Capitolo 60 (✔️)

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Il viaggio verso Los Angeles è stato un inferno, peggiore di quello da Brasilia. Sulla nave che ci ha portati a Miami non ho fatto altro che stare male e le cose non sono migliorate una volta a terra. Il viaggio in auto, oserei dire, è stato tanto brutto quanto quello in nave. Ci fermavamo praticamente ogni mezz'ora a causa delle mie nausee e per permettere a Sasha di sgranchirsi le zampe. Non ho toccato nemmeno una briciola di cibo in tre giorni e non ho fatto altro che bere per evitare che mi disidratassi. Costringevo Dom a mangiare a chilometri di distanza da me perché qualsiasi odore sentissi mi faceva stare male. Tutto questo fino a stamattina, quando, a pochi chilometri da casa, Dom mi ha costretta a mangiare un ghiacciolo. Si è fermato in una stazione di servizio e, senza dirmi nulla, me lo ha comprato dicendomi che con Mia funzionava sempre quando anche lei era incinta e soffriva di nausee. Sembrava una cosa stupida ma, dopo averlo mangiato, mi sono sentita subito un po' meglio e, successivamente, sono riuscita anche a mangiare un sandwich. Mi sento terribilmente stanca anche se in questi tre giorni non ho fatto assolutamente niente. Vorrei tanto permettere a Dom di riposare ma non mi sembra il caso di guidare in queste condizioni, anche se, comunque non mi avrebbe fatto guidare. Quando, finalmente, un cartello stradale ci informa che siamo appena entrati nello stato della California, tiro un sospiro di sollievo. Sarà perché fosse preoccupato per me o perché non ne aveva voglia, ma quando chiedevo a Dom di parlarmi più approfonditamente della sua famiglia, si incupiva e questo non ha fatto altro che rendermi ancora più curiosa. Anche se devo ammettere che ci sono rimasta alquanto male perché, diavolo, sono sua moglie, dovrebbe riuscire a parlare con me. È stato, per quasi tre quarti del viaggio, a tenermi il broncio. Ritornava lucido solo quando dovevamo fermarci per colpa del mio stomaco ma, nello stesso istante in cui ritornavamo in auto, smetteva anche solo di guardarmi. Ecco perché non vedevo l'ora di tornare a casa, voglio saperne di più e voglio che Dom smetta di fare il bambino imbronciato. Comincio a non stare più nella pelle nel momento in cui riconosco la strada che conduce a casa di Mia e il sorriso si impossessa della mia faccia. Non appena Dom ferma l'auto nel viale, scendo velocemente per raggiungere la porta d'ingresso. Dopo aver suonato il campanello, aspetto impaziente di vedere il viso di colei che ormai considero anche mia sorella. Quando i suoi occhi entrano in contatto con i miei, ci stringiamo in un forte abbraccio, di quelli che ti fanno sentire bene in un nano secondo. Dopo aver sciolto il nostro abbraccio, corre a salutare Dom mentre io entro in casa raggiungendo gli altri nel salone. Poco dopo, ci raggiungono anche Dom e Mia e, raccontato l'inferno di viaggio che abbiamo, o meglio, che io ho affrontato, inevitabilmente mi chiedono di ciò che è successo con Iago. Racconto tutto senza tralasciare nulla e si rivela essere più facile del previsto. Durante il racconto, lancio uno sguardo nella direzione di mio marito e lo vedo irrigidito, teso direi, ascoltando le mie parole. Non ha ancora aperto bocca da quando siamo arrivati e ciò di cui sto parlando non lo sta sicuramente aiutando.

