Capitolo 24

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Aveva corso come una pazza per quasi un quarto di Los Angeles, quella cittá era immensa e Camila non aveva idea di dove andare. Le strade affollate, la gente che spintona ed i clacson delle macchine che fanno da sottofondo a tutta quella confusione, stavano mandando letteralmente in tilt la piccola cubana. Le lacrime avevano rigato le sue guance ed i suoi occhi erano ormai rossi e gonfi, aveva pianto molto, correva e piageva, queste erano le uniche azioni che il suo corpo era in grado di svolgere mentre le parole di Lauren e di Miley si ripetevano ancora nel suo cervello.

Inconssapevolmente Lauren aveva ripetuto la stessa frase che un anno prima Miley aveva detto a Camila quel giorno in mensa ed era anche la stessa frase che aveva distrutto la ragazza. Per molta gente, soprattutto per gli adolescenti, spesso le parole non hanno peso, non hanno gravità, eppure per Camila quella semplice frase aveva scottato piú delle patatine fritte bollenti gettate dentro la sua maglia.

La ragazza era sempre stata sin da bambina molto sensibile, dava sempre valore alle cose piú piccole senza mai trascurare nulla, alcun particolare. Era per questo che, infatti, ogni frase, ogni parola, ogni sillaba che le veniva detta aveva per lei un valore o un peso, a seconda di ció che le veniva detto.

L'anno prima, quando in mensa era accaduta quella scenata davanti tutta la scuola, Camila si era sentita profondamente umiliata, violata, piú delle altre volte in cui le due bionde si divertivano a ricoprirla di dispetti. La cubana era scappata da scuola, aveva infranto la regola, lasciato tutto da parte ed era corsa via andando a rifugiarsi nella vecchia catapecchia abbandonata sulla spiaggia che Alejandro, suo padre, aveva costruito quando lei e Carlos erano piccoli per permettere ai due bambini di giocarci quando il mare era agitato e non potevano entrare in acqua. Aveva pianto ed urlato per molto tempo fregandosene del fatto che qualcuno potesse sentirla, continuava a sentirsi inutile dinnanzi al mondo, uno stupido scherzo della natura che non meritava di avere esistenza; ogni volta qualcuno si prendeva gioco di lei per qualcosa, alle scuole elementari perché portava i fiocchi in testa, alle medie perché aveva scarse possibilità economiche e non poteva permettersi tutto ciò che i suoi compagni avevano ed alle superiori..bhe, neanche lei sapeva il motivo per il quale, anche alle superiori veniva derisa, ma di una cosa era certa: non aveva piú sicurezza di se stessa.

Camila si sentiva fragile, persa e vuota, sentiva di non avere piú una motivazione per alzarsi al mattino ed affrontare la giornata. Poi il trasferimento a Los Angeles, quel trasferimento che doveva essere tanto doloroso si era invece rivelato una nuova opportunità per essere felice. Camila sentiva di star finalmente respirando aria nuova, di aver dato una svolta alla sua vita, aveva ritrovato sua cugina Ariana ed era riuscita finalmente a farsi degli amici, amici che non la deridevano alle spalle, anzi la supportavano come ad esempio Dinah e Lauren.

Lauren.

Quella ragazza stava diventando davvero importante per Camila, le stava facendo riacquisire la sicurezza che aveva perso facendole abbassare i muri di difesa che la piccola nel corso degli anni andava innalzando, e poi con una semplice frase aveva nuovamente dato a Camila la motivazione per chiudersi ed aggiungere nuovi mattoni ad i suoi muri. Camila iniziava ad interpretare la connessione con Lauren come un ponte che andava a collegarle, Lauren con i suoi demoni e Camila con i propri, ed invece non era cosí. A quanto pare con loro la frase 'Bridges not walls' non aveva funzionato.

La cubana si ritrovava spaesata su di una strada a lei sconosciuta, la gente passava a grandi gruppi investendola senza neanche chiederle scusa. La piccola sollevó lo sguardo e trovando un cartello indicativo con su scritto:
West  Hollywood. Spostó il peso del suo zaino su di una spalla ed estrasse dalla tasca inferiore il portafoglio, lo aprí e notó che oltre ad una banconota da un dollaro non c'era nient'altro.

Bene, ed ora come cazzo lo pago un taxi per andare a casa ? pensó.

Guardó l'orario sullo schermo del suo iphone e vide che non erano nemmeno le tre del pomeriggio. Avrebbe potuto chiamare Ariana o Normani per chiederle di andare a recuperarla ma non voleva che né sua cugina, nè i suoi amici perdessero ore di scuola solo per lei. Per un attimo le balenó in mente l'idea di farsela a piedi, avrebbe inserito la sua posizione attuale sul gps ed avrebbe lasciato che esso la guidasse fino a casa, ma poi si accorse che il suo telefono era quasi completamente scarico.

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