DOM'S POV
La nostra permanenza a Panama si è quasi conclusa e presto ritorneremo a casa. Ritornerò da lei, che mi manca terribilmente e che non vedo l'ora di riabbracciare, per poter ammirare il suo corpo, ormai, cambiato a causa della gravidanza. Non aver sentito la sua voce per tutto questo tempo mi ha fatto capire quanto la ami e che sono stato uno stronzo a trattarla freddamente l'ultima volta che l'ho chiamata. Mi costa tantissimo ammettere che se l'avessi risentita di nuovo sarei potuto tornare di corsa da lei immaginando quanto possa aver sofferto stando da sola, anche se con lei c'erano mia sorella e Gisel. Nessuno di noi ha più chiamato le ragazze sentendo tutti, credo, quell'inspiegabile voglia di correre da loro anche solo ascoltando le loro voci. Non ne sono sicuro, ma credo che solo Brian abbia sporadicamente chiamato Mia anche per parlare con mio nipote Jack, che mi manca nello stesso modo in cui mi manca Sam. Quel bambino ha portato nella nostra famiglia la spensieratezza e la voglia di ritornare ad essere bambini, quando niente sarebbe stato in grado di farti soffrire, come io sto soffrendo adesso stando lontano da mia moglie e come ho sofferto quanto le abbiamo detto della partenza, guardando i suoi occhi lucidi e la voglia di gridare che ha soppresso pur di non intromettersi nel mio lavoro. Sto male soprattutto perché so che lei, più di me, sta soffrendo e conoscendola si starà chiedendo e torturando per sapere perché non mi sono fatto vivo in queste settimane. Semplice, se lo avessi fatto avrei mandato a puttane questo dannato affare per ritornare a perdermi in quegli occhi nocciola che, fin dalla prima volta, mi hanno mandato in tilt il cervello. Vengo strappato dai miei pensieri poco casti su mia moglie dal quel chiacchierone di Roman che è entrato all'interno del garage blaterando qualcosa su della terra. Ma che diavolo sta dicendo? Mi avvicino per poter ascoltare la conversazione che sta avendo con Brian che, visibilmente divertito, schernisce Roman.
"Non è colpa mia se non parlo lo spagnolo, ok?" richiama Brian per le sue costanti risate che, dopo tutto, coinvolgono anche me.
"Non sai nemmeno ripeterlo, a quanto pare." Ride ancora Brian "Le lingue non sono mai state il tuo forte, amico!" continua, facendo intendere ad un doppio senso.
"Ehi!" lo spinge Roman voltandosi, poi, verso di me. "Tu che lo parli, potresti aiutarmi a capire che diavolo significa quello che poco fa Ramon mi ha detto di aver sentito?"
"Riesci a ripeterlo?" chiedo trattenendo una risata.
"Ci provo a patto che la smettiate di prendermi per il culo, ok?" esita, aspettando un nostro cenno che, appena arriva, lo spinge a parlare " Ho capito solo che si tratta di Porto Rico e la frase che mi ha poi riferito, quel coglione che credeva potessi capirlo, era: Y' aldedor de la Señora Terra, o qualcosa del genere." Nel frattempo ci hanno raggiunti tutti cercando di capire cosa fosse quello schiamazzo proveniente dall'esterno. Dopo aver ascoltato Roman, spero solo che abbia seriamente capito male.
"Y 'alrededor de la Señora de la Tierra, è questo che dicono?" chiedo sperando di aver decisamente capito male.
"Cazzo, amico, è proprio cosi! Ma che diavolo significa?" portandosi una mano alla testa. Serro istantaneamente i pugni, sicuro che ormai avrò le nocche completamente bianche, prima di poter rispondere al mio amico.
"Che è tornata la Signora della Terra. Ed io so anche di chi si tratta!" ormai arrabbiato e con solo la voglia di tornarne a casa e gridarle che è una fottuta idiota.
SAM'S POV
Dopo settimane di incessante lavoro, finalmente l'auto di Hortez, una Ferrari Testa Rossa del '57 importata dall'Italia, esce dalla nostra officina ritirata personalmente da lui. È decisamente contento di trovarmi li e, nonostante sapessi quanto lui, la volta scorsa, ci sia rimasto male per non essere potuta restare fino alla fine dei lavori, gli faccio notare che per quanto vorrei continuare ad essere presente, il mio stato non mi permette più di spostarmi in continuazione dalla California. Anche se poco contento, capisce la situazione e affermando che comunque non lascerà che sia qualcun altro, a parte il mio team, a mettere mani sulle sue splendide auto. Ormai non è più necessario, come all'inizio, preoccuparsi di ricevere troppi soldi in una volta o di non riceverli affatto, perché Hortez è un tipo molto preciso, forse anche troppo dato che la banca mi informa sempre una settimana prima della fine dei lavori, facendomi notare che è avvenuto un versamento, da parte sua, sul conto, che adesso, è della società da cui, secondo il contratto che abbiamo sottoscritto quando mio cugino ha integrato la mia officina nella sua società, un 30% va a finire sul mio conto e un altro 30% sul suo lasciando la rimanente parte a coprire le spese. Quando Hortez lascia l'officina con la sua auto, tutti, nessuno escluso, tiriamo un sospiro di sollievo, cosa che succede ogni qual volta si tratti di lui. È un tipo abbastanza difficile da soddisfare e non una volta ha riportato una delle sue auto perché non consone ai suoi standard. Ma questo succedeva all'inizio, quando ancora non avevo inquadrato il soggetto. Adesso, che posso affermare di conoscerlo abbastanza bene, queste cose non capitano più perché si lamenta direttamente quando viene a ritirarle. Non so se era meglio prima o adesso, ma so per certo che è fatto così e fin quando sarà la mia squadra a continuare a mettere le mani sui suoi gioiellini, nessuno si lamenterà mai. Mentre cammino verso il mio ex ufficio, sento vibrare il mio cellulare nella tasca posteriore dei miei jeans che non mi vanno più tanto bene, che mi avvisa di una telefonata da parte di Mia. Non ci rimango più male quando, sperando sia Dom, mi accorgo che è invece è Mia o Ryan, ci ho fatto l'abitudine. Senza indugiare oltre, porto il telefono all'orecchio.
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Un amore a 200 all'ora.
FanfictionNon si vede spesso una ragazza andare in giro con le unghie sporche di grasso motore e chiavi inglesi nelle tasche posteriori degli shorts. Bhe, a casa mia non è una novità, anche se in famiglia, oltre a me, nessuno è interessato alle auto. E puntua...