Capitolo 87 (✔️)

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Nella vita, tutto ha uno scopo. Le parole che si dicono, i gesti quotidiani e i pensieri più profondi. Ma soprattutto, capisci che è la vita stessa la cosa più importante che hai. Io l'ho capito sei mesi fa, quando quel maledetto giorno divenne reale la possibilità di non poter più vedere mio figlio crescere e di lasciare per sempre Dom. Non è stato facile reagire a qualcosa di tanto negativo come il cancro. A quasi trent'anni, ritrovarsi a combattere contro qualcosa che potrebbe spegnerti in poco tempo, ti fa invecchiare di altri vent'anni nel giro di poche settimane. È successo tutto molto velocemente, dall'esito negativo della biopsia, all'intervento di asportazione dei tessuti "infetti". Mi sembrava di essere bloccata tra incubo e realtà, quasi come se mi trovassi in una sorta di limbo. Le giornate si susseguivano in un modo spaventosamente uguale. Mi ero spenta, mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo. Ero dimagrita e, la cosa che più odiavo, era essere trattata come una bambina. Dopo l'operazione,  il mio stato emotivo non era dei migliori e anche solo mangiare era diventato un problema. Non volevo vedere nessuno, la pietà non l'accettavo e forse mai lo farò. L'unica persona che non mi ha mai lasciata nemmeno un istante è stato Dom. Vedi l'immenso amore del tuo compagno proprio in questi momenti, quando nel peggiore degli stati non smette mai di ripeterti che non ti lascerà mai. Non nego ti essermi aggrappata a lui per andare avanti e a mio figlio che ho visto crescere con la paura di non poterlo più fare. Nemmeno dopo l'incidente mi ero ridotta così, tanto da dover prendere in considerazione l'idea di consultare uno psicologo. E l'ho fatto, per quasi tre mesi mi sono confidata con uno sconosciuto che mi ha aiutato a realizzare ciò che mi era successo. Perché, forse sembrerà assurdo, non lo avevo ancora fatto. Speravo di star vivendo, appunto, un incubo e che il pianto di Ray mi avrebbe risvegliata da un momento all'altro. Ho ripreso a rispondere agli stimoli emotivi e soprattutto non mi nascondevo più quando avevo la necessità di piangere. E, ancora una volta, Dom era li. C'è sempre stato e, quando ho ripreso a lasciarmi andare, anche solo riprendendo ad abbracciarlo, è stato allora che ho capito che ne stavo uscendo, che ci sarei riuscita e tutto quello che era successo non aveva il diritto di ridurmi in quello stato. Ho ricominciato a vedere il sole dietro le nuvole nere che per mesi mi avevano accompagnato, svegliandomi ogni mattina senza essere costantemente tormentata dalla paura, perché è quella che ti fotte. La paura di star per perdere tutto. Mi sono detta che se avessi continuato in quel modo mi sarei persa tutto ciò che potevo ancora godermi, tutto ciò che avevo ancora il tempo di godermi. Ad un certo punto, tutto è ritornato normale, ho addirittura ripreso ad andare in officina. Avevo sicuramente meno cose da fare, o meglio non mi lasciavano fare quasi nulla, ma anche solo poter mettere piede fuori casa è stato un toccasana. So che ancora non è finita, almeno fino al prossimo consulto medico, dove spero di ricevere solo risposte positive. Il cancro era ancora a quello che i medici definisconi stadio zero, ovvero quando ancora le cellule tumorali non hanno sviluppato la capacità di aggredire altri tessuti e che quindi comprendono una "piccola" zona asportabile. Ciò non toglie, però,  la possibilità di ricomparsa di altre cellule tumorali. Ma, fino ad allora, riprenderò in mano le redini della mia vita vivendo al meglio ogni nuovo giorno.

In questi mesi sono cambiate un po' di cose. Da quando mi sono "ripresa", Dom ha preso in considerazione l'idea di espandere la sua attività, un po' come mio cugino già stava facendo. Almeno, però, non ha pensato di andare troppo lontano come l'Europa. Si è accontentato, per così dire, della Florida. Questo, però, lo porta a stare troppo tempo lontano da noi. È via intere settimane e ritorna solo per il week-end, portandosi dietro, a volte anche Brian. E di nascosto, in questi periodi in cui non c'è, ho ripreso a gareggiare. So che non vorrebbe che lo facessi ma mi aiuta a non pensare, un po' a tutto. Ma come tutte le cose fatte di nascosto, prima o poi ti si ritorcono contro. Durante una corsa, ho avuto uno spiacevole inconveniente in cui la mia Mustang ha riportato qualche danno parecchio visibile. Tutto è successo due giorni fa, quando un tizio di nome Suarez mi ha fatto perdere le staffe.

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