Capitolo 54 (✔️)

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Durante tutto il viaggio non riesco a togliermi il suo sguardo mentre mi imponeva di fare quello che, per lui, era meglio per me. Imposizione, parola che non sono mai riuscita a mandare giù. Ho sempre fatto di testa mia e non sarà di certo lui a cambiarmi. Uscita dal gate, sono costretta ad accendere il telefono per avvisare Ryan del mio arrivo e per chiamare Amanda e fare lo stesso. L'apparecchio viene invaso di messaggi della mia segreteria telefonica. Immaginando di chi possano essere, mi impongo di ascoltarne al meno uno e di non dare stroppo spazio alla rabbia. Compongo il numero della mia segreteria e appoggio il telefono all'orecchio aspettando di sentire la sua voce. Ma, non appena le sue parole raggiungono il mio cervello, metabolizzandole, se lo avessi davanti a me lo prenderei decisamente a pugni. Stacco la segreteria e mi fermo fuori dall'aeroporto per fermare un taxi e dirigermi nella mia vecchia casa, li dove tutto è iniziato. Giunta davanti al viale della villetta, entro diretta a posare la valigia in camera e poi in garage. Un senso di malinconia mi assale nello stesso istante in cui inizio a togliere il telo dalla mia Mustang, rimaste divise troppo a lungo. Fatico un po' prima di farla partire, è rimasta troppo a lungo chiusa qui dentro e nessuno è mai venuto per prendersene cura. Riesco a metterla in moto e raggiungo prima i miei per poterli salutare dove vi trovo una Sasha cresciuta in modo spaventoso. Mi manca tantissimo tutto quello che ho lasciato qui per poter seguire l'uomo che ieri mi ha fatta sentire una stupida davanti a tutta la sua famiglia. Resto a casa dei miei il tempo di chiacchierare e di festeggiare la gravidanza per poi raggiungere Amanda che, avendo sentito un'auto fermarsi sul suo viale, si è affacciata alla porta, dove mi sta aspettando con le braccia incrociate al petto. Sembra ansiosa di rimproverarmi. La raggiungo e dopo averle dato un bacio affettuoso sulla guancia decidiamo di uscire e parlare di quello che è successo. Passeggiando per il centro, quello che le dico non sembra farle tanto piacere.

"Sam, ma... Cambierai mai?" affranta per il mio atteggiamento.

"Hai bisogno che ti risponda?" le chiedo sicura e fulminandola con lo sguardo. Prima che possa ribattere, ricevo una telefonata da parte di Mia, che preoccupata, non si aspettava un gesto così istintivo. La partenza ha spiazzato tutti, Dom soprattutto che, a detta di sua sorella, ha quasi perso la testa quando è tornato a casa e ha trovato solo quel biglietto ad informarlo. Si merita di sentirsi uno stronzo dopo avermi trattata in quel modo assurdo. Sono sicurissima che adesso è li, accanto a Mia, ad ascoltare la conversazione. Meglio, saprà in tempo reale che poteva tenersi quello che pensava per se e evitare di obbligarmi a fare qualcosa che, già in partenza, sapeva non avrei fatto. Mentre sto concludendo la frase, una voce roca e troppo familiare, si impossessa del telefono, facendomi salire il sangue al cervello.

"Sam, possiamo parlarne civilmente?" chiede prima che la conversazione termini per un casuale mio tocco sul tasto di fine chiamata. Non riesco ad affrontarlo ora senza prenderlo a parolacce, quindi preferisco aspettare e poi parlargli in modo civile, come dice lui. Evito di permettere ad Amanda di rendermi ancora più irascibile di come sono già, quindi decidiamo di rinviare questa conversazione a quando sarò più lucida. Resto a cena da lei, facendo rimanere di sasso JD quando, varcando la soglia di casa sua, mi ha vista giocare con sua figlia. Non sapeva, come tutti del resto, che li avrei raggiunti prima di lunedì ma sembra esserne sollevato. Mi aggiorna su quanto successo qui dalla mia ultima visita e dall'ultima volta che ci siamo sentiti dopo la Brasilia Racer. Loro ritornarono con un volo diretto a Porto Rico il giorno dopo la fine della competizione, sentendoci raramente per evenienza. Stanca ed esausta, decido di tornarmene a casa per cercare di dormire, domani devo recarmi in officina per organizzare i lavori per l'arrivo di Hortez. Lo so che domani è domenica ma i ragazzi sanno che quando si tratta di lui, non esistono giorni di vacanza. Sola, in questa casa vuota, senza calore, mi ritrovo a chiedermi cosa mi sia successo e il motivo per il quale Dom si sia comportato come ha fatto. Mi costringo a spegnere il cervello per cercare la quiete che nemmeno ieri notte sono riuscita a trovare.

