della sua voce!

«Mi riferisco al film Congo del 1995. Un film di cui nessuno sembra ricordare l'esistenza nonostante la trama avventurosa, la convincente interpretazione degli attori e gli ottimi risultati al botteghino dell'epoca. Ancora oggi quelli che giurano di averlo visto, hanno non poche difficoltà a ricordare anche una singola scena. Come si spiega questo curioso fenomeno? Due anni prima era uscito Jurassic Park e quel film aveva cannibalizzato l'attenzione del pubblico, diventando l'unico che meritasse di essere ricordato e facendo cadere Congo nel dimenticatoio.»

Beve un sorso d'acqua e poi ricomincia: «un Congo Boy è proprio questo, un ragazzo che meriterebbe più attenzione ma viene oscurato da tipi più fichi di lui. Tu dovevi essere solo questo, la prova che Baby Lynn poteva trasformare Congo in Jurassic Park. Così sarebbe stata riammessa nella Cerchia e l'avrebbe distrutta. Dovevi essere solo un mezzo per raggiungere uno scopo, ma non è più riuscita a fare a meno di te. Cosa hai fatto, Lomax? Come ti sei reso così indispensabile? Come sei riuscito a manipolare Baby Lynn?» Non so come rispondergli. Non so nemmeno se capirebbe la mia spiegazione. Ancora una volta però, mi precede.

«Capisco. Confidenza richiede confidenza. Molto bene, Lomax. Io ti dirò il mio segreto e poi tu mi dirai il tuo. Uno scambio equo, no?» Non mi interessano i suoi monologhi da cattivo dei fumetti o le sue motivazioni da terrorista. Ma se questo può distrarlo da Baby Lynn, allora lo lascerò parlare.

«Iniziamo da questo, caro Lomax: il mondo che conosci sta per finire.»

WIZ GIRL (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora