Un dolore lancinante alla schiena mi porta ad aprire gli occhi. Afferro il mio cellulare per vedere l'ora e mi accorgo che ho dormito tantissimo, come forse non facevo da anni. In casa non si sentono rumori e la cosa è particolarmente strana. A quest'ora Ray dovrebbe essere già sveglio e io con lui, visto che non appena mette i suoi bei piedini a terra, sono costretta ad alzarmi e fare tutto ciò che vuole mio figlio. Non è un bambino viziato ma da buona madre non voglio più trascurarlo e metterlo dopo qualsiasi altra cosa. Me lo sono promessa e farò di tutto per mantenere la parola data. Mi alzo con non poca fatica e mi avvio verso la cameretta di Ray che, come immaginavo, trovo vuota. Sorrido, prima di incamminarmi verso le scale e raggiungere la portafinestra che da sulla spiaggia. Mi fermo sul piccolo patio e li cerco con lo sguardo, trovandoli a giocare mentre il mio bambino rincorre Sasha sulla riva dell'oceano, costantemente vigilato da suo padre. E io non faccio altro che innamorarmi di più, di quell'uomo che, nonostante tutto, mi ha stretta a se quella notte di quattro anni fa, dopo avergli urlato in faccia di non volerlo vedere mai più. Sono ritornata a respirare dopo essere stata in apnea un eternità e non mi ha lasciata più andare, perché è tra le sue braccia che voglio passare il resto della mia vita. Vederlo correre e giocare con nostro figlio mi riempie il cuore di gioia e continuo a ripetermi che, se potessi tornare in dietro nel tempo a quattro anni fa, correrei comunque da lui.
Flashback
Corro verso casa dei miei genitori, rischiando di morire anche qui, magari schiantata contro qualche auto, considerando che non sto rispettando nessuna delle norme stradali. Ma il panico mi ha assalita e, non appena sono rientrata in possesso del mio corpo e del mio cervello, senza dire assolutamente nulla, ho lasciato tutti li impalati a guardarmi correre via. Ho un assurdo bisogno di vedere mio figlio, di dirgli che non lascerò più che qualsiasi altra cosa venga prima di lui, che sono una madre orribile ma che lo amo incondizionatamente tanto. Dopo un'eternità, vedo finalmente la familiare villetta dove ho vissuto per anni e che è diventata un rifugio per Ray, quando per me è sempre stata una prigione. Fermo malamente la macchina all'interno del viale e, senza nemmeno spegnere il motore, con le lacrime a bagnarmi il viso, corro verso il portico di legno, dove trovo Dom, uscito non appena ha sentito il rombo della mia auto.
"Dov'è?" chiedo, passandomi convulsivamente le mani sul viso. Mi afferra per le braccia, prima di stringermi al petto intimandomi di calmarmi e di smetterla di piangere.
"Sta dormendo. Sta bene, tranquilla." a quelle parole, lascio alle lacrime il via libera per scendere più copiose di prima, accompagnando il tutto con dei rumorosi singhiozzi. Mi stringo di più a lui, beandomi della sensazione di casa e pace che provo solo tra le sue braccia.
"Mi dispiace tremendamente tanto, Dom. Sono una persona orribile, una madre orribile." dico tra i singhiozzi.
"Shh. Ehi, non è vero che sei una persona orribile. Calmati, ti prego" accarezzandomi la schiena e, a tratti, anche i capelli. Non riesco a smettere di piangere e di stringermi a lui. "Sam, guardami." allontanandosi leggermente da me e inchiodando il suo sguardo nel mio. "Ray sta bene. Tu sei qui e tutta intera. Sei scossa per quello che è successo ma sei qui, con me e non m'importa di nient'altro, ok?" accarezzandomi una guancia. Sono stata una stupida nel pensare di poter vivere senza di lui e questo non fa altro che far aumentare le mie lacrime.
"Come fai?" gli chiedo, dopo qualche minuto passato ancora tra le sue braccia.
"A fare cosa?" afferrandomi dai fianchi e facendomi allacciare le gambe alla sua vita, camminando verso la panca posta sotto il portico. Ci sediamo, io ancora stretta a lui nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
"A consolarmi ancora, a dirmi che andrà tutto bene, a tenermi con te dopo tutto quello che ti ho urlato in faccia l'altra sera." si allontana di nuovo, in modo che possa alzare la testa e riportare i miei occhi rossi e gonfi nei suoi.
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Un amore a 200 all'ora.
FanficNon si vede spesso una ragazza andare in giro con le unghie sporche di grasso motore e chiavi inglesi nelle tasche posteriori degli shorts. Bhe, a casa mia non è una novità, anche se in famiglia, oltre a me, nessuno è interessato alle auto. E puntua...