Il caos sembra finalmente aver lasciato la mia testa e, dopo averci dormi su, mi sveglio stranamente sollevata. Non so ancora da cosa, ma mi sento decisamente meglio rispetto agli ultimi giorni. Mi alzo dal letto il più silenziosamente possibile, non vorrei svegliare Dom. Per lui è ancora presto per raggiungere l'officina, considerando che non deve fare trenta minuti di auto come me. Dopo essermi vestita, scendo in cucina per preparargli la colazione, che diversamente da quanto si può credere, consiste in una fumante tazza di caffè. Da quando mi sono trasferita qui, le mie abitudini non sono cambiate ma ho modificato quelle di Dom. Quando ancora abitava con sua sorella, lei era solita preparargli la vera colazione americana, ma da quando ci siamo trasferiti, dovendo io lasciare casa molto prima di lui, non ne ho il tempo e quindi ha cominciato ad accontentarsi esclusivamente del caffè. Ma, non diversamente da quello che faccio io, una volta raggiunta l'officina è inevitabile non addentare un donuts. Pronta per lasciare casa, squilla il cellulare proprio nel momento in cui sto per salire in auto. Chi mai potrebbe essere alle sette e trenta del mattino? Lo prendo velocemente dalla tasca della mia giacca e guardo stupita il nome della mia migliore amica. Non sarà mica successo qualcosa?
"Amanda, come stai?" rispondendo frettolosamente al telefono.
"Ciao, io benone, tu?" chiede stranamente divertita.
"Bene. Cosa succede?" senza perdere tempo, le faccio quella domanda che mi attanaglia la gola da quando ho visto il suo nome sul display.
"Come immaginavo!" sogghignando "Lo hai dimenticato anche quest'anno!" dice confondendomi le idee ancora di più.
"Scusa se mi sono svegliata mezz'ora fa e non ancora avuto il tempo di guardare la mia agenda." mettendo la retro e uscendo dal viale di casa. Se non mi muovo farò tardi a lavoro.
"Si, lo so che è ancora presto in California. Qui sono già le undici. Comunque ritornando a noi, noi puoi dimenticartene ogni anno, Sam. Sei proprio insuperabile!" e la immagino sorridere e alzare gli occhi al cielo.
"Ok, se non mi spieghi subito di cosa stai parlando, riattacco. Non puoi farmi perdere la testa già di prima mattina, Amanda!" sbotto, fermandomi ad un semaforo rosso.
"Buon compleanno, zuccona! Quest'anno sono ventisette!" sicuramente ancora con un sorriso beffardo sul viso. Diavolo, non è possibile. Di già?
"Oh, Dio. Grazie e scusami per come ti ho risposta!" dandomi un schiaffo sulla fronte. Ma è possibile che non riesca mai a ricordarmene? E pure è il mio compleanno, dovrei sapere in quale giorno festeggiare la mia nascita.
"Ormai ci sono abituata." risponde e continuiamo a chiacchierare fin quando non mi fermo davanti ad una caffetteria. Porterò qualcosa in officina per celebrare il mio, sempre dimenticato, compleanno. Sono già ventisette e pensare che quest'anno Dom ne compirà trenta. Dopo aver salutato la mia migliore amica e preso il caffè per tutti, raggiungo finalmente l'officina dove trovo Ryan, anche lui appena arrivato. Mi chiede il motivo di tutto quel caffè e dopo avergli detto del mio compleanno, mortificato, mi abbraccia accompagnandomi dagli altri per poter festeggiare. Invito lui, Liz e le bambine a cena da noi stasera per poi raggiungere il mio ufficio per chiamare Dom e invitare il resto del gruppo.
"Ehi, cosa succede?" chiede subito Dom, rispondendo al telefono.
"Di ai ragazzi che stasera sono invitati a cena da noi." aprendo la mia agenda per controllare cosa ci sia da fare oggi.
