LEVEL UP #2

1.1K 116 68
                                    

Il professor Williamson è un ometto bassino con una folta barba cespugliosa, ma con un orecchio musicale perfetto. Frustrato di dover insegnare sempre gli stessi quattro spartiti agli alunni, Williamson ha convinto il preside a mettere su un corso intensivo di musica alla Harper High School. Sarebbe stato riservato solo a pochi studenti, i migliori. Il corso adatto a Chloe che ama la musica, ma soprattutto la disciplina. Il mondo si divide in tre categorie: quelli che dettano le regole, quelli che infrangono le regole e quelli che seguono le regole. In quanto membro della Cerchia, Chloe è una che decide. Ma segretamente desidera la pace della sottomissione.

Entro in aula musica senza farmi notare. Chloe è seduta al piano adesso, come chissà quante volte in passato. La schiena rigida, gli occhi fissi sullo spartito, le mani che scorrono fluide sulla scia dei tasti bianchi e neri. Una esibizione perfetta, degna dello stesso Wagner. Eppure il professor Williamson non sembra soddisfatto. Qualcosa lo disturba. Continua a pizzicarsi la barba e a fissare Chloe, che inizia ad agitarsi come in un attacco di panico. Dove ha sbagliato? Come ha fatto a sbagliare? Williamson si avvicina mettendo una mano avanti, cercando di calmarla.

«Chloe, sei stata magnifica. Come sempre.» Sembra essere riuscito nel suo intento, ma poi aggiunge: «è questo il problema.» Williamson estrae il cellulare dalla tasca. Clicca su un video YouTube e fa ascoltare a Chloe una registrazione del pezzo che ha appena eseguito. Ferma l'audio in un momento specifico e chiede se Chloe ha capito cosa è appena successo. «Ha sbagliato,» dice Chloe, annuendo. Williamson le dà ragione. Il pianista della registrazione non ha rispettato correttamente la pausa fra le battute. È il suo punto debole, ma è anche la sua firma. La sua parte di umanità. Ciò che lo rende diverso da tutti gli altri pianisti. Ciò che Chloe sembra non avere. Lei fa pausa quando si deve, schiaccia i tasti con la presione giusta, non sbaglia neanche una nota. Williamson le dice che a questo punto, tanto vale far eseguire lo spartito a un programma del computer. Chloe possiede talento e competenza, doti che la faranno arrivare lontano e conquistare alte vette. Ma non bastano per Williamson, che vuole insegnare a ragazzi, non a robot.

«Vorrei tanto vederti aggiungere qualcosa di tuo, Chloe. Sarebbe la prova che sei umana.»

Le parole di Williamson mi risuonano in testa mentre mi dirigo verso la palestra. Passando per i corridoi incrocio Lomax. Sta mettendo dei libri nel suo armadietto, per la lezione di domani. Si gira a guardarmi e io accenno un tiepido saluto. Non so come comportarmi, come reagirà. Se mi parlerà, se mi urlerà contro. Non ci siamo più parlati da quando sono tornata nella Cerchia. Ogni mattina entra in classe, si rifugia nella sua ultima fila e fa finta che io non ci sia. Però adesso mi ha vista. Cosa farà?

Niente. Chiude l'armadietto e se ne va. Non una parola, non un saluto. "Ti facevo più maturo, Lomax!" penso dentro di me, mentre riprendo a camminare in direzione della palestra. Almeno un saluto avrebbe potuto farlo. Ma se vuole portare avanti questa sceneggiata, continuare a far finta che io non sia stata importante per lui, si accomodi pure. Sono stata la madrina della sua popolarità! Un minimo di riconoscenza mi sarebbe dovuta!

Cerco di non pensarci ed entro in palestra. Il coach Norris sembra felice questa volta. Urla a Jimmy commenti positivi. Finalmente Jimmy ha capito cosa significa "fare gioco di squadra". Il coach Norris non vede quello che vedo io. Quello che Matt sta vivendo, correndo su e giù per il campo e implorando un passaggio. Matt e Jimmy sono in squadra insieme, come sempre. Ma Jimmy ha deciso di spezzare la tradizione. Sta servendo qualsiasi altro compagno di squadra, tranne il suo miglior amico. E quando Matt passa la palla a Jimmy, questi la rimanda subito a qualcun altro. Non vuole nemmeno fare canestro, se è stato Matt a contribuire.

Il coach Norris fischia la fine dell'allenamento. La squadra di Matt e Jimmy ha vinto. Con un vantaggio molto scarso, ma ha vinto. Mentre si asciugano il sudore, Matt chiede a Jimmy cosa gli sia preso oggi. «Rilassati, amico. Provo cose nuove. È di moda ormai, no?» Poi Jimmy si dirige alle docce senza aspettare Matt, che lo segue senza aggiungere altro.

