Capitolo 55 (✔️)

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Dopo la piacevole uscita con i miei cari amici, la strana sensazione di essere continuamente osservata mi ha perseguitata fino al momento in cui ho chiuso gli occhi per potermi addormentare. Tralasciando questo piccolo inconveniente, dopo tanto tempo sono riuscita a riposare abbastanza per potermi sentire piena d'energia per affrontare l'arrivo di Hortez con il suo nuovo strano progetto, che ci frutterà parecchi soldi ma ci sfinirà fino all'ultimo istante che la sua auto resterà all'interno della mia officina. Quando raggiungo i ragazzi, mi sento come se non fossi mai partita e rimasta via troppo a lungo. Tutti i momenti passati insieme chiusi in queste quattro mura a lavorare, ridere, scherzare, piangere, arrabbiarsi, discutere tornano a galla come flash facendomi sentire tremendamente triste. Quando varco l'ingresso, i ragazzi sembrano aver visto un fantasma che riappare nelle loro vite senza preavviso. E pensare che ci siamo visti ieri. Non ci vuole molto a capire che non è facile abituarsi di nuovo alla mia presenza dopo che me ne sono andata comparendo di tanto in tanto. E poi, con la notizia di un possibile ritrasferimento li ho spiazzati maggiormente. Non c'è da biasimarli se adesso si sentono confusi e allibiti. Cercando di far sembrare le cose più naturali possibile, cominciamo a rifare il punto della situazione nell'attesa dell'arrivo della nuova auto di Armando, che arriva dopo un'ora circa. Rivedere quel simpatico ometto di Hortez mi mette di buon umore sapendo, anche, che parteciperò attivamente alla realizzazione del nuovo progetto. Viene, spedito, verso di me con un sorrisetto sul viso, mirato a farmi capire che ha molto più potere sulle persone di quanto uno possa immaginare, come se sapesse che, al suo arrivo, mi avrebbe sicuramente trovata qui. Diversamente dal solito, non mi stringe la mano per salutarmi ma mi abbraccia, lasciandomi di stucco, e dandomi un caloroso ben tornata a casa. Subito dopo i convenevoli, iniziamo a discutere su quello che realmente ha bisogno la sua auto, una Aston Martin DB9, che non ha niente a che vedere con l'ultima Aston modificatagli, una Vantage. Come diavolo fa a possedere tutte queste auto? Dovrà avere un garage immenso. Comunque le prestazioni di questa auto sono già sensazionali, non vedo come potremmo renderla migliore di così. Ma con Hortez il minimo non basta quindi dovremmo prepararci a molto di più del massimo. Monta un motore V12 a combustione interna, sprigiona 500 cavalli e una velocità massima di 300 chilometri orari. Cosa diavolo vuole più da quest'auto? Che spicchi il volo? Quanto è vero che c'è qualcuno che non cosa farsene dei soldi che guadagna. Comunque, anche se volesse che le montassimo un paio d'ali, noi siamo pagati per fare tutto quello che vuole, sempre nei limiti del realistico, ovviamente. Spero solo di non doverla rovinare pur di renderlo felice, sarebbe un vero peccato. Quest'auto, seriamente, è già perfetta così com'è. Ma, contro ogni mia supposizione, non mi chiede altro che qualche piccolo accorgimento qua e la per rendere la tenuta di strada, la manovrabilità e l'assetto più confortevoli per lui, che a detta sua, sta diventando vecchio e non riesce a guidare più come un ragazzino. Con mia sorpresa, devo riconoscere che sa apprezzare le qualità di questa macchina perché, anche sottovalutandomi, non sarei riuscita a renderla migliore di com'è. Questo lavoro non ci porterà via molto tempo e, la reazione dei ragazzi, è insuperabile. Anche loro come me si aspettavano qualche assurdo stravolgimento. Questa è una delle poche volte che non ci ha richiesto lo smontaggio completo della vettura per modificare tutto, cominciando dal treno di rotolamento (*). Sono più sollevata sapendo che il lavoro sarà più semplice del previsto. Infondo, non dovremmo fare altro che apportare qualche modifica e rendere la guida più confortevole. Salutato Hortez, i ragazzi si mettono immediatamente all'opera, visionando la macchina e facendo una lista delle cose da acquistare, perché, ovviamente, non ne abbiamo di pezzi originali Aston Martin nel deposito. Lascio ai ragazzi il tempo di divertirsi e mi rintano nel mio ufficio, o meglio in quello di JD. Sedendomi a questa scrivania, involontariamente, ritornano alla mente ricordi di tanti progetti portati a termine con le sole nostre forze, tra battibecchi e sei un imbecille volati in questo ufficio. I miei sogni hanno preso forma in questa officina, io stessa ho preso forma qui dentro e mi sembra assurdo aver lasciato tutto per inseguire, più che altro un sogno, che la realtà. Lavorare al fianco di Ryan è sempre stato quello che più desideravo al mondo ma che non comportava trasferirsi a migliaia di chilometri dalla mia casa. Non rimpiango di aver preso quella decisione perché, infondo, era quello che aspettavo di sentire da lui. Ma, adesso, lontana dalla mia vera casa, non fingiamo perché è così, mi sento sradicata dentro. Vuota, come se avessi lasciato qui un pezzo importante di me. Infondo, però, l'ho fatto, inconsciamente, ma l'ho fatto. Ho lasciato qui Sam Torres perché, a Los Angeles, c'è Sam Toretto. Decido di mettere un freno ai miei pensieri che stanno percorrendo troppe strade in una volta sola e lascio l'officina per raggiungere mio nonno. È troppo tempo che non lo vedo e il suo sorriso mi manca da morire. Giunta a casa sua, lo vedo uscire dal garage e, come un fulmine, mi precipito ad abbracciarlo.

