Ci ho messo dieci anni

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G: "Non la tollero più a questa, lo vuoi un caffè?"
F: "No grazie vai tu, io continuo a prendere appunti, altrimenti chi te li spiega i logaritmi"

Era solo il secondo giorno di scuola e io già stavo litigando col distributore del caffè. Questa scuola cadeva a pezzi.

G: "Ma sei serio distributore di merda?"
N: "Guarda che se lo offendi è peggio"

Mi voltai verso quella voce che da un po' troppo tempo stava riempiendo le mie giornate, non vi so dire se in positivo o in negativo, ma qualla voce ormai mi faceva uno strano effetto.

G: "Mi offri un caffè Moriconi?"
N: "Solo perché ti devo un favore"

Niccolò comprò i caffè ad entrambi e poi mi mimò un seguimi e io come la stupida che feci? Lo seguii.
Dopo una rampa infinita di scale di cui io non conoscevo nemmeno l'esistenza arrivammo sul terrazzo della scuola.

G: "Ma possiamo stare qui?"
N: "Ovvio che no"
G: "Illuminami, perché ci siamo allora?"
N: "È l'unico posto in cui me posso fumá na sigaretta dopo er caffè, ho voluto condividerlo con te"
G: "Sei troppo gentile con me, ricordi...noi siamo cane e gatto"
N: "Daje Giù te dovevo un favore, ora semo pari"

Ci sedemmo a terra per non farci vedere dalle persone che passeggiava lungo la strada, Niccolò accese due sigarette...una la diede a me e l'altra iniziò a fumarla lui.

N: "Se tuo fratello viene a scoprire che te faccio fumá me ammazza"
G: "Se Adriano venisse a sapere che sai della mia prima volta che potrebbe fare?"
N: "Me scavá la fossa Giù"

Era simpatico, quando era da solo con me era completamente un'altra persona.

N: "Che problemi ha Tiziano con te?"

Eccallá.

G: "In che senso?"
N: "Prima ha detto che dovete parlare, appena ti vede vicino a me da de matto, come se fosse geloso...come se volesse esserci lui al posto mio"
G: "Pensi questo ?"
N: "Si, ma se deve mette in fila... ci ho messo dieci anni per farmi sorridè da te, non ho intenzione di rinunciare proprio adesso"

Mi voltai verso Niccolò con un'aria sorpresa da quelle sue parole. Erano ben chiare alle mie orecchie eppure non riuscivo a trovarci un senso logico.

N: "Perché me fissi?"
G: "Per quello che hai detto, è strano"
N: "Per nulla, ti conosco da una vita e non abbiamo mai avuto un rapporto civile. Tiziano ti conosce da qualche anno e pensa di poter instaurare un'amicizia con te, quando pure i muri sanno che l'unico amico maschio che puoi avere, ovviamente se vorrai, sono io"
G: "E perché quesa cosa ?"
N: "Perché anche se non lo dimostra, tuo fratello è super geloso di te. Da quando l'anno scorso hai iniziato ad uscire e ad andare alle feste , noi passavamo l'intera serata a pedinarti. Nun me hai fatto fa manco na scopata oh"
G: "Chiedo scusa Moriconi"
N: "Te perdono solo perché sei tu Giulié"

Involontariamente appoggiai la mia testa sulla sua spalla. Avevamo entrambi finito di fumare ma non accennavamo al volerci alzare per tornare alla vita reale.

N: "Magari quando voglio te posso scrive un messaggio e ce beccamo qui, che dici?"
G: "Si va bene"
N: "Stasera verrai alla festa?"
G: "È la festa di inizio anno, non posso perdermela"
N: "Perfetto, altra sera a pedinare e non a rimorchiare"
G: "Potresti fare entrambe le cose"
N: "Inconsciamente hai detto che dovrei rimorchiare te"

Mi alzai da terra e iniziai a pulirmi il jeans sporco di bianco.

G: "Come se ti dispiacesse Moriconi"
N: "Da quando tutta sta convinzione mini Cassio?" disse alzandosi e venendosi a posizionare proprio davanti a me, forse sempre un po' troppo vicino
G: "Non hai risposto alla mia domanda"

Niccolò sporse il suo viso prima nell'incavo del mio collo dove lasciò un velocissimo bacio e poi salì all'altezza del mio orecchio per iniziare a sussurrare parole tra loro sconnesse.

N: "Sei la sorella del mio migliore amico, non mi provocare"

Decisi di giocare al suo stesso gioco. Mi avvicinai sempre di più a lui mettendo le mie braccia intorno al suo collo, a quel gesto lui avvolse i miei fianchi con le sue braccia tatuate e iniziò a fissarmi come se fossi la cosa che più voleva al mondo, ma anche la più irraggiungibile.

G: "È un problema di parentela allora"
N: "Smettila"
G: "Davvero Moriconi ? Ti imbarazzi a stare abbracciato con una sfigata?"

A quelle mie parole lui si staccò.

N: "Grazie per avermi ricordato il tuo ruolo in questa scuola, stavo per dimenticarmene. Ci si becca sfigata"

Era tornato il solito stronzo, che mi aveva abbandonata su un terrazzo con infiniti dubbi in testa e mille universi da voler scoprire.

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