Mi siedo sulle gradinate ad aspettare. Infilo le cuffie e passo in rassegna la mia playlist. Sono le canzoni che ascolto sempre, ma oggi mi va di provare qualcosa di nuovo. Ricordo una conversazione sui Led Zeppelin con il padre di Lomax. Scarico Ramble On. La ascolto tre volte di fila, poi vedo i ragazzi uscire dalle docce... e qualcosa di strano. Jimmy fa uno spintone a un compagno di squadra e gli mostra il dito medio. Escono dalla palestra guardandosi in cagnesco. «Che è successo?» chiedo a Matt, quando mi si avvicina. Lui mi spiega che il ragazzo spintonato da Jimmy ha fatto un brutto commento. Ha chiesto se non fosse il caso di fare il test del doping anche a noi, in quanto amici di Chris.

Dentro di me sorrido, ma parlo a Matt con tono dolce. Gli dico di lasciar perdere. La cosa si sgonfierà con il passare del tempo. Gli dico che sono qui per lui, per sapere come sta. «Io non lo sapevo!» Matt cammina su e giù, si è agitato di colpo. «Mi ha detto solo il suo nome. Non pensavo fosse Patricia Haggis! Al cinema abbiamo parlato un po', forse anche flirtato, giuro che non lo so più! Perché lei è qui, adesso? Ha scoperto la verità? È così, non è vero Baby Lynn? È così?»

Matt sta avendo un attacco di panico. Sembra un cervo che ha fiutato la presenza di un cacciatore. Gli dico di fare un respiro profondo. Agitarsi non aiuta. Inizia a calmarsi, io gli parlo con voce rassicurante. «Patricia Haggis non sa niente. Non può sapere niente. Quindi non permetterle di rovinarti la vita. Il passato è passato, Matt. Non si può cancellare. Ma si può andare avanti.» Matt non sa come fare. Provo a fargli vedere le cose in prospettiva. Devono solo passare un anno insieme. Un anno di una lunga vita in cui non si rivedranno mai più. Può evitarla, far finta di non conoscerla. Ignorarla, anche se lei lo cerca. Si può ignorare qualcuno anche se è nella stessa classe con te. Anche se avete un passato che vi lega. Matt annuisce, più calmo.

Ci salutiamo e torno a casa. Durante il tragitto ascolto Travelling Riverside Blues. Anche Mercedes cammina su e giù per la stanza, parlando al suo auricolare. Lei però è tutt'altro che un cervo in pericolo. Non è nemmeno il cacciatore. Lei è una leonessa, un predatore. Dirige uno scrutinio da remoto, con il suo tono severo e deciso a cui non si può fare altro che obbedire. È in casa, potrebbe stare in pigiama e non la noterebbe nessuno. Ma per lei è importante vestire di tutto punto. Sfoggia il suo completo azteco: nero notte con spalline, un paio d'orecchini che sono dobloni raffiguranti quello che sembra un teschio fanno il paio con il ciondolo di ametista che un cerchietto indiano le fa pendere sulla fronte, fili di collane di perle che scendono e si aggrovigliano sui seni e sull'addome fino alla gonnella nera, sandali allacciati sino al ginocchio, guanti neri chiusi da bracciali d'oro e cinturone con medaglioni dorati. Ha in mano il cellulare, che fissa avidamente. Non pensavo che le cifre di una multinazionale fossero così interessanti.

Mercedes chiede una pausa di cinque minuti e stacca l'auricolare. Mi sorride con malizia quando mi mostra il cellulare. È su Tinder a osservare gli addominali di Stefan, lo stagista che le risorse umane le hanno dato in sostituzione di Darren. Ecco perché era così eccitata! Penso sinceramente che mia madre sia un caso di ADHD non diagnosticato, quella malattia che ci hanno spiegato in classe a proposito delle persone iperattive, super ansiogene e bulimiche: il dipinto spiccicato di Mercedes. Mi dice che ha passato la foto alla sua collega del reparto malattie terminali. Quell'addome piatto resusciterebbe i morti! La collega però non sembra aver apprezzato. Meglio, potrà avere Stefan tutto per sé!

«Baby mia, ricordi quando mi dicevano che per far carriera dovevano andare sotto la scrivania?» Lo ricordo bene. «Ora che sono io la tipa alla scrivania, credi che qualcuno andrebbe sotto con me? Magari Stefan? Mi ci vorrebbe proprio!»

Mi rifugio in camera, lontana da certi discorsi. Accendo il laptop e apro il canale di comunicazione sicuro con Minimal Jack. Gli dico che, a parte Lomax che non mi rivolge la parola, tutto procede per il meglio e presto farò la mia nuova mossa con Chloe.

"PERCHÈ PARLI DI LOMAX?"

Minimal Jack non scrive mai tutto maiuscolo. Capisco di aver fatto uno sbaglio terribile. Chiedo scusa. È stata una svista, una defaillance. Lomax è stata solo una pedina. È servita allo scopo e ora è un capitolo chiuso. Cito le parole di Minimal Jack: "La nostra componente essenziale è migliore della somma di tutte le altre parti che ci definiscono." Minimal Jack si tranquillizza. Ricordo come mi ha dato quella lezione...

WIZ GIRL (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora