Capitolo 48 (✔️)

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Siamo in viaggio verso casa da qualche giorno, purtroppo in macchina. Ascoltare Dom, è stata una pessima idea. Sono stanca anche se ci diamo molto spesso il cambio alla guida, ma questo non cambia che lo mollerei qui e che mi precipiterei a prendere il primo volo per la California. Sono, ormai, le sette di sera e decidiamo di fermarci per la notte considerando che non abbiamo nemmeno cenato per riuscire a macinare più chilometri possibile. Questa è stata un'idea mia, pessima, devo ammetterlo. Ho una fame che mangerei qualunque cosa, senza esclusione di colpi. Ci siamo fermati a cenare in un piccolo ristorante locale alle porte di Santa Fe de Bogotà, in Colombia e, sempre nei pressi di questa cittadina, ci fermeremo anche per la notte. Dopo cena passeggiamo fino al piccolo appartamento messoci a disposizione dal ristorantino stesso. Non è niente male ed è anche abbastanza pulito, il necessario per passarci la notte. Decido di fare un bagno per rilassare i nervi e per lo stress di quest'ultima settimana. Pensavo che il peggio fosse passato con la fine della Brasilia Racer, ma invece mi sbagliavo. Era meglio continuare a preoccuparsi di riuscire a risolvere il problema della Challenger, che, tra le altre cose, ho riportato al tizio che me l'aveva venduta. Dopo quasi venti minuti, lascio il bagno libero a Dom ed io, nel frattempo, mi preparo per la notte. Ultimamente mi sento sfinita ed è come se avessi sempre voglia di dormire, strano per una come me, abituata a giorni interi di lavoro senza mai chiudere occhio. A volte, a San Juan, io e i ragazzi, magari in ritardo sulla consegna, riuscivamo a lavorare anche tre giorni di fila senza mai riposarci, ma assumevamo quantità industriali di caffeina. Negli ultimi giorni, quando non toccava a me guidare, non ho fatto altro che dormire durante il viaggio. Ho dato la colpa al fatto che stessimo usando la macchina per tornare a casa e che, quindi, non riuscivo a riposare come si deve. Sarà anche questo uno dei motivi, ma mi rendo conto che più gli anni passano e più m'impigrisco. Non riesco nemmeno ad aspettare che Dom esca dal bagno, che appena appoggio la testa sul cuscino, crollo in un sonno profondo.

Quando riapro gli occhi, Dom è già sveglio, vestito e pronto per rimettersi in viaggio. Controvoglia, non volendo lasciare quel letto, mi alzo e, dopo essermi preparata, lasciamo l'appartamentino per raggiungere un bar per la colazione. Dopo aver riempito lo stomaco, ci rimettiamo in viaggio e mi offro di guidare. Non lo faccio per molto perché, dopo una decina di miglia, sono costretta ad accostare. Scendo dalla macchina in preda alla nausea e nel giro di qualche secondo, mi ritrovo a vomitare anche l'anima. Dom, che credo stesse sonnecchiando, corre ad aiutarmi. Con il viso rigato dalle lacrime e ancora tremante a causa degli spasmi, mi sorreggo a lui, spaventato più di me.

"Ti porto in ospedale!" aiutandomi a rialzarmi.

"Non ce n'è bisogno. Mi avrà sicuramente fatto male la colazione. Voglio solo tornare a casa." sfinita, quasi come se non avessi per niente dormito. Ci rimettiamo in marca, questa volta con la sottoscritta dal lato passeggero. Dopo un paio di ore, sono inutili i miei tentativi di convincere Dom a farsi dare il cambio. Ma senza darmi minimamente retta, nemmeno per quanto riguarda fermarsi per riposare, dopo 17 lunghe ore di viaggio costernato di litigate, arriviamo ad Acapulco, in Messico dove Dom ha intenzione di restare per almeno un paio di giorni o forse di più. Io ne approfitto per rilassarmi all'interno della spa del nostro hotel. Massaggi, vasca idromassaggio. Non credo di voler lasciare questo posto per i prossimi mesi, direi. Mi sento molto meglio rispetto a quando siamo partiti da Santa Fe anche se l'appetito non mi ha mai abbandonata. Dopo la spa, ritorno i camera per prepararmi per la nostra cena nel ristornate dell'hotel. Non sono tanto la persona da ristoranti eleganti, ma Dom ha insistito perché, a quanto ho capito, vuole farsi perdonare per l'assurda decisione di tornare a casa in auto. Nonostante il sentirmi a disagio in quel posto, passiamo una splendida serata dove mi accorgo che le mie cose cominciano ad andarmi strette.

"Sto ingrassando, dovrei mangiare decisamente di meno." facendo ridere Dom. Non credo di aver detto qualcosa di stupido perché seriamente i miei vestiti mi vanno leggermente stretti. Accantonata la questione e al termine della cena, raggiungiamo la riva dell'oceano ammirando lo stupendo spettacolo qual è il cielo costellato di stelle.

Restiamo ad Acapulco quattro giorni e prima di partire abbiamo fatto un compromesso. Saremmo tornati a casa, fermandoci solo per mangiare, se ci fossimo dati il cambio almeno due volte. Non vedo perché tutta questa fretta, considerando che sono passate solo due settimane. Metterci su per giù 20 ore per tornare a Los Angeles è da incoscienti. Non sono in nessun modo riuscita a fargli cambiare idea, tanto che ha già avvisato Mia di aspettarci per la cena del giorno dopo. Si può essere più cocciuti di così? Non credo.

"Non c'è nessuna fretta. Cosa cambia fermarsi un'altra volta?" chiedo dopo già 8 ore di viaggio.

" Hai bisogno di farti vedere da un medico. Ti ricordo che due ore fa ti sei sentita male di nuovo."

"Si, ma adesso sto bene quindi, accosta che tocca a me."

"Posso guidare ancora qualche ora, tranquilla."

"Dom, cosa avevamo detto?" orami quasi del tutto arrabbiata.

"Si, si. Fra qualche ora guiderai tu." risponde non distogliendo lo sguardo dalla strada. Non so se riuscirò a restare seduta ancora per tutto questo tempo.

Un amore a 200 all'ora.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora