Il Signore e la Signora Toretto! Ancora non riesco a crederci, sembra tutto un sogno. Anche la luna di miele lo è. Rio de Janeiro è fantastica e, in un mese, abbiamo visitato praticamente tutta la città. Senza tralasciare nessun posto. Le gare, però, sono state il nostro passatempo preferito facendoci notare abbastanza. Purtroppo, il tempo sembra essere passato troppo velocemente ed è ora di tornare a Los Angeles. Prima della partenza, però, ricevo una fantastica notizia: Amanda ha finalmente dato alla luce una bellissima bambina, Sophia, e decido di fare una piccola deviazione verso San Juan. Dom, purtroppo, non può accompagnarmi, ha un incontro con un importante cliente per il restauro di non so che auto, ma che, a detta sua, gli frutterà un bel po' di soldi.
Da sola, arrivo a San Juan e decido di restare a casa della mia migliore amica anche per farle compagnia visto che le nostre officine sono cariche di lavoro. Passo un bel po' di tempo con Amanda e la bambina e, non so, ma è come se qualcosa in me stesse cambiando. Più passo del tempo con questa bambina, più vorrei passarne. Non mi stanco mai di cullarla e di tenerla in braccio. Desidero tanto avere un bambino, spero solo di ricevere al più presto questa gioia.
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Dopo quindici giorni, ritorno a Los Angeles, questa volta da Signora Toretto. All'uscita dell'aeroporto, prendo un taxi e mi dirigo a casa, ma non c'è nessuno. Porto le mie cose all'interno e vado in garage per prendere la mia auto. Non è proprio la mia auto, perché la mia auto resterà sempre e solo la Mustang. Ma per mancanza di tempo e per evitare di fare un viaggio che durerebbe un eternità, ho deciso, per il momento, di non portarla a Los Angeles e quindi ne ho presa una che non le somiglia per niente, ma che uso sia per andare a lavoro sia per gareggiare. Me l'ha "regalata" Dom, dopo il mio trasferimento a Los Angeles e, quindi, la tratto come se fosse mia. Una volta lasciata casa, mi dirigo verso l'officina di Dom per rivedere finalmente mio marito. Ha ancora un certo effetto su di me questa parola. Non mi ci sono ancora abituata del tutto. Arrivata, mi precipito a salutare tutti e, quando entro, li trovo che ridono e che scherzano. Con loro, però, c'è anche Cindy. E questa cosa mi disturba, e non poco. Non appena si accorgono di me, Dom, immediatamente, mi viene incontro con uno dei suoi più bei sorrisi.
"Ehi, piccola! Quando sei arrivata?" chiede, abbracciandomi, non curante del mio stato d'animo appena mutato.
"Poco tempo fa. Giusto il tempo di lasciare le cose a casa." rispondo, quasi freddamente, al suo abbraccio. "Vedo che vi state divertendo!" indicando, con un leggero e veloce, movimento della testa i ragazzi e Cindy, poco lontano da noi. Prima di poter ricevere una risposta, veniamo interrotti da Roman che, seguito da tutti gli altri, vengono a salutarmi.
"Signora Toretto, è un piacere riaverla tra noi!" dice "Come stai?" continua, abbracciandomi. Rispondo all'abbraccio e alla sua domanda con un semplice "Sto bene" anche se sarei potuta stare meglio, ma non lo dico, lo tengo per me. Sono felicissima di essere tornata a casa ma, vederla qui, mi ha fatta arrabbiare e, tramite i miei atteggiamenti, anche Dom se n'è accorto. Mentre racconto dei giorni passati a Rio e San Juan, squilla il cellulare che mi avvisa dell'arrivo di un messaggio. Dopo quasi due mesi di assenza, Ryan richiede la mia presenza nella mia officina. Lo avevo avvisato qualche giorno fa del mio arrivo e non ha perso tempo a rimettermi in carreggiata. Dopo aver salutato tutti, mi incammino per uscire dall'officina, seguita da Dom.
"Ehi, che hai?" mi chiede Dom, trattenendomi per un braccio.
"Niente, sto bene. Ci vediamo dopo, ok?" lo liquido senza tante storie. Non sono in vena di litigi, adesso. Preferisco rimandare questa "chiacchierata" a più tardi. Ma, io e lui, non siamo dello stesso parere.
"Dovevo dirtelo che adesso lavora per me." dice, permettendo alla mia rabbia di aumentare.
"E perché dovevi? È la tua officina e puoi assumere chi ti pare. Però, adesso scusami, avrei da fare. Ci vediamo a casa." rispondo acidamente, salendo in macchina e raggiungendo Ryan. Mi ha molto infastidita vederla li, sapendo che è ancora pazzamente innamorata di lui. Ma devo cercare di fidarmi di Dom e di non cedere alla rabbia e alla gelosia. Arrivata in officina, raggiungo Ryan nel suo ufficio. Lui fa parte di quella ristretta cerchia di persone che, in questo strano periodo, mi sono mancate tanto ed è sempre una gioia immensa rivederlo.
