Capitolo 89 (✔️)

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Mille cose affollano la mia mente, non permettendomi di pensare lucidamente. Chi diavolo può essere stato a fare una cosa del genere? È inutile continuare a chiederselo, non farò altro che far aumentare il mio mal di testa. Io e Ray siamo arrivati a San Juan qualche ora fa, giusto il tempo di portare mio figlio a casa di mio nonno, perché è li che ho deciso di stare mentre risolvo questa assurda faccenda, e di raggiungere l'ospedale dove è ricoverato Paul. JD non sa molto di più di quello che mi ha raccontato al telefono l'altra sera, l'unica cosa che aggiunge è che Paul sembrava molto strano negli ultimi tempi, preoccupato a suo avviso, ma non saprebbe dire per cosa. Ho bisogno di parlare con lui e di sapere perché non mi ha messa a conoscenza di quello che lo preoccupava. Si tratta sempre della mia squadra e di quelli che reputo i componenti della mia famiglia, non possono tagliarmi fuori anche loro. Raggiunto l'ospedale, io e JD raggiungiamo il piano e poi la camera di Paul. Chiedo al mio miglior amico di restare fuori, ho bisogno di parlarci da sola. Ci sarà un motivo se non ne ha parlato nemmeno con lui. Senza aspettare oltre, abbasso la maniglia, sperando di trovarlo sveglio e non conciato malissimo. Faccio il mio ingresso all'interno della stanza e, l'unica cosa che vorrei fare al momento, e prendere a pugni chi lo ha ridotto così. Si volta verso di me e il dolore nei suoi occhi è chiaro come il mare.

"Sam, che ci fai qui?"

"Potrei farti la stessa domanda? Che diavolo è successo?" avvicinandomi al letto. Scuote la testa un paio di volte prima di girarsi di nuovo verso di me ma non incontrando mai il mio sguardo.

"Niente che ti riguardi. Torna a casa, Sam." le sue parole mi feriscono, come mi hanno ferito quelle ascoltate l'altra sera. Differentemente da quella situazione, qui tutto mi riguarda, quindi niente mi farà demordere dall'arrivare fino in fondo a questa storia.

"Questa è casa mia e la cosa mi riguarda. Adesso mi racconti cos'è successo e chi ti ha ridotto così!" leggermente arrabbiata. Le vicende delle ultime quarantotto ore stanno rendendo il mio umore uno schifo, quindi non ho bisogno di arrabbiarmi ulteriormente.

"Perché ti ha chiamata? Gli avevo detto di tenertene fuori!" alzando la voce.

"Perché se gli hai detto una cosa del genere, gli hai fatto capire che doveva essere qualcosa di grave se non volevi che lo venissi a sapere. Paul, JD ha solo fatto bene, anche se mi aspettavo che fossi tu a farlo."

"È complicato." distogliendo lo sguardo. Non sta aiutando il mio stato mentale, e questo è solo pericoloso.

"Cristo, Paul, ti hanno sparato! Lo vedo anche io che è complicato." cercando di calmarmi. Avvicino una sedia posta di fronte al suo letto, portandolo accanto a lui. Deve raccontarmi tutto, o io non andrò via di qui tanto facilmente. "Non te lo chiederò più, Paul. Sai che lo scoprirò comunque. Forza, ti ascolto." mettendomi comoda.

"Dico sul serio, devi restarne fuori." continua imperterrito. Sto per perdere definitivamente la calma. Incrocio le braccia e lascio fisso lo sguardo nel suo. Sa che non mi muoverò da qui se non mi racconterà tutto, e se dovrò restare ferma nello stesso punto per tutta la notte, lo farò purché mi racconti cosa diavolo è successo. "E va bene, ti dirò cosa cazzo è successo. Ma smettila di guardarmi in quel modo. Sembri mia madre." ghigno, sistemandomi meglio sulla sedia. "Era un pò di tempo che si vociferava di furti d'auto modificate fuori dalla nostra zona. Niente di preoccupante, all'inizio. Credevamo che fosse qualche pareggio di conti tra bande dei vari quartieri. Poi, la cosa è degenerata. Non solo sparivano le auto, ma interi garage. Tutto: attrezzature, pezzi di ricambio, qualsiasi cosa fosse rivendibile a buon prezzo." prende fiato, dandomi l'occasione di fargli una domanda.

"Uno: perchè non ne sapevo nulla? Due: cosa c'entra col fatto che ti hanno sparato?"

"Pensavo di poter gestire la cosa senza farti preoccupare. Dopo tutto ciò che hai passato, non volevo darti altre preoccupazioni."

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