"Come mai?" chiede stupito. Non mi meraviglio che non se ne ricordi. Non lo faccio io perché dovrebbe farlo lui. Sorridendo gli rispondo e, più mortificato di Ryan prima, mi chiede scusa per la dimenticanza. So, conoscendolo, che vorrebbe sprofondare per aver dimenticato il compleanno. Dopo averlo tranquillizzato, riattacchiamo ritornando a controllare l'agenda. Quasi sobbalzo per quello che c'è scritto: Ecografia. Cristo, me ne sono dimenticata. Non è giornata e non voglio sapere come si concluderà, essendo iniziata con il verso sbagliato. Mi precipito da Ryan per chiedergli se Liz potesse aiutarmi con la cena considerando che alle tre del pomeriggio dovrei essere allo studio medico. Mio cugino quasi mi obbliga a correre a chiamarla e, dopo averlo fatto, chiamo anche Mia. Ho bisogno di tanto aiuto oggi. Tra le cose che devo fare qui e l'appuntamento dal medico, non rientrerò a casa prima di sera. Cerco di fare più cose possibili prima di lasciare l'officina, non vorrei tornare qui e andare via ancora più tardi, anche se so che, per scusarsi, Ryan mi lascerebbe tornare a casa anche adesso se glielo chiedessi. La mattinata procede frenetica e non mi fermo nemmeno per pranzare visto il lavoro che c'è da fare. Tra la sala di progettazione e le commissioni in banca, non ho il tempo nemmeno di respirare. Dopo essere rientrata in ufficio, ecco che sto per riuscire diretta allo studio medico. Sono agitata per quello che potrà dirmi. Anche se non ho mai creduto ciecamente alle parole del dottor Scott, so che se mi dicesse di nuovo di non essere incinta, ci rimarrei malissimo, ancora. Pronta per affrontare qualsiasi evenienza, entro nello studio del ginecologo di Mia, che potrebbe anche diventare il mio, a questo punto. Aspetto impaziente il mio turno, leggendo qualche rivista su gravidanze inattese e inaspettate, proprio come l'ultima volta che sono stata qui. Dopo dieci minuti d'attesa, una signorina con in mano una cartellina, si affaccia da quello che penso sia la stanza del medico, pronunciando il mio nome e invitandomi a seguirla all'interno. Ancora più agita di qualche minuto fa, mi accomodo sul lettino seguendo l'assistente del medico. Lo vedo entrare subito dopo essermi sistemata sul lettino con un sorriso affettuoso, di chi sta cercando di metterti a tuo agio. Non pensavo potesse ricordarsi di me considerando che è passato tanto tempo, ma non appena legge il mio nome, sorride automaticamente.
"Allora, Signora Toretto, questa potrebbe essere la volta buono, eh?" chiede cominciando a preparasi.
"Sono qui proprio per saperlo." Cercando di non lasciar trapelar l'ansia e l'agitazione. Dopo un sorriso, che non mi è sembrato affatto ironico, comincia a spalmarmi sul ventre quel freddo gel che usano per le ecografie. Chiudo istintivamente gli occhi quando poggia l'ecografo sulla mia pelle, sperando silenziosamente che almeno questa volta nessuno si sia sbagliato. Non so quantificare il tempo che io e il medico siamo rimasti in silenzio, ma mi è sembrato un'eternità. Ancora con gli occhi chiusi, il medico richiama la mia attenzione invitandomi a guardare lo schermo posto alla mia destra. Con un sorriso, di gioia, credo, guarda anche lui il monitor.
"Signora, lo vede quel puntino?" spezzando il silenzio. Annuisco, non riuscendo a parlare, sono troppo agitata. "Bhe, quello è suo figlio o sua figlia, è troppo presto per dirlo. Congratulazioni!" Dio, allora è la verità, sono davvero incinta. Non ci credo e involontariamente, mi lascio prendere dalle emozioni facendo cadere una lacrima.
"Da quanto?" chiedo dopo aver ripreso possesso del mio corpo e della mia bocca. Ancora con lo sguardo verso il monitor, aspetto che il dottore mi dia una risposta.
