Lasciati i miei pensieri in riva all'oceano, raggiungo i ragazzi a Santurce dopo avermi avvisata che si sarebbero anticipati un po' rispetto all'orario d'incontro. Per arrivare dai ragazzi devo guidare fino alla Laguna Los Corozos, nel sotto-distretto di Las Casas. Raggiungo Calle Constituciòn per poi avviarmi lungo Calle La Fé, luogo della gara. Bisogna conoscere molto bene questo posto, ci si perde con facilità essendo pieno di piccole strade e vicoli senza uscita. Arrivo su Calle La Fé ed entro in una piccola strada sulla sinistra che mi conduce dietro un capannone abbandonato, usato come covo per le gare. Vedo le auto di JD e di Paul e mi ci avvicino, parcheggiandomi di fianco a loro due. Aspettiamo il quarto partecipante alla corsa, Josè, uno dei piloti più temibili del gruppo che ha la giurisdizione sul territorio di Las Casas ai margini della Laguna. Siamo fuori dal nostro territorio di circa 20 chilometri ma con i Los Tiburones abbiamo una sorta di patto che ci permette di partecipare alle corse nel loro territorio, come permette a loro di partecipare a quelle nel nostro. Non c'è assolutamente da preoccuparsi per quanto riguarda scorrettezze o telefonate anonime alla polizia; se succede qualcosa ai Falcons nel territorio dei Los Tiburones, ne rispondono loro in prima persona e il contrario vale nella nostra zona. Quindi è diventata un abitudine giornaliera avvisarci delle varie corse che si organizzano e, se uno o l'altro gruppo ne ha già organizzata una, per esservi presente si può anche decidere di non organizzarne un'altra nel proprio territorio. Ma se non interessa è come se nulla fosse successo. È un patto che esiste da prim'ancora che io assumessi la posizione di capo- zona. Forse esisteva già ai tempi in cui era mio nonno Marcus ad esserne al comando. Prima di trasferirsi a Los Angeles, anche Ryan lo è stato ma non si sarebbe mai aspettato che un giorno lo sarei diventata io. Sicuramente non era quello che, lui e il nonno, avrebbero preferito per me, e mio nonno non ne era affatto contento soprattutto sapendo quanto sia vendicativo un mondo come questo delle corse. Ma mi sono sempre comportata come dovevo, chiedendo a volte consigli anche a lui su come gestire una situazione scomoda per alcuni gruppi che magari avrebbero potuto infastidirci in qualche modo. Credo di averlo reso fiero in più di un occasione risolvendo pacificamente accenni di risse che sarebbero potute scaturire in faide tranquillamente.
Josè Ruiz gestisce gli affari di Alonso Navarro, capo- zona di Las Casas e leader dei Los Tiburones, e in più di un'occasione gli ha salvato la vita. È un pilota esperto che si è fatto le ossa frequentando i sotto-distretti più temibili di Santurce. Ma, fondamentalmente, non è una brutta persona ma se non hai le idee chiare su quello che vuoi, si consiglia di stargli alla larga. Non ha la fama di essere molto paziente e accondiscendente. Ci siamo sfidati in più di un'occasione e non è per niente noioso affrontarlo, sa sempre come rendere le sfide interessanti. Le corse in questa parte del distretto sono le più innovative anche perché hanno intensione di distinguersi dal resto dei distretti per le curiosità delle gare. Quella di stasera ne è la dimostrazione. Josè parcheggia la sua auto poco lontano da noi e, come d'abitudine, viene ad accoglierci. Si avvicina a passo tranquillo con un sorrisetto sghembo sulle labbra e a poca distanza da me inizia a parlare.
"Torres, è sempre un piacere averti alle nostre gare. O dovrei chiamarti Toretto adesso?" chiede, spavaldo e ironico. A volte la sua ironia può essere confusa con l'arroganza, però poi, conoscendolo meglio, ti rendi conto che è solo un'idiota.
"Come ti pare, il mio nome non è mai cambiato però. Potresti usare quello, ad esempio!" rispondo con la sua stessa ironia. Il suo sorriso si allarga a dimostrazione che quella domanda era mirata a mettermi in soggezione.
"Adoro le donne con le palle. Peccato che potresti essere mia figlia." avvicinandosi per salutarci come si deve per poi raggiungere la folla di gente che si è formata, aspettando la fine di una corsa precedentemente iniziata.
Juan Rojas, amico di Paul, informatore per quanto riguarda le gare e giudice di stasera, ci chiama al suo cospetto non appena la corsa a cui abbiamo appena assistito si conclude. Ci spiega le modalità della corsa che sarà inaugurata proprio da noi. È stata pensata da poco e ancora nessuno ne ha testato la vivacità. Vivace si definisce una corsa che non ha niente di già visto con quelle precedenti e che è, quindi, non noioso parteciparci o assistervi. Ci viene detto che le strade non saranno chiuse ma che correremo nel traffico di Las Casas e che l'itinerario si modificherà automaticamente ogni cinquanta secondi, indicandoci il percorso alternativo che però sarà comunque lungo quattro miglia. Non è possibile seguire una strada diversa da quella indicata. Il navigatore, in caso di errore, ci concederà quindici secondi per tornare sul giusto percorso e se si impiega più tempo o l'avviso viene ignorato, si viene squalificati, compreso il compagno in attesa. Il GPS comunica in tempo reale la posizione di tutti e l'eventuale eliminazione di uno dei partecipanti per informare Juan sull'andamento della gara anche a una distanza notevole. I nostri smartphone vengono sincronizzati con il suo che ci mostra la mappa e l'aggiornamento di essa. Bisogna seguire il percorso indicato fino al raggiungimento del proprio, sconosciuto, compagno di squadra a cui sarà, poi, mostrato il percorso per tornare al via.
STAI LEGGENDO
Un amore a 200 all'ora.
FanficNon si vede spesso una ragazza andare in giro con le unghie sporche di grasso motore e chiavi inglesi nelle tasche posteriori degli shorts. Bhe, a casa mia non è una novità, anche se in famiglia, oltre a me, nessuno è interessato alle auto. E puntua...