RED ZONE #4

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Tornata dal bagno, la lezione della signorina Huxley è continuata senza intoppi. Al suono della campanella Lomax mi ha raggiunta in corridoio, chiedendomi cosa sia accaduto. Gli dico che sono iniziate le allucinazioni, quelle di cui mi aveva accennato Montero. Non so quanto dureranno e forse è un bene che siano iniziate ora. Prima si fanno avanti prima potrò lasciarmele alle spalle. Lomax insiste per accompagnarmi a casa. Dice che così potremo approfittare della passeggiata per rivedere la strategia. Forse è così o forse Lomax ha paura che mi cavi gli occhi in preda a un delirio! In entrambi i casi sono felice che lui ci sia. Usciamo dalla Harper High School, superando una schiera di studenti chini sui loro cellulari, pronti a obbedire senza protestare.

«Non pensavo fosse così difficile distinguere la realtà da un'allucinazione,» confido a Lomax mentre ci dirigiamo verso casa mia: «sapevo che quell'uomo non era veramente lì ma non sono riuscita a ignorarlo, a non avere paura di lui.» Non so come comportarmi le prossime volte, perché è chiaro che ci saranno. Lomax si mordicchia il labbro, alza lo sguardo e inizia a far girare le rotelline del cervello. È davvero tenero. «In situazioni di pericolo o si scappa o si combatte. Quando il pericolo è dentro di te, non puoi scappare. Tanto vale combattere.» Il pensiero di Lomax è abbastanza logico ma non posso pensarci. C'è un'altra battaglia in corso e non dobbiamo perdere di vista l'obiettivo principale. Trovare Minimal Jack e il modo di distruggere WIZ.

Ci salutiamo, promettendoci di risentirci nel pomeriggio. Quando entro in casa vedo Mercedes davanti allo specchio, prepararsi per uscire. Infila la giacca nera e sistema il cravattino. Calza stivali neri a tacco alto e rumoroso. Sul tavolo noto un'insalata finita solo a metà, il suo pranzo. Mercedes vede il mio riflesso nello specchio e si gira per spiegarmi come mai è in casa. Oggi i Grandi Capi hanno iniziato la fase conclusiva della loro ispezione. Hanno chiesto a tutti in azienda di restare a casa questa mattina, per un controllo a sorpresa dei registri. Fa un respiro e mi chiede cosa ho deciso di fare in merito a "quella faccenda". Mi chiede se ho intenzione di rivelare la verità sulla mia presunta aggressione, che in realtà era un tentato suicidio.

«Ti ho chiesto di non farlo, e credo di avere sbagliato. Hai tutto il diritto di dire come sono andate le cose. Ti chiedo solo di aspettare un altro po'. Fino a quando i Grandi Capi non abbiano finito la loro ispezione. Non possiamo permetterci di attirare scandali, ora come ora.» Mercedes fa un passo in avanti, suggerendomi simbolicamente che sta cercando di venirmi incontro con la sua proposta. «Quando l'ispezione sarà finita,» continua, Mercedes: «potrai dire quello che vuoi. Magari non proprio tutto. Ad esempio, potresti lasciarmi fuori. Potresti dire che io non lo sapevo, che nessuno mi ha mai parlato di questa possibilità. In questo modo tu ti sarai tolta un peso dal cuore e io non apparirò un mostro. In questo modo vinciamo tutti, Baby mia.»

Non ho le energie per affrontare Mercedes. Le dico che ci penserò su, che sono molto stanca e ho bisogno di dormire. Lei mi lascia andare in camera, a riposare e a riflettere sulle sue parole. «È una mediazione, un'ottima mediazione!» sono le ultime parole che sento, prima di chiudere la porta.

Crollo sul letto. Sono sfinita ma continuo a sentire una specie di corrente elettrica che mi attraversa le vene. Una scarica di adrenalina in seguito all'allucinazione, che non mi permette di addormentarmi. Posso solo chiudere gli occhi e cercare di far scivolare i pensieri che mi stanno ossessionando. Un unico pensiero, in effetti. Minimal Jack. Tutto quello che è stato per me dal quel primo giorno in ospedale. Tutte le prove a cui mi ha sottoposta. Il modo in cui si è infilato nella mia testa e tutto quello che gli avrei lasciato fare, se solo me lo avesse chiesto. A ripensarci adesso, mi viene lo schifo per quello che facevo la notte alla Tipping Wiz. Infilare le mani nelle mutandine e spingere le dita nel profondo, immaginando che ci fosse lui sopra di me. Dentro di me. Tremavo di piacere e avvertivo la sua presenza. Così vicino da poterlo sfiorare, accarezzare. Amare.

L'ho sognato tante volte, quante l'ho immaginato. A occhi aperti e chiusi. Mi chiedo, a questo punto, se siano stati soltanto sogni. Se non abbia giocato con la mia mente in modo da spingermi a desiderarlo. Per legarmi a lui in modo indissolubile. O forse per il semplice, sadico piacere di godersi lo spettacolo. Perché lui sicuramente mi avrà spiata. Perché lui vede tutto, proprio come ha detto a me e Lomax. Lui vede tutto...

Scatto in piedi e seguendo il mio naturale istinto corro a prendere il cellulare. Mi blocco però, ragionando. Non posso correre questo rischio. Faccio una rapida doccia, per non apparire troppo distrutta. Mangio qualcosa al volo ed esco per andare a casa di Lomax. Busso alla porta e Nathan mi invita a entrare. Dice che posso raggiungere suo figlio in camera. «Però tenete la porta aperta!» aggiunge, senza crederci troppo. È una delle frasi di rito che i padri devono dire.

Entro in camera di Lomax e, prima che possa parlare, gli faccio cenno di fare silenzio. A gesti gli chiedo di spegnere il suo cellulare, proprio come io faccio con il mio. Li chiudiamo in una busta e gli chiedo di portarli in un'altra stanza. La prudenza non è mai troppa. Quando Lomax è di ritorno, gli dico cosa ho capito.

«Lui vede tutto, Lomax. Tutto e tutti. Siamo il suo esperimento. Deve sempre tenerci d'occhio. Minimal Jack sta spiando gli studenti della Harper, e non credo lo faccia grazie ai cellulari!»

WIZ GIRL (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora