Capitolo 70 (✔️)

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Siamo seduti sotto il piccolo porticato ascoltando gli avvenimenti di cui sono stati protagonisti a Panama. E tra risate e battibecchi, la serata passa all'insegna della spensieratezza. Sembra che ciò che è avvenuto nelle ultime ventiquattro ore sia solo un ricordo lontano, cancellato dalla memoria. Nonostante non siamo capaci di stare l'uno lontano dall'altra, sappiamo bene che prima o poi ci distruggeremo. Ma, così come sappiamo distruggerci, solo insieme sappiamo ricostruire i pezzi. È contraddittorio, lo so, ma è la pura e semplice verità. Durante la notte insonne passata a casa di mio cugino, ho realizzato quanto sarebbe stato difficile rialzarsi da sola, nonostante il bene puro di tutti i miei amici. Ma, mi sono resa conto, che nessuno di loro avrebbe mai rimpiazzato il legame che, indissolubilmente, mi lega a Dom. Ho ripensato a tutto ciò che mi è capitato da quando ho preso in mano le redini della mia vita. Dopo aver lasciato la casa dei miei genitori, a Iago e a Dom. Ed palese quanto l'aver incontrato Dom sia stato un bene per me. Sono riuscita finalmente a sradicarmi definitivamente da quella che ormai ritenevo una prigione, facendo in modo di realizzare il mio unico sogno: lavorare al fianco di Ryan. So, per certo, che se non avessi incontrato lui, non sarei mai stata in grado di lasciare i miei affetti per seguire solo un sogno. Sono una donna sentimentalmente e lavorativamente realizzata, nonostante stia per diventare mamma. Questo, però, mi spaventa e non poco. Prendersi cura di una persona che non saprà dirti, fino a qualche anno, di cosa ha bisogno, è terrorizzante. Mi hanno detto che, in queste situazione, interverrà l'istinto materno. Ma io posso averne uno, considerando che di materno non ho mai ricevuto nemmeno una carezza? La mia infanzia non è stata una di quelle felici perché, tutte le attenzioni, erano, solo ed esclusivamente, rivolte ai miei fratelli che o imparavano ad andare in bici, o ricevevano buoni risultati a scuola o nello sport, mettendo, tutto quello che imparavo a fare durante quegli anni, nell'ombra. Questo è stato uno dei motivi per il quale sono sempre stata ribelle, andando controcorrente e fregandomene di tutto quello che gli altri volevano per me. Ho imparato, forse all'età di nove anni, a cavarmela da sola. Andavo da sola a scuola e, sempre sola, ritornavo a casa. Mi difendevo con le mie forze dai bulletti che, alle medie, pretendevano il mio pranzo dando loro solo la dimostrazione che, da me, avrebbe ricevuto solo un pugno. A tredici anni sapevo già guidare dopo aver pregato e strapregato mio nonno di insegnarmelo a fare. Alle superiori, ero l'unica ragazza al corso di meccanica, nonostante mia madre preferisse quello di cucito. Io a cucire? Ma mi ha vista? Pensavo, tra me e me. Quando venne a saperlo, bhè, si può immaginare la sua faccia. Mi beccavo occhiatacce da tutti i ragazzi del corso, mentre le ragazze della scuola ridevano di me. Quando ci assegnarono il compito di restaurare un motore a scoppio del dopoguerra, sapevo che quella era la mia unica possibilità per farmi valere. Ci misero davvero poco, i miei compagni di corso, a chiedermi di partecipare al progetto dopo una prima esclusione, considerato che con mio nonno non facevo altro, e loro lo sapevano bene, visto che in più di un occasione si sono presi gioco di me vedendomi aiutarlo. Il risultato, però, fu dei migliori. Cominciai ad essere guardata in modo diverso, con rispetto, nonostante fossi una ragazza e provenissi da una delle famiglie più benestanti di San Juan. Ma dei soldi dei miei genitori non ne ho mai usufruito, considerando, infatti, l'aiuto che mio nonno mi diede per poter aprire la mia officina. Fui ripudiata da miei e, adesso, li ringrazio per averlo fatto. Solo grazie a me stessa sono la donna che mi vanto di essere. Indipendente, se non contiamo il fatto che, sentimentalmente, la mia vita dipenda da Dom. Ma sono dettagli questi. Vengo strappata dai ricordi dalla voce di Mia che mi riporta alla realtà. Sarò sembrata una pazza agli occhi di tutti, cadendo nella valle dei ricordi nonostante il fracasso che, solo adesso mi accorgo, stanno facendo. Mi scuso per la momentanea assenza, cercando di riprendere a seguire i loro discorsi.

"Noi abbiamo deciso di andare a farci una corsa, tu vieni Sam?" chiede Roman, non sapendo perché, visto quello che è successo ieri per aver partecipato a qualcuna a San Juan. Rifiuto spiegandogli che preferisco andare a casa e riposare, le ultime ventiquattro ore, sono state alquanto pesanti, non avendo nemmeno dormito. Salutiamo Mia e Gisel che resta a farle compagnia, avviandoci alle nostre auto. Saluto Dom per poi avvicinarmi alla mia Mustang, che mi dispiace doverlo ammettere, per il bene della mia salute mentale, deve ritornare in garage. Un O che cazzo! gridato quasi a squarciagola, mi fa immediatamente girare verso l'auto di Dom, anche se so benissimo che quella non è la sua voce. Un Tej troppo euforico comincia a camminare verso di me, seguito da mio marito. Spero che non abbia fatto qualcos'altro, adesso.

"Dimmi che sai a malapena metterla in moto." Dice, ammirando la mia auto come se non ne avesse mai vista una prima.

"Cosa? Sei serio?" allibita. Ma che diavolo dice?

"Questa Mustang GT è unica. Non ne avevo mai vista una tenuta così bene. Te l'ha regalata Dom?" ancora gironzolando intorno alla macchina. Tra qualche istante, sono sicura, che mi chiederà di aprire il cofano.

"No, era di mio nonno e adesso è mia. Se vuoi sapere se l'ho restaurata io, Tej, si l'ho fatto. Perché, è così strano?" incrociando le braccia al petto.

"Non è che è strano ma sono davvero pochi i meccanici che sanno far diventare delle semplici auto dei capolavori. Ero convinto di conoscere solo Dom ma mi devo ricredere. Posso guidarla?" chiede stralunato. Per lui, è come se fosse giunto Natale ad aprile.

"Assolutamente no, non la lascio guidare nemmeno a Dom." sono davvero gelosa della mia Mustang.

"Capisco, nemmeno io lo farei. Cioè, non a Dom, intendevo che non la lascerei guidare a nessuno." Facendomi sorridere per il suo entusiasmo. "Unisciti a noi, vorrei vederla in azione."

"Non credo sarà possibile. Mio marito potrebbe chiedere il divorzio se gareggio nelle mie condizioni." Prendendo Dom in giro per quello che abbiamo appena superato.

"Io intendevo che magari l'avrebbe guidata lui. Non sapevo che corressi anche tu!" ammette.

"Ma da dove vieni, dalla Luna?" chiedo, scatenando le risate di tutti.

"Amico, lei potrebbe, come minimo, darti una pista per come guida." Interviene Roman. "Hai presente la Señora de la Tierra?" O Dio, no. Non ancora quel nome. A quelle parole, però, Tej quasi sviene, spalancando la bocca, permettendo alla sua mascella, quasi, di toccare terra. La sua reazione mi ha spiazzata, non pensavo che la mia fama corresse più veloce anche di me.

"Allora devi assolutamente venire con noi. Dai Dom, non le succederà niente. Poi sarai presente, no? Ti prego, devo vederla guidare." Quasi si inginocchia.

"Non è un fenomeno da baraccone, Tej." Sogghigna Dom. "Ma, visto che so che non la smetterai fin quando non mi avrai convinto, ok, va bene. Sam, se vuoi, vieni anche tu. Ma..." senza lasciarlo finire.

"E' l'ultima, ne sono consapevole. Almeno fin quando non nascerà Ray." Completando la frase al suo posto. "Mi avete convinta, vi seguo." E alle mie parole, Tej fa letteralmente i salti di gioia. Prima di poter seguire i ragazzi verso il punto dove si terranno le corse, vengo fermata da Mia che, scusandosi per non avermelo chiesto prima, mi annuncia che vuole che io sia la sua Damigella d'onore. Mi spiazza con questa notizia e non posso e non riesco a dirle di no. Sono felicissima di poter assumere un ruolo così importante per un giorno altrettanto importante: il suo giorno. Con un sorriso ebete sul viso, mi metto alla guida cercando di raggiungere i ragazzi che non mi hanno nemmeno aspettata. Li intravedo fermi ad un semaforo e, non appena scatta il verde, senza pensarci, schiaccio il piede sul gas prendendoli alla sprovvista. Li supero come un treno in corsa, facendo si che Dom si metta al mio inseguimento. L'asfalto non è la terra su cui sono abituata a derapare, ed è decisamente più scivolosa ma riesco a mantenere una buona traiettoria e a raddrizzare la macchina. Ben presto, però, mi rendo conto che non conosco il punto della corsa, costringendomi a lasciar passare Dom per poi seguirlo a destinazione. Una volta raggiunto, Tej, ancora più euforico di prima, mi corre incontro affermando che, sue testuali parole, niente di tutto quello che gli è stato detto su di me è una menzogna. Mentre scherziamo e ridiamo su un'altra affermazione di Tej, che non riesce a comprendere il motivo per il quale tutte le ragazze migliori si innamorino sempre di Dom, il mio, come lo sguardo di mio marito, viene catturato dalla figura di Cindy che passa non molto lontano da noi. Ho subito lasciato che i miei occhi puntassero un altro sguardo, quello dell'uomo accanto a me, che però è ancora incollato a seguire la sua ex. Ed è proprio in momenti e in situazioni come queste che tutte le mie certezze cadono a pezzi.

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