"Bentornata tra noi comuni mortali!" mi prende in giro, mio cugino. Sorrido a questa sua affermazione e mi scuso per la mia assenza ingiustificata di questo periodo. Mi faccio raccontare di tutto quello che è successo durante la mia assenza. Tutti i clienti, le auto modificate. Ah, sono ritornata alla realtà. Entrando nel mio ufficio, però, vedo ammucchiata la solita pila di scartoffie da visionare e controllare. Presa dalla frustrazione, dico a Ryan di essermi stancata di fare il lavoro d'ufficio e di volermi, finalmente, sporcare le mani come ai vecchi tempi.
"Si, hai ragione ma non ho nessuna intenzione di licenziare il nostro capo meccanico e nemmeno di farti fare da aiuto. Preferirei che lasciassimo le cose così come sono, non credi?" dice Ryan. Non perdo tempo a esternare la mia idea.
"Non dovrai fare nulla di tutto ciò. Io, come te, potrei benissimo occuparmi dei progetti, aiutandoti con il lavoro. Siamo soci e, onestamente, se avessi voluto starmene seduta dietro ad una scrivania, mi sarei laureata in legge!" dico quasi in tono di rimprovero. "Assumeremo un contabile per le scartoffie." sorrido. Riesco a convincerlo di questa cosa e, poco dopo, sono già all'opera per iniziare a cercare almeno di dimezzare quella pila di fogli. La giornata è sembrata non voler terminare ma, parecchie ore dopo il mio arrivo, posso finalmente tornare a casa anche se con un bel gran mal di testa. Torno a casa e non manca praticamente nessuno, ma non credo che le cose fossero diverse quando io non c'ero. C'è anche Cindy ma, considerando che fa parte della squadra, non poteva non esserci. Aiuto Mia ad apparecchiare la tavola e a portare tutto ciò che serve e, solo, ora che tutti si sono accomodati, noto che manca un posto a tavola. Non mi hanno inclusa. Ma come rimproverarli, per tutto questo tempo sono sempre stati in otto, il nono posto non c'entra nemmeno. Nell'anonimato, salgo in camera per darmi una rinfrescata anche per riflette sugli avvenimenti di oggi. Mentre sono stesa sul letto, sento salire le scale e, istintivamente, afferro il cellulare fingendo di parlare con mio cugino.
"Ma come... Si ho capito, ma hai visto che ore sono?" dico fingendo, ancora di parlare al telefono con Ryan. "Non potevi dirmelo prima?... Si, si, sto arrivando!" terminando la finta telefonata. Quando mi giro per uscire dalla stanza, trovo Dom appoggiato alla porta.
"Dove vai? Stiamo per cenare." dice con le braccia incrociate al petto.
"In officina. Hanno un problema con un progetto." dico sorpassandolo.
"Non puoi occupartene domani?" chiede, anche un po' infastidito.
"No, non posso. Non starò via molto, e poi sei in buona compagnia. Non sentirai nemmeno la mia mancanza." ormai giunta davanti alla porta. Esco senza dargli modo di poter replicare e, salita in macchina, gironzolo per la città per un po', per poi fermarmi al molo. C'è un sacco di gente che passeggia, mentre io sono da sola con i miei pensieri e le mie paure. Non mi sentivo così da quando me ne sono andata di casa ed è una sensazione che, avevo giurato a me stessa, di non voler più riprovare. Non so quanto tempo sono stata qui, ferma, a fissare l'oceano, fatto sta che comincia a squillare il telefono. Prendendolo dalla tasca del mio jeans, noto, con meraviglia, che non solo sono le nove di sera, ma mi sta chiamando Dom. Questa cosa mi preoccupa un po'. Evitando di farmi sentire sconsolata, rispondo con un tono di voce neutro, cercando di non far trapelare dalla mia voce, la tristezza.
"Dove diavolo sei?" dice Dom, senza nemmeno darmi il tempo di dire "pronto".
"Sto tornando a casa. Qui, in officina, è stato un vero macello e..." rispondo senza terminare la frase perché vengo interrotta dalla sua voce, proveniente dall'altra parte dell'apparecchio.
"Non ci sei mai andata in officina. Ho parlato con Ryan pochi minuti fa e mi ha detto di non averti mai chiamata! Che diavolo ti è preso e dove sei?" arrabbiato.
"Sono al molo." dico, ormai non c'è più nessun motivo per mentire. Riattacca quasi subito la telefonata e, adesso, non ho la minima idea di quello che devo fare. Restare o tornare a casa? Aspetto qualche minuto seduta qui dove sono stata seduta per ben tre ore, prima di alzarmi e dirigermi verso la mia auto per andare via. Metto in moto e, dopo qualche centinaio di metri, una auto mi lampeggia. Guardando dallo specchietto retrovisore, mi accorgo di Dom ed accosto sul ciglio della strada. Secondi dopo, è nella mia auto, visibilmente arrabbiato.
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Un amore a 200 all'ora.
FanficNon si vede spesso una ragazza andare in giro con le unghie sporche di grasso motore e chiavi inglesi nelle tasche posteriori degli shorts. Bhe, a casa mia non è una novità, anche se in famiglia, oltre a me, nessuno è interessato alle auto. E puntua...