Carbonara

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Era passata una settimana da quando io e Niccolò avevamo chiarito la questione Edoardo, dicembre era alle porte ed io rimpiangevo ancora l'estate.
Io e Federica eravamo nella mia stanza mentre i tre moschettieri erano al piano di sotto , sicuramente gettati sul divano con delle birre in mano.

F: "Fammi vedere cosa ti ha scritto, magari non è così grave"

Diedi il telefono in mano a Federica per farle leggere il messaggio che mi era arrivato qualche ora prima.

F: "Giulia ciao, so che forse non è il momento adatto, ma io vorrei tanto vederti...anche solo per un caffè." così recitava il messaggio che mi era arrivato
F: "Questo è pazzo, Niccolò che dice?"
G: "Non lo sa, volevo farlo leggere prima a te"
F: "Ora però scendiamo giù e glielo dici senza giri di parole, gli hai promesso niente più bugie Giulia... se viene a scoprire che Cocco ti ha mandato un messaggio ti lascia sul serio questa volta"

La saggezza di Federica non aveva limiti, ma purtroppo per me aveva ragione. Avevo fatto una promessa a Niccolò e non avevo intenzione di infrangerla.
La bionda ed io scendemmo al piano di sotto per raggiungere i tre ragazzi.

T: "Ecco le pischelle"
N: "Amò vuoi npo' de birra?"
F: "Ma voi bevete ad ogni ora del giorno?"
N: "Biondì so le sei..amò allo?"
A: "Giulia non beve di martedì alle sei del pomeriggio"
N: "Tiene gli orari per bere?"
G: "La berrei per sfizio adesso, comunque non la voglio...però ti dovrei parlare Nicco"

Il mio tono di voce cambiò radicalmente quando dissi a Niccolò di dover parlare con lui.

T: "Guai in vista"
F: "Ma è possibile che tu abbia un quoziente intellettivo minore di quello delle scimmie?"
T: "Stronza"
N: "Vuoi che saliamo sopra ?" disse Niccolò alzandosi dal divano e venendosi a sedere sul bracciolo della poltrona dove ero seduta io.
G: "No no, alla fine non è niente di che, ma preferisco dirtelo" confessai girandomi verso di lui e guardandolo negli occhi
G: "Mi ha scritto Gabriele"
N: "Non voglio sentire più  niente, non gli rispondere, se lo fai mandalo a fanculo. Anzi dammi er telefono che lo mando a fanculo io"
G: "Nì fermo, mi ha scritto che ha bisogno di vedermi, anche solo per un caffè"
T: "E tu?"
N: "Tiziá qua le domande le faccio io"
F: "Che sei, un agente di polizia ?"
A: "Ma quanto parlate ?"
N: "Giulia, occhi a me"

Il mio sguardo che si era perso nella stanza tornò su Niccolò.

G: "Non gli ho risposto io, non so che fare"
N: "Semplice, non gli risponderai"
G: "Nicco domani a scuola me lo chiederà di persona"
N: "E tu gli dirai di no anche di persona, nun voglio che quel deficiente si avvicini a te, nemmeno per chiederti di prestargli na penna per il compito in classe, te deve sta lontano"
T: "Poco possessivo"
N: "Te sto per sbatte fuori"
T: "Ma non è casa tua"
N: "Te sbatto fuori lo stesso"
F: "Okay ora che la questione è risolta io posso andare a casa. Orco dammi un passaggio forza"
T: "L'orco sarei io?"
A: "Me sa di sì"

Tiziano controvoglia, ma con un sottofondo di risata mia di Adriano e di Federica, si alzò da divano.

T: "Te accompagno e manco me la dai"
F: " O R C O"
T: "Sese, io orco, ma tu donna della preistoria"

...

A: "Nì ceni qua ?" disse mio fratello entrando nella mia stanza, dove trovò me sul letto e Niccolò seduto sulla sedia vicino alla scrivania
A: "Ma siete seri? Nun ve parlate ?"
G: "Dillo a lui"
A: "Ma nun avete risolto?"
N: "Tua sorella ha detto che gli vuole rispondere"
G: "Ma perché sei così de coccio tu? Meglio che gli rispondo al messaggio, che da vicino. Perché cazzo Niccolò è sicuro che domani mattina a scuola mi venga a parlare"
A: "Tutti i torti non ha" disse mio fratello guadagnandosi subito uno sguardo omicida da parte di Niccolò
N: "Si ceno qua"
G: "Stento a crederci"
A: "Daje , possiamo non pensarci?"
N: "Come?"
A: "Carbonara?"
G: "Solo se pulite voi dopo"
A: "Pulisce il cuoco"
G: "Va bene , quindi carbonara?"
A: "Carbonara?"
N: "E carbonara sia" disse Niccolò alzandosi dalla sedia e venendomi a dare un dolce bacio sulle labbra
N: "Nun ce pensiamo, andiamo a curare i nostri mali giù con la mia fantastica carbonara"
G: "Ti ricordo che la tua carbonara non equivale ad una medicina Moriconi"
N: "Lo so, ma tu più carbonara...quello sì che è una medicina per me"
A: "Ve prego, ce sto io"
N: "Ma che ho detto?"
A: "Una frase troppo dolce per i miei gusti, me fai passá la voglia de magnà"
N: "Addirittura, non hai più voglia de carbonara?"
A: "Vabe, pe a carbonara tua faccio no strappo alla regola. E sto fatto che avete lasciato la porta della camera aperta me fa molto piacere"
N: "Cassiolì era aperta solo perché stavamo a litigà, altrimenti l'avresti trovata chiusa a chiave con 5 mandate"

Adriano per poco non scaraventò Niccolò giù dalle scale, io invece non potetti controllare le mie risate...anche perché nonostante tutto, avevo davanti a me le persone più importanti della mia vita, anche se si stavano menando davanti ai miei occhi, loro erano con me...ed io con loro!

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