Capitolo 48

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Spesso sono le emozioni ad agire per noi, sono loro che guidano il nostro corpo verso le gesta e sono sempre loro che prendono il sopravvento portandoci a fare cose che razionalmente non avremmo mai il coraggio di fare. Sono più pericolose dell'alcol a volte, quando sei ubriaco dici e fai cose che da sobrio non hai il coraggio di fare e le fai in quel momento solo perché non sei lucido e perché sai che il giorno dopo non ricorderai niente e che se anche ricordassi puoi dare la colpa ai bicchieri di troppo bevuti; con le emozioni la situazione è piuttosto simile, fai cose che in un momento di lucidità e tranquillità non faresti, ma poi ti trovi in preda alla paura, all'amore e non capisci più niente. Ti fanno perdere la lucidità più di quando possano fare dieci bicchieri di Vodka.

Questo era ciò che stava succedendo a Lauren, le emozioni la stavano guidando e la stavano portando a schiacciare sempre di più il piede sull'accelleratore, se le si chiedesse di riassumere ciò che era successo da quando aveva ricevuto la chiamata da Ariana lei non ne sarebbe stata in grado, aveva spento il cervello ed era caduta in preda alla paura, alla rabbia ed al senso di colpa che erano nati dentro di lei. Camila era stata investita e lei non c'era, avrebbe potuto farglielo evitare costringendola con la forza a salire in auto con lei ma non l'aveva fatto, aveva lasciato alla cubana la possibilità di una scelta ed adesso era in un ospedale probabilmente attaccata a dei tubi e a delle macchine.

Ariana non le aveva spiegato niente, la voce era troppo rotta ed i singhiozzi erano troppo frequenti affinché potesse parlare e spiegare la situazione. A quella frase infatti, Lauren aveva subito riattaccato, si era rimessa le scarpe ed era corsa fuori casa scappando con la sua auto verso l'ospedale, l'unica cosa che aveva chiesto alla sua migliore amica era proprio l'indirizzo di quest'ultimo, il quale era a distanza di venti minuti da casa sua. Venti minuti che diventarono dieci perché Lauren corse come una matta, non guardò i semafori e non si preoccupò di sorpassare le persone per strada, ed il che era affatto strano da parte sua, di quella ragazza si poteva dire di tutto ma non che non fosse prudente alla guida. Ma quella sera c'era qualcosa che più di una multa e più di un pericolo stradale la preoccupava, la vita di Camila era appesa un filo.

Arrivata all'ospedale non si curò nemmeno di pagare il parcheggio che corse subito verso l'ingresso, la donna che stava all'accettazione quando la vide le disse di aspettare ma Lauren non la ascoltò.

-" Voglio che mi dica dove si trova Camila Cabello o giuro che scateno il panico in questo cazzo di ospedale "-

I presenti nella sala d'aspetto si voltarono a guardarla ma lei non se ne curò minimamente, c'era chi probabilmente la prendeva per una matta e chi magari capiva in che situazione poteva trovarsi, persone le quali avevano parenti gravi la comprendevano.

-" Signorina deve aspettare le ho detto "- disse la donna ancora una volta.

-" Io non aspetto niente è chiaro ?! Mi dica subito dove si trova la mia ragazza "- prepotentemente Lauren sbattò il pugno sulla superficie marmo e lì la donna sussultò. La guardò negli occhi vedendo come volesse ucciderla con lo sguardo e si voltò verso il computer per cercare il nome di Camila tra la lista dei pazienti appena ricoverati.

-" Karla Camila Cabello Estrebao giusto ? "- Lauren annuí e la donna guardò nuovamente lo schermo di fronte a se.

-" Mi dispiace ma la signorina Cabello è appena entrata in sala operatoria con il dottor Martin, non potrà vederla ma può attendere con il resto dei parenti al secondo piano "- ancora una volta la corvina annuí e non si curò nemmeno di ringraziare la donna prima di salire al piano da lei indicatogli.

Guardò con attenzione il nome che c'era scritto nelle targhette accanto ad ogni porta che ci fosse ed appena vide la scritta 'sala d'aspetto' entrò subito dentro. Li vide i genitori di Camila insieme a quelli di Ariana, con loro la sua migliore amica insieme alla sua ragazza e Carlos con Ally. La stanza era bianca, tutto in quel buco di posto aveva come tonalità quel bianco sporco che caratterizza gli ospedali, Lauren lo odiava, unito all'odore di disinfettante che circolava nell'aria.

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