L'isola che non c'è

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G: "Nicco"
N: "Si, sono io. Come stai?"
G: "Io..credo bene"

Nessuno parlava, l'unico a farlo era Niccolò.
Ad un certo punto vidi Federica che mi corse incontro per abbracciarmi.

F: "Dio Giulia ma cosa ti è preso, mi hai fatto spaventare"
G: "Io, non lo so... non riuscivo a parlare"
A: "Abbiamo notato, forse è da un po' di tempo che non riesci a parlare, no?"
G: "Ti prego Adri, mi scoppia la testa. Sono tutta frastornata"
A: "Non me ne fotte un cazzo che ti scoppia la testa Giulia"

Mio fratello iniziò ad urlarmi contro, tutto quel vociare mi stava facendo impazzire. Non volevo sentire la sua voce. Lo vedevo sempre più vicino a me, finché il mio angelo custode decise di salvarmi.

N: "Ha detto che le fa male la testa"
A: "Tu stanne fuori, e considerati morto per me"
N: "Va bene, ma lascia stare Giulia, non sta bene"
A: "No Niccolò, lascia stare tu Giulia, tu e l'altro coglione... congratulazioni i miei due migliori amici si sono scopati mia sorella, e mia sorella da brava troia si è fatta sbattere"
N: "Come cazzo l'hai chiamata?"
T: "Nì basta, daje"

Tiziano che stava dalla parte di Niccolò. Questo sì che era il caos.

G: "Fede non mi sento bene"
F: "Facciamo così, ti faccio un permesso così puoi tornare a casa" disse Federica dirigendosi verso la segreteria
N: "Ti accompagno io"
A: "Moriconi cosa cazzo non ti è chiaro del fatto che da oggi..."
N: "Si ho capito, sono morto per te. Io e Tiziano non esistiamo più. Ora me lasci accompagná Giulia a casa o no?"
A: "La accompagno io"
G: "Certo, prima mi chiami troia e poi ti preoccupi"
T: "Non lo pensa davvero, vero ?"
A: "Invece lo penso ma sei pur sempre mia sorella, troia o no"
N: "Adriano ti conviene stare zitto, non ho mai pensato di menarti ma sto valutando la possibilità di farlo"

Adriano e Niccolò si trovavano faccia a faccia e se ne stavano dicendo di tutti i colori. Io avevo solo la voglia di andare a casa. Stavo male, avevo bisogno di riposare. Iniziai a non riuscire a reggermi più con le mie stesse gambe, la fortuna volle che affianco a me vi era Tiziano. Mi appoggiai alla manica della sua giacca. Lui notando il mio malessere mi iniziò a mantenere dai fianchi.

T: "Oh Giù tutto bene?"
N: "Levale quelle cazzo de mani da dosso"
T: "A deficiente nun se regge"

Niccolò e Adriano scattarono come due molle verso di me. Appena notai la figura di Niccolò davanti a me, lasciai la giacca di Tiziano e mi buttai letteralmente tra le sue braccia, che subito mi presero.

N: "Wendy guardami, è tutto okay, ora ti porto a casa"
A: "Ancora"
T: "Adriano mortacci tua, sta male. Stasera la riempirai de merda, ora te prego statte zitto"

F: "Ragazzi, ho fatto i permessi. Li ho fatti anche per Adriano e Niccolò"
N: "Grazie Fede...reggiti a me, stai tranquilla"

E così feci. Mi ressi a Niccolò. Unica colonna portante della mia vita.

T: "Fateci sapere come sta"

Adriano non rispose a Tiziano, in altre situazione non lo avrebbe fatto nemmeno Niccolò, ma quella volta era diverso. Niccolò si voltò verso Tiziano e pronunciò un sottilissimo si.
Con cautela arrivammo alla macchina di Adriano, Niccolò si mise dietro con me ... io appoggiai la mia testa sulla sua spalla, e lui come a non farmi staccare aveva le sue braccia intorno al mio corpo.

G: "Nicco" lo chiamai, avevo bisogno della sua voce, non mi importava della presenza di mio fratello
N: "Si?"
G: "Sono tanto stanca"
N: "Riposa Wendy, al tuo risveglio saremo all'isola che non c'è"

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