"Direi sei settimane. Si, sei!" finalmente ritorno a guardare l'uomo che oggi mi ha dato la notizia più bella della mia vita. Dopo essermi rivestita e scesa dal lettino, ci diamo appuntamento a fra due mesi, per l'ecografia che ci svelerà il sesso del bambino. Bambino, dio ancora non riesco a crederci. Devo chiamare subito Mia. Esco dallo studio e, prima di poter salire in macchina e raggiungerla a casa, ricevo proprio una sua telefonata. Rispondo euforica, senza nemmeno darle il tempo di salutarmi, di essere incinta. Un è fantastico! gridato a squarcia gola, mi obbliga per qualche istante ad allontanare il telefono dall'orecchio. Dopo di lei, chiamo mia madre e poi Amanda. Non riesco a contenere la mia felicità e, quando ritorno in officina, appena intravedo mio cugino, gli corro incontro e gli salto addosso. Senza chiedermi il motivo di quel gesto, risponde al mio abbraccio insolito lasciandosi scappare un gridolino di gioia. Non è molto quello che riesco a fare oggi in ufficio, la mia testa va sempre alla magnifica notizia ricevuta qualche ora fa. Ritorno a casa prima del previsto e trovo ancora Mia con gli ultimi preparativi della cena di stasera. Inaspettatamente, non festeggeremo solo il mio compleanno ma anche una futura nascita. Sto pensando ad un modo particolare per dirlo a Dom e spero di riuscire a contenere la felicità il più a lungo possibile. Salgo in camera per poter nascondere le ecografie in un posto dove Dom non le possa trovare prima del previsto. Muoio dalla voglia di vedere la sua faccia, sarà una cosa che non credo rivedrò una seconda volta. Nessuno se lo aspettava e tanto meno io e lui. Arrivano tutti e dopo essere arrivato anche mio cugino, ci sediamo a tavola per la cena e per il brindisi, invece, ci spostiamo in giardino. Prima di poter brindare ai miei anni, salgo in camera a prendere le ecografie. Quando sto per scendere, vedo Dom aspettarmi alla fine delle scale. Una volta raggiunto, mi stringe per i fianchi e mi attira a se.
"Mi farò perdonare, te lo giuro." Dice dandomi un bacio.
"Non ce n'è bisogno. È il miglior compleanno della mia vita!" dico, poi tirandolo fuori verso gli altri. Una volta fuori, stavano aspettando noi per poter brindare a tante cose, quest'anno. Dopo aver stappato la bottiglia, Brian porge i bicchieri a tutti ed io, con un gesto della testa, rifiuto e lui mi sorride. Quando stiamo per brindare ad altri cento dei miei anni, Dom si accorge che sono priva di bicchiere. Con gli occhi riesco a capire, anche senza parlare, quello che mi sta chiedendo. Credo, che sia giunto il momento di rivelare il mio piccolo segreto. Tiro fuori dalla tasca posteriore dei miei jeans la busta contenente le ecografie e gliela porgo. Incredulo verso quel gesto, titubante la prende.
"Avresti dovuto farle tu un regalo, non il contrario." dice Roman, ma nello stesso istante che la sua bocca si chiude, Brian gli da una gomitata facendolo lamentare per il colpo subito. "Ho capito, ho capito, sto zitto!" facendoci ridere tutti. Sono impaziente di vedere la reazione di Dom, ma credo che lo siano tutti, però l'attesa, mi sta uccidendo. Non è mai stato tanto brutto aspettare che qualcuno aprisse una busta come in questo momento.
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Un amore a 200 all'ora.
FanfictionNon si vede spesso una ragazza andare in giro con le unghie sporche di grasso motore e chiavi inglesi nelle tasche posteriori degli shorts. Bhe, a casa mia non è una novità, anche se in famiglia, oltre a me, nessuno è interessato alle auto. E puntua...