Decidiamo di restare a cena qui e, dopo aver mangiato tutti insieme, raggiungo Mia e Gisel in cucina per poter finalmente dare risposte ai miei quesiti. Senza troppi giri di parole le chiedo se può parlarmi dei suoi genitori, perché da Dom non c'è e non credo ci sarà modo di sapere qualcosa. Stranamente felice, quello che non sembrava per niente suo fratello, mi racconta di come lei sia cresciuta senza la figura di sua madre, morta quando lei era ancora troppo piccola, ma con quella di suo padre che è stata una figura importante, invece, nelle loro vite, soprattutto in quella di Dom. Dice che fossero inseparabili e che tutta la sua passione per le auto l'ha ereditata da lui. E, purtroppo, quando anche lui e morto, per Dom è stata la fine, è come se gli fosse letteralmente caduto il mondo addosso. Lei aveva solo diciassette anni e lui, ventenne, si è ritrovato a mandare avanti, da solo, la sua officina e a cercare di non far mancare niente a sua sorella. Si commuove mentre racconta quella che non si può definire una vita facile anche se però ho visto passare della felicità nei suoi occhi nel nominare suo padre. Tutto questo non può evitare di far commuovere anche me. In un certo senso, mi sento gelosa del rapporto che avevano entrambi con Ray, nome del padre di Mia e Dom, perché io con il mio non ce l'ho mai avuto. Dopo averla abbracciata e ringraziata per avermene parlato, raggiungiamo i ragazzi riunitisi nel salone. Ridono e scherzano come se il tempo si fosse fermato a quando nessuno di loro aveva responsabilità come una moglie e un figlio. La spensieratezza che aleggia in questa casa adesso, mi fa solo pensare che, quel giorno, ho preso la decisione giusta decidendo di prendere quell'aereo e iniziare la mia nuova vita qui, con questo gruppo di ragazzi fanatici e troppo egocentrici. Sorrido nel vedere come, anche se il più grande di loro abbia trent'anni, si divertano a prendersi in giro e lanciarsi le cose come ragazzini della metà della loro età. Io e Gisel ci uniamo alla loro conversazione mentre Mia porta il piccolo Jack di sopra per metterlo a letto. Mi siedo nell'unico posto libero, accanto a Dom e sinceramente mi aspettavo che continuasse ad ignorarmi come ha fatto per tutta la sera ma invece, mi attira a se mettendo un suo braccio in torno alle mie spalle. Aveva decisamente bisogno di rivedere i suoi amici. È più rilassato di oggi e non sembra avercela più con me per tutte quelle domande che gli ho fatto durante il viaggio, nei miei momenti di lucidità. Io e Gisel ci guardiamo confuse e molto divertite per ciò che si stanno dicendo. Non è tanto il modo ma è proprio l'argomento. Vorrei tanto capire come siano finiti a parlare di matrimonio. Mentre litigano su quando Han e Gisel prendano la briga di sposarsi, afferro la palla al balzo per smuovere qualcun altro in questa stanza.

"Per la verità, e non credo di parlare solo per me, staremo aspettando la proposta di qualcun altro. Vero Dom?" chiedo a mio marito ma palesemente rivolta a Brian. Quando si rende conto che tutti gli sguardi sono rivolti a lui, il suo viso prende un migliaio di sfumature. Si accende una fragorosa risata che si placa solo quando è Dom a prendere parola.

"Credo, che quando accadrà, saranno i nostri figli a doversi sposare." Con un sorriso beffardo, diretto ad istigare una reazione in Brian che, indubbiamente, non tarda ad arrivare.

"Ah, quindi non mi ritieni in grado di chiedere a tua sorella di diventare mia moglie, eh?! Adesso ti faccio vedere. Miaa!" alzandosi e chiamando a gran voce quella povera donna ignara di tutto. Sguardi increduli si spostano da ognuno di noi a lui fino a quando Mia non fa il suo ingresso all'interno del salone. Il silenzio più assoluto viene interrotto raramente da Dom che sghignazza di tanto intanto ricevendo da parte mia solo sguardi che lo intimano a smetterla di prendere in giro colui che, a quanto pare, diventerà legalmente, suo cognato. Quando, però, Brian si rende conto che non sa cosa dire o cosa metterle al dito, si gira verso di me in cerca di aiuto, quasi implorandomi di tirarlo fuori da quell'assurda situazione. Con lo sguardo, lo incito a non perdersi d'animo, adesso quello che conta è chiederglielo. Titubante, vedo, nei suoi occhi, il cervello muoversi così velocemente nel cercare le parole giuste che ho quasi paura di vedergli uscire del fumo dalle orecchie. Quando finalmente trova il coraggio di parlare, comincia indicando noi seduti con sorrisi d'intesa sul viso.

"Quelle cinque persone sedute li mi credono un codardo, non all'altezza di chiederti ciò che, capisco avrei dovuto fare, già da un po' di tempo." Si ferma guardando gli occhi della bellissima donna di fronte a lui che lo guarda stranita senza riuscire a capire il vero significato delle sue parole. Quando, però, Brian si inginocchia ai suoi piedi, Mia si porta entrambe le mani a coprirsi le labbra e noi quasi saltiamo in piedi per lo stupore. Bastava davvero così poco per convincerlo a fare un passo del genere. Sotto gli sguardi increduli di tutti noi, le prende la mano dicendole quello su cui tanto lo avevamo preso in giro. "Mia Toretto, vorresti farmi l'onore di diventare mia moglie?" dice tutto d'un fiato. Non appena si rimette in piedi, Mia gli è praticamente addosso, raggiante di felicità che sarebbe in grado di accecare anche un cieco. Lo prendiamo tutti come un si e ci alziamo per poter fare le nostre più sincere congratulazioni ai nostri amici. Devo ammettere che Brian ci ha sorpresi e non poco ma era da fare e l'ha fatto.

"È il fatto che stai per diventare una O'Conner che non mi va giù!" dice, ad un tratto quell'essere stupido di mio marito scatenando così una nuova guerra di prese in giro e battibecchi. Lo devo proprio dire, è bello essere ritornata a casa.

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