Arrivata in officina, stranamente in orario per i miei standard portoricani, trovo già tutti li ad aspettarmi per fare il quadro della situazione. Dopo i convenevoli, spiego il motivo della mia venuta e chiedo cosa avesse detto Hortez quando, convinto di trovarmi li, non ha trovato altro che i miei collaboratori. Non era contento ed è stato all'ora che ha deciso di chiamare Ryan per avvisarlo del cambio di programma. O sarei stata presente al suo arrivo o lui avrebbe semplicemente trovato un altro meccanico che si sarebbe occupato delle sue auto. Sa essere convincente, e poi è una tragedia per l'azienda perdere un cliente facoltoso come Armando Hortez. Per le sue auto vuole solo il meglio e parti originali che costano un occhio della testa. Ma è disposto a sborsare tanto, troppo, per renderle dei capolavori, che portano la mia firma e quella del mio staff. Dopo aver stabilito una scaletta per i lavori, cominciano, come mi aspettavo che facessero, a chiedermi per quanto tempo sarei rimasta.

"Riparto sabato, ma non escludo che possa ritornare per restare." dico raggiungendo il tavolo per poter prendere una ciambella.

"Stai scherzando, vero?" scioccato JD che quasi urla pronunciando quelle parole. "Non fraintendere, ma ormai quella è casa tua, non è più qui." si ricompone. Evito di dare voce ai miei pensieri cercando di non farmi di nuovo inghiottire dalla rabbia. Cambiando discorso, chiedo della prossima edizione della Senior Mountain, suscitando in loro un certo turbamento.

"Non ho intenzione di parteciparvi, tranquilli. Ma quando siete diventati così iperprotettivi?" sbotto stufa di questo troppo preoccuparsi per me. Sono incinta non allo stato finale di una malattia. "Avvisate solamente Dom delle iscrizioni. Almeno uno dei due dovrà pur partecipare." Cominciando a camminare verso il mio vecchio ufficio che a quanto pare sembra essere diventato quello di JD. Quante cose sono cambiate ed il fatto che non considerano più questo posto casa mia, mi fa male da morire. Vorrei che tante cose fossero rimaste identiche, che non si fossero modificate con il passare del tempo. Resto sola con i miei pensieri per un tempo indefinibile fin quando JD mi comunica di aver parlato con Dom e che gli farà sapere le sue intenzioni, in merito alla Senior Mountain, sabato. Quindi sta aspettando di sapere quello che farò io prima di decidere? Bhe, bella mossa, c'è da dirlo. Ritorno dai ragazzi che chiacchierano decidendo cosa fare questa sera. Mi fermo accanto a Paul che, girandosi verso di me, mi chiede se avessi intenzione di partecipare a qualche gare stando qui. Senza esitazioni, organizziamo una gara tra di noi, stasera al solito posto, dove sappiamo ci saranno tanti di loro a festeggiare il mio breve ritorno. Amanda non ne è felicissima ma sa che mettersi contro di me significherebbe farmi chiudere ancora in me stessa. Credo che è per questo che ha deciso di esserci anche lei stasera, più che altro per tenermi d'occhi. Ci diamo appuntamento davanti casa mia verso le undici di stasera per raggiungere tutti insieme il luogo della gara. Dopo essermi fatta una doccia, ritorno in camera per poter tirare fuori dalla valigia qualche indumento da indossare, tra quelli che mi entrano ancora. Ho seriamente bisogno di rifare il mio guardaroba in vista di un aumento di peso che, speriamo, non sia eccessivo. Ferma, di fronte allo specchio, porto istintivamente il mio sguardo verso la mia pancia e posandogli una mano sopra, mi soffermo a guardarla per un po' per poi riprendere a vestirmi. Non so perché sia immediato il legame che mi spinge a pensare al bambino e contemporaneamente a Dom, ma succede, ogni volta che mi fermo anche solo ad immaginare il suo viso. Ed ogni volta che ci provo, lo immagino con gli stessi lineamenti del padre. Un vuoto nel mio petto si crea nello stesso istante che, anche solo nella mia mente, pronuncio il suo nome, cercando di cacciare quella sensazione di disagio e malinconia che provo quando non sono con lui. Si può dipendere così tanto da una persona, che il più delle volte mi porta ad odiarlo con tutta me stessa? Non è proprio odio quello che provo verso di lui, non riuscirei mai ad odiarlo, infondo lo amo con ogni singola particella del mio corpo, ma mi esaspera saperlo così autoritario nei confronti di coloro che ama incondizionatamente. Questa non è una buona scusa per decidere al posto mio. Non ho mai impiegato così tanto per prepararmi considerando che i ragazzi sono già sotto casa. Non pensavo fosse già così tardi. Dopo essermi scusata per il ritardo, raggiungiamo il nostro solito ritrovo per poter assistere a qualche gara prima di prendervi parte. Quando finalmente decidiamo di scendere in pista, la solita sensazione di quando l'adrenalina entra in circolo, mi assale facendo si che, sotto gli occhi spaventati di Amanda, pronta a correre se mai ce ne fosse il bisogno, vinca la gara, così come doveva essere. Mi sento come dopo qualsiasi gara, libera da ogni problema e circondata di persone che acclamano il mio nome. Essere guardata, dopo una competizione, è normale ma sento altri occhi scrutarmi come se fosse lontano da qui e mi stesse osservando, tenendomi d'occhio. Che strana sensazione.

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