Capitolo 56

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-" E se poi dovessero iniziare a farmi troppe domande ? Sai che non sopporto quando mi fanno troppe domande "- disse la cubana scatenando un leggero risolino da parte della ragazza accanto a lei.

-" Camz gli interrogatori servono proprio a questo. Siamo qui perché così quei poliziotti possono farti delle domande per ricostruire la dinamica del tuo incidente "- le rispose Lauren accarezzandole una guancia. Camila dal suo posto sulle gambe della corvina sbuffò e si appoggiò alla sua spalla.

Quel pomeriggio le due ragazze in compagnia di Sinu erano andate al commissariato di polizia in quanto gli agenti avevano bisogno di una testimonianza da parte di Camila riguardo al suo incidente avvenuto quasi un mese prima. La ragazza quando le era stato comunicato di doversi presentare al commissariato era stata un po' restia, innanzitutto perché non ricordava propio niente del suo incidente e di conseguenza non sapeva a cosa sarebbe potuto essere utile parlare con lei, e poi perché non le importava di sapere chi fosse stato alla guida di quell'auto la sera di San Valentino.
Il fatto che fosse uscita viva ed intatta da tutto ciò era già una vittoria per lei. Guardare in faccia chi l'aveva quasi ammazzata non era una soddisfazione che aveva bisogno di provare in quanto non era di suo interesse farlo, i suoi genitori al contrario suo invece non vedevano l'ora di scoprire di chi fosse stato a ridurre la loro bambina ad un letto di ospedale. La cubana capiva quelle che erano le preoccupazioni dei suoi genitori, arrivare quasi a perdere una figlia non era certamente stata una passeggiata per loro, ma sicuramente l'intensità di preoccupazione riguardo a sapere l'identità di quell'uomo che avevano Alejandro e Sinu non era lo stesso che aveva lei. Da quando si era risvegliata il suo obbiettivo era soltanto quello di vivere e di non lasciare niente alle spalle, niente rimpianti e niente preoccupazioni. Diamine aveva sedici anni, aveva una vita davanti e sicuramente non era quello il momento giusto per pensare alle cose brutte, a quello ci pensavano gli adulti.

-" Mija non iniziare a lamentarti, quell'uomo ti ha quasi ucciso ed è giusto che paghi le conseguenze delle sue azioni "- intervenne Sinu, la donna non si capacitava di come la figlia potesse dare così poco peso a qualcosa che in realtà era molto importante.

La ragazza sbuffò ed alzò le spalle annuendo appoggiandosi poi di più al petto di Lauren e accoccolarsi a lei. Da quando Camila era uscita definitivamente dall'ospedale erano passati un paio di giorni, era stata ricoverata due settimane e mezzo in modo da tenere in continua osservazione le sue contusioni e ferite e quando i medici l'avevano ritenuta idonea alle dimissioni non si erano fatti problemi a rimandarla a casa, con la clausula che però nel caso avvertisse qualsiasi sintomo, anche stupido, doveva tornare a farsi visitare immediatamente.

Camila però era tranquilla di ciò, nonostante fosse sempre stata una ragazza che faceva di tutto per evitare di vedere i dottori e di fare ogni tipo di visita, stavolta aveva compreso che la paura è solo un alleato del male e che non facendosi visitare qualunque fosse stata la sua patologia avrebbe continuato a progredire aggravando la situazione.

-" Sei preoccupata piccola ? "- le domandò Lauren sussurrando ed accarezzandole i lunghi e morbidi capelli scuri. Da quando in ospedale si erano baciate e si erano confessate la verità, ovvero che la parola 'amicizia' non era propio il termine giusto per descrivere la loro condizione, le due ragazze non si mollavano mai. Erano sempre insieme ed il fatto che adesso vivessero nella stessa casa era un punto a favore in più per non allontanarsi.
Lauren a volte aveva come il sentore di star sognando ad occhi aperti, non riusciva a credere fosse possibile che ora lei e Camila stavano vivendo ciò che aveva sempre desiderato e ciò che inizialmente aveva rovinato quando aveva mancato di fiducia nei confronti della piccola, ma c'era sempre qualcosa che la frenava dal vivere a pieno quella sensazione che acclamava in lei ogni qualvolta era con la piccola cubana, che le impediva di vivere a trecentosessanta gradi il suo amore: il suo passato.

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