"La mia bambina! Come stai?" dice, tenendomi stretta a se. Sono queste le cose che più mi mancano, le mie abitudini. Almeno una volta a settimana, venivo a trovarlo e restavamo ore, seduti sotto il portico, a parlare di auto, motori e di come sarebbe potuta cambiare la mia vita lontana da qui. E da troppo tempo che non lo abraccio così e quasi mi manca l'aria quando lo lascio per poter di nuovo guardare le sue rughe che, inevitabilmente, gli si sono formate a causa della vecchiaia.

"Mi sei mancato così tanto." stringendogli le mani. Mi sorride per rassicurarmi che lui non si è mai mosso da qui. Questo non fa altro che continuare a distruggermi l'anima perché, è vero che non è mai andato via, l'unica che lo ha fatto sono io. Come se mi avesse letto nella mente, stringe di più le miei mani facendo si che ritorni a guardarlo negli occhi.

"È la cosa migliore che tu abbia fatto. Sono così fiero di te. Ryan dice che non esiste collaboratore migliore di te. Riesci a tenere testa anche a quella pigna dura di tuo cugino." Strappandomi un sorriso. Raggiungiamo il portico per sederci su quelle poltrone di vimini, consumate dal tempo e dai nostri ricordi. Restiamo li a lungo a raccontarci di tutto ed anche del motivo del mio inaspettato ritorno. Non potevo tenergli questa cosa nascosta a lungo, ma la sua reazione mi ha spiazzata per un attimo. Mi ha dato ragione, o almeno lo ha fatto per quanto riguarda l'imposizione. Per il resto sto ancora aspettando di iniziare un discussione.

"Non puoi più scappare. Non hai più dieci anni che quando litigavi con tuo fratello Marcus ti rifugiavi qui e scappavi dal mondo reale, come dicevi tu. Sei una donna ora, non dovresti avere paura di affrontare tuo marito. Tua nonna Rose lo faceva sempre ed era incredibilmente gratificante vederla combattere per le proprie idee." Con una vena di malinconia nella sua voce. È andata via troppo presto. Mi ha lasciata troppo presto, avevo ed ho ancora bisogno di sentirla qui ad assicurarmi che tutto andrà bene, come faceva quando ero una bambina. Mi manca tantissimo e, se solo potessi rivederla anche solo per un istante, credo che non la lascerei più andare via. Non immagino quanto possa mancare al nonno. Non riesco a rispondere perché so che potrei piangere e, capendo il mio stato, il nonno cambia abilmente discorso, permettendomi di ringrazialo e di sorridere ai suoi racconti sugli ultimi avvenimenti di casa Torres. Il tempo sembra essere passato troppo velocemente e, alle dieci di sera, decido di lasciarlo andare a letto e forse dovrei farlo anche io. Lo saluto promettendogli che ci saremmo visti nei giorni successivi. Per tornare a casa, passo per il molo, luogo di tante scommesse, pianti, sogni e decido di fermarmi a commemorare questo mare che per troppo non ha potuto sentire le mie emozioni. Mi siedo su quel muretto che ha sentito più cose che potessi mai aver potuto raccontare a chiunque. Pene, paure, risentimenti, nostalgie. Conosce più questo immenso oceano di me che Amanda, ad esempio. E lei conosce davvero tanto di me, ma non tutto. Ci sono cose che nemmeno alla tua miglior amica potresti mai raccontare, come quando ho desiderato non riuscire più a camminare per evitare di lasciare andare per sempre il mio unico sogno. Non avrebbe decisamente apprezzato quel pensiero. E poi, quando guardo l'immensa distesa nera che, a quest'ora, è l'oceano rivedo la sua immagine. Quegli occhi che mi guardano dall'alto e che non vedo più da quindici anni, ormai. Non so più, a questo punto, quale sia il mio posto, non riesco a riconoscerlo. Qui sembrano vivere tranquillamente senza di me, non sentono più la necessità di avermi nelle loro giornate. Los Angeles, invece, sono io a non considerarla la mia casa, almeno non fino in fondo. Mi sento una parte aggiunta, fatta incastrare con la forza ma che in fondo non si assembli per bene. E diventato tutto così complicato ai miei occhi. Non sarebbe dovuto essere così. Se solo avesse tenuto chiusa quella bocca. Forse non avrei nemmeno partecipato a quella fottuta corsa. Nonostante cerchi di non pensarlo, è il mio chiodo fisso, sempre. Mi sento vuota, persa e non so assolutamente ciò che dovrei fare. Sono troppo orgogliosa per poter ammettere che, si, ho sbagliato ma ho bisogno di lacerarmi dentro prima di poter tornare da lui. E' l'unico modo per potermi far tirare fuori dall'abisso che potrebbe inghiottirmi. Lo so, è meschino ma ho costantemente bisogno che mi salvi da me stessa e dai miei sbagli. Questo mi serve per capire quanto lui tenga a me ma non ricordo di aver mai fatto qualcosa di simile per potergli dimostrare lo stesso. Sono egoista ma è l'unico modo che conosco per tornare da lui. Spero solo che, quando effettivamente avrò bisogno di Dom, lui ci sia. Ma più di tutto, sperò che ci sia soprattutto per me e non solo per suo figlio.

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(*) Il treno di rotolamento, che comprende sospensioni, stabilizzatori e ruote, è composto da due parti distinte collegate al telaio o al pianale della carrozzeria: l'avantreno e il retrotreno. Non è tecnicamente corretto definirlo così, però per farvi capire, sarebbe il sistema di sospensione